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Il datore risarcisce al lavoratore il danno morale, oltre che alla salute, per l’infarto da stress. Ciò perché dopo il triplice intervento di bypass l’ex dipendente è divenuto non idoneo a qualsiasi attività produttiva. Ed «è difficile negare» che il danneggiato dopo l’operazione al cuore abbia provato «sofferenze, paure e turbamenti», mentre l’inabilità assoluta pesa sulla sfera interiore oltre che sul piano relazionale: il lavoro, infatti, è «inseparabile dall’essere umano che lo presta». In questi termini si è espressa la Corte di cassazione nell’ordinanza numero 25191/2023, pubblicata il 24 agosto scorso dalla sezione lavoro.
Il datore risarcisce la colf caduta dalla scala mentre smontava le tende dell’appartamento. Non si può escludere la responsabilità del padrone di casa invertendo l’onere della prova. Spetta al datore, infatti, dimostrare che ha vietato alla domestica di svolgere l’attività in sua assenza e di aver comunque fornito alla lavoratrice uno scaleo in regola con le norme di sicurezza. E dunque di aver adottato tutte le cautele necessarie a evitare il danno: la responsabilità del datore è contrattuale e può scattare per fatti commissivi o comportamenti omissivi. Così la Cassazione nell’ordinanza 25217/23, pubblicata il 24 agosto dalla sezione lavoro.
La richiesta di risarcimento del danno presentata al datore di lavoro da una domestica che si è infortunata cadendo dalla scala mentre rimuoveva delle tende ha fornito alla Cassazione, sezione Lavoro, l’occasione per ricordare la ripartizione degli oneri probatori in materia di responsabilità datoriale conseguente alla violazione delle regole in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Nella vicenda, decisa con l’ordinanza 25217/2023 di ieri, la richiesta di risarcimento era stata respinta in entrambi i gradi di merito perché la lavoratrice avrebbe dovuto provare, oltre all’inadempimento datoriale, anche l’esistenza di un nesso di causalità tra l’inadempimento stesso e il danno alla salute subito.
Condizionatori, caldaie e case green. Le grandi partite europee legate agli immobili avanzano con lentezza. E, nonostante le previsioni di qualche mese fa ipotizzassero tempi molto più veloci, nessuna è arrivata a conclusione entro questa estate. Le trattative tra Parlamento, Paesi membri (con la presidenza di turno spagnola) e Commissione stanno faticando, su tutti i fronti oggi aperti, molto più del previsto. Così cresce, con il passare delle settimane, la possibilità che le diverse normative cambino molto rispetto alla versione iniziale.