Il lavoro domestico è storicamente visto come un’attività prettamente femminile, tanto che nel linguaggio comune si tende a declinare al femminile “le colf” e “le badanti”. Tuttavia, come sottolineato dall’Osservatorio sul lavoro domestico di DOMINA, negli ultimi anni è aumentata la componente maschile in questo settore, in particolare nelle province del Sud come, per esempio, Palermo e Messina, dove il 31% dei collaboratori familiari (Colf) sono uomini.
In Italia, i dati INPS certificano l’evoluzione del lavoro domestico maschile negli ultimi anni.
Il trend dei lavoratori domestici maschi risulta in declino costante dal 2014 al 2023; nel 2020, però, si registra un importante aumento, raggiungendo nel 2021 un’incidenza del 15,4% sul totale. L’andamento subisce nuovamente una diminuzione nel 2022, tornando ai livelli del 2014, e continua nel 2023.
Ma chi sono questi lavoratori? Dai dati dell’Osservatorio DOMINA sul lavoro domestico emerge come si tratti principalmente di addetti alle pulizie, giovani e stranieri. In numero assoluto sono oltre 95 mila i lavoratori domestici maschi presenti, ovvero il 11,4% dei domestici totali. Nel 75,5% dei casi di tratta di lavoratori stranieri.
Tra questi lavoratori domestici è prevalente la mansione di colf rispetto a quella di badante, dove invece le donne hanno un’incidenza maggiore. La retribuzione annua media è più bassa rispetto a quella delle lavoratrici femminili, probabilmente anche per la minore presenza di badanti, che svolgono più ore e quindi hanno una retribuzione maggiore.
Un ulteriore elemento di riflessione è dato dalla distribuzione per classe d’età. Secondo i dati INPS elaborati dall’Osservatorio DOMINA, l’età media dei lavoratori maschi è di 46,8 anni contro i 51,2 anni della componente femminile.
Ad essere particolarmente interessante è l’aspetto territoriale di questo fenomeno. L’incidenza maschile, mediamente dell’11,4% a livello nazionale, raggiunge il 22,9% in Sicilia, il 16,1% in Calabria e il 17,2% Campania. In quasi tutte le Regioni gli uomini sono impiegati prevalentemente come Colf; in controtendenza Sardegna, Basilicata e Molise, dove gli uomini svolgono prevalentemente mansioni di cura alla persona.
La prima provincia con la maggiore incidenza di domestici maschi è Palermo (27,7%), dove i domestici maschi sono più di 3 mila e rappresentano il 3,5% del totale dei lavoratori maschi. Principalmente questi lavoratori sono impiegati come Colf (82,5%). In questo caso si tratta nella maggior parte dei casi di addetti alla pulizia con cittadinanza straniera.
L’incidenza supera il 22% in altre 3 province del Sud: Messina (26,6%), Catania (22,4%) e Reggio Calabria (22,4%). In queste prime 4 province lavorano più di 7 mila addetti domestici, ovvero il 7,5% di tutti i lavoratori domestici maschi.
La mappa, che riporta l’incidenza percentuale dei lavoratori domestici maschi per provincia, evidenzia come in molte province del Sud, seppur con qualche eccezione, il fenomeno sia piuttosto significativo.
In molte altre province, invece, il lavoro domestico maschile è quasi inesistente: Rovigo, con solo 112 operatori maschi, è la provincia con l’incidenza più bassa di lavoro maschile nel settore domestico. Lo stesso ad Udine dove su oltre 9 mila lavoratori domestici solo 403 sono di genere maschile.
La presenza di Colf di genere maschile in queste province a bassa incidenza di lavoratori domestici “maschi” non è predominante. Sembra che sia presente meno personale maschile, ma più specializzato verso l’assistenza personale. Anche l’incidenza di stranieri tende a diminuire annullandosi quasi ad Oristano (6,3% lavoratori domestici maschi stranieri).