Sale a 10,9 milioni il totale delle posizioni in essere delle forme pensionistiche complementari alla fine di giugno 2024, il 2,3 per cento in più rispetto alla fine del 2023, secondo quanto riporta la Covip nella sua statistica sulla previdenza complementare nel I semestre. Considerate le posizioni di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, il totale degli iscritti sale a 9,790 milioni.

Nel dettaglio, nei fondi negoziali le posizioni sono cresciute di 141.400 unità (+3,5 per cento rispetto al dicembre 2023), per un totale complessivo di 4,159 milioni.
Nelle forme pensionistiche di mercato, si contano 62.100 posizioni in più nei fondi aperti (+3,2 per cento) e 35.500 in più nei PIP (+0,9 per cento); alla fine di giugno, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 2,012 milioni e 3,817 milioni.

Nel corso del primo semestre del 2024, fondi negoziali, fondi aperti e PIP hanno raccolto nel complesso 7,1 miliardi di euro, in crescita dell’8 per cento sul corrispondente periodo del 2023. L’incremento risulta più sostenuto per i fondi aperti (13,4 per cento).

Il totale delle risorse destinate alle prestazioni è di 233 miliardi di euro, il 3,9 per cento in più rispetto ai 224,4 miliardi di fine 2023. Circa metà dell’incremento è dipeso dall’aumento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 70,9 miliardi di euro nei fondi negoziali, aumentato del 4,5 per cento rispetto alla fine dell’anno precedente; si attesta a 34,8 miliardi nei fondi aperti e a 52,2 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 6,6 e il 4,5 per cento in più nel confronto con la fine del 2023.

Rendimenti in crescita

Continua l’andamento positivo dei risultati di gestione, con valori più elevati per le gestioni con una maggiore esposizione azionaria.
Per i comparti azionari si riscontrano rendimenti medi pari al 6,4 per cento nei fondi negoziali, al 7,3 nei fondi aperti e al 9,7 nei PIP. Nelle linee bilanciate i risultati sono in media pari al 3,1 per cento nei fondi negoziali, al 3,5 nei fondi aperti e al 4,5 nei PIP; rendimenti medi inferiori e, in alcuni casi, prossimi allo zero, si rilevano per i comparti obbligazionari e garantiti.

Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo che ai dieci anni da inizio 2014 a fine 2023 aggiunge anche i primi sei mesi del 2024, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4,5-5 per cento per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra il 2 e il 3 per cento. Le linee garantite e quelle obbligazionarie mostrano invece rendimenti medi in prevalenza inferiori all’1 per cento; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento medio
dell’1,8 per cento. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,3 per cento.

I comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Per ciascuna tipologia di linea di investimento, i fondi negoziali mostrano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano fondi aperti e PIP.