Dall’ inviato speciale Ugo Ottavian

2023 …un’estate calda

Che sia il caldo, specie quello esagerato che sta caratterizzando questa estate 2023, a determinare le nostre considerazioni, o che siano alcune mal tollerate sbavature sociali a portarci a dire che bisognerà proprio cambiare registro, fatto sta che d’estate l’attenzione pubblica si sposta più spesso del solito sulla cronaca nera e sui fatti di sangue.

Anche se nelle quotidiane pagine dei giornali spesso troviamo il tentativo di qualche giustificazione di merito, i fatti di cronaca paiono di volta in volta abbassare il quoziente di sensibilità ed intelligenza che ci dovrebbero invece guidare nella vita di tutti i giorni.

Quegli idonei comportamenti di società nazionali in trasformazione, almeno quei comportamenti sociali vissuti in un’Europa che sino a tempi recenti, di anno in anno vieppiù si allargava; Quelle spinte a conoscere di più di chi  ci ha preceduto, per cui spesso si è parlato di una scuola nuova,  di una nuova era civile, di educazione e di conoscenze sovranazionali, voluti o meglio quasi imposti da una lungimirante dirigenza di questa Europa passata, tutta tesa a proporsi come una Comunità di nuovi contenuti, da imitare quasi. Dalla sua nascita avvenuta appena dopo la seconda guerra mondiale, e sino alla fine degli anni ’70 almeno, ha mirato a costruire un territorio dei popoli, uno spazio libero per crescere. Una luce che allora ha toccato l’Italia, facendola brillare almeno per un breve periodo. Quei tempi, quelle idee paiono ora posti sotto una luce più fioca, quasi quella di un declino imminente.

Forse per questo forse per altro, ma i fatti di cronaca nera sembrano ora allarmarci maggiormente.

Partiamo da lontano perché sembra che proprio il passato periodo della pandemia abbia fatto da spartiacque per far venire a galla un sacco di nuovi problemi sociali, che ci lasciano sbigottiti. Non che cose del genere nella storia, non siano sempre successe, ma sembrano ora inadeguati i mezzi ed i comportamenti che questa società sta mettendo in campo per cercare di risolverli.

Ed almeno qui, da noi, pare succedere che la società stia puntando l’indice verso tutto e tutti per trovare i colpevoli, con l’unico risultato che accusarsi a vicenda non risolve nulla.

La dura cronaca

L’estate scorsa, a Sesto San Giovanni un ragazzo di 13 anni ha prestato il suo monopattino elettrico ad un amico che cadendo ha sbattuto la testa sul selciato ed è morto.

La gente allora, i genitori soprattutto, quando accadono fatti del genere si pone domande angosciose. Pare però che le risposte sociali non siamo capaci di andare oltre al talk show.

E veniamo all’attualità, in Inghilterra un’infermiera di trentatre anni Lucy Letby, ha ucciso anziché accudirli, sette neonati mentre lavorava nella nursery del Countess of Chester Hospital. Ed un’ondata di sdegno ci ha presi a riflettere nuovamente sull’educazione che può aver ricevuto una simile persona. Il percorso della giustizia, che ha rimesso insieme i pezzi di una storia che pare iniziata addirittura nel 2016, è stato rapido.  Sembra che le daranno l’ergastolo.

E di volta in volta vien da chiedersi sul cosa sia socialmente cambiato per cercare di capire questi comportamenti, dove sia l’errore commesso nel passato. Cosa scatta nella testa di chi commette fatti del genere, soprattutto stupisce che sempre più frequentemente comportamenti così inumani maggiormente alberghino fra le giovani generazioni.

I risvolti di queste riflessioni hanno portato il vostro inviato speciale nel luogo in Italia: Genova, che pare più di altri veder crescere questi disagi, semplicemente per accendere un faro e cercare di capire cosa stia succedendo.

I fatti

Un fenomeno sopra gli altri quello delle Baby Gang che sta scombussolando il vivere civile dei territori del genovese, in specie quelli di Quinto, così come a Pegli. E’ stata devastata una palestra, si sono verificati pestaggi fra coetanei giovanissimi. Mercoledì scorso il “branco” lungo Corso Italia, si è scagliato contro un giovane prendendolo a sprangate.

Ragazzi fra i 12 anni e la maturità viaggiano sempre più spesso in gruppo, formano bande sgangherate senza altro scopo che mettere alla prova il proprio assurdo coraggio di infliggere danni a persone o cose. Il tutto per dimostrarsi forti, invincibili. Se glie lo chiedi nemmeno ti rispondono sul perché del loro agire, non ti spiegano perché portano in tasca un coltello, anche se per incitamento del capo o per emulazione dei compagni, sono disposti ad estrarlo ed usarlo contro qualcosa o qualcuno.

Il ruolo delle Agenzie Sociali

Sono saltati i freni?

Pare che ognuna delle Agenzie sociali che per dovere hanno il ruolo di occuparsi della crescita dei giovani, accampando le proprie giustificazioni si sia lavata la coscienza e quindi non accetti che ciò che accade, succeda sotto la loro responsabilità. E allora nella famiglia dove entrambe i genitori sono costretti entrambe a lavorare, ci si giustifica dicendo che non si riesce ad educare i figli a causa della costante assenza prodotta dal lavoro, reso obbligatorio per sostenere le esigenze sociali.

Mancano quindi il tempo e la presenza.

“E allora quello che il ragazzo non trova più nella famiglia – dice la psicoterapeuta Giovanna Capello del Centro Studi per la terapia di Coppia e del Singolo – viene cercato nel gruppo, che usa una “violenza protettiva” per difendersi dalla paura che gli incute il mondo esterno. A propria discolpa papà e mamma allora chiedono ad alta voce allora cosa fa la scuola?

Ah, si sa cosa fa la scuola! Quando incontra il “Bullo” di turno, anziché tenerlo a scuola per educarlo, per instradarlo verso un ruolo sociale positivo, questa istituzione lo “Sospende”.

Così tutte le insufficienze scolastiche ed emozionali  di quel ragazzo si consolideranno e lo porteranno stante la sua incultura anche verso sè stesso, ai margini del mondo, ove l’unica cosa a brillare sarà la lama del suo coltello.

Anche le istituzioni di controllo del territorio come Polizia e Carabinieri lanciano un allarme su questo preoccupante fenomeno indicando che non è questo un problema che può essere risolto con la sola repressione. Il dito ritorna ad essere puntato contro la famiglia, prima Agenzia sociale che dovrebbe farsi carico di queste responsabilità.

La più sconsolante considerazione finale sul fenomeno delle Baby Gang è quella di Maurizio Ferla, Generale Comandante la Legione Carabinieri Liguria, che dice: “Non delinquono per divertirsi o per noia, è probabilmente qualcosa di molto più profondo, come mancanze nella fase della formazione e dell’educazione.

Ma i danni chi li paga?

Riprendendo le parole della Dr.ssa Giovanna Capello, si ritorna ai mattoni con cui dovrebbe essere costruita la personalità sociale della gioventù e cioè il mondo adulto. Specie le ultime generazioni, di genitori, sostiene la psicoterapeuta, si sono votate all’eterna giovinezza, il loro stile di vita non è molto dissimile poi da quello dei loro figli.

Quali modelli di crescita possono ispirare adulti che paiono guidati dal proprio narcisismo, che anziché quali genitori indicano sè stessi come “Amici” dei loro figli, che vogliono cancellare la differenza generazionale?

Fatto sta che imitando l’uno o l’altro il “bullo” cresce e fa danni.

Qualche risvolto assicurativo

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