SCARDOVI (HOPE) ADERISCE ALL’INIZIATIVA PER IL RILANCIO DEL MERCATO FINANZIARIO
di Claudio Scardovi
In questa inedita campagna elettorale estiva si odono sirene fiscali di ogni genere – e un assordante silenzio rispetto al problema (e alla soluzione) chiave del Paese. L’Italia, dagli anni ‘60, ha sofferto (strutturalmente) e perso (conseguentemente) in competitività e attrattività, a causa dei pochi investimenti: nelle imprese (sotto capitalizzate – 500 miliardi di euro il gap secondo Banca d’Italia) e nelle città (immobiliare e infrastrutturale da rigenerare, in chiave digitale e verde – un miliardo di euro il gap stimato). Il Paese ha investito troppo poco e lo ha anche fatto male, con la crescita incontrollata del debito pubblico e lo sviluppo di un sistema bancario credito-centrico a danno del risparmio gestito e dei mercati di borsa troppo piccoli per supportare la crescita dell’economia reale. L’eccessivo debito ha incrinato l’equilibrio finanziario del Paese e ha indebolito l’impegno civico dei cittadini – basato sui valori e sull’amor di Patria, ma anche sul senso di «proprietà» del Paese.

La soluzione? Tanto semplice quanto potenzialmente e risolutiva: convogliare una quota rilevante del risparmio finanziario degli Italiani (5.000 miliardi) in investimenti «azionari» nell’economia reale del Paese (13.000 miliardi di asset investibili, tra pmi, real estate e infrastrutture). Rispetto all’attuale 5% dei risparmi re-investiti in Italia, una Grande riforma del risparmio gestito (Grrg) potrebbe condurci a ricapitalizzare il Paese fino a 1.000 miliardi – utilizzando parte delle nostre ricchezze finanziarie, oggi poco e male investite (2.000 miliardi su conti correnti e buoni postali infruttiferi, 600 milioni in Btp, pure soggetti alla tassa inflattiva, con il rimanente largamente gestito e «distratto» da asset manager esteri – che le reinvestono altrove!

Con l’attuazione di una Grrg, l’industria del risparmio gestito domestico, perseguendo un ambizioso «Piano cresci-pil», potrebbe condurre i cittadini ad investire (direttamente, o per il tramite delle Casse di previdenza, Fondi pensione e assicurazioni Vita – ramo 1° ma anche Unit linked) un 20% dei loro risparmi finanziari nell’equity di asset domestici: anti-inflattivi, oggi largamente sottovalutati e con prospettive di ritorno atteso a doppia cifra (il 15-25% la media storica del private equity europeo).

Questi asset dell’economia reale del Paese risultano per il 95% non quotati e indirizzabili unicamente con lo strumento del «productive equity» – la mia proposta di private equity sostenibile: con capitale evergreen, autogestito, con obiettivi Esg e da società benefit, accessibile agli investitori istituzionali e retail, con focus d’investimento multi-asset (le pmi), ma anche real estate e infrastrutture, a bassa leva e con quotazione su Borsa Italiana, da far crescere come strategia di valorizzazione ideale. Un Grrg potrebbe supportare la crescita e lo sviluppo degli investimenti sostenibili dei cittadini nell’economia reale e come veri «azionisti del Paese» – per cambiare il futuro dell’Italia. Potrebbe farlo senza generare deficit fiscali e ulteriore debito pubblico, ma anzi contribuendo a ridurli – con una crescita del gettito erariale proporzionale all’incremento ricorrente del 3-5% del pil da me stimato. La mia proposta per una Grrg realmente trasformativa per la prossima legislatura, estesa in chiave bipartisan e già condivisa con larga parte delle istituzioni finanziarie italiane, oltre che con molte associazioni di settore (primario, secondario e terziario – quali rappresentanti datoriali e dei lavoratori ed anche come potenziali investitori nell’economia reale del Paese, con le loro casse e fondi pensione) verte, per brevità, su tre punti: più rendimento atteso; minore rischio; più inclusione e accessibilità.

Più rendimento atteso. L’attuale legislazione sui Pir Alternative offre già un’interessante detassazione del reddito riferito agli investimenti auspicati, a beneficio delle famiglie e delle casse di previdenza, fondi pensione e compagnie assicurative (spesso ignari dell’esistenza di tale agevolazione). Tuttavia, tale opportunità rimane ad oggi teorica: larga parte delle istituzioni finanziarie del Paese si dichiara incapace o non desiderosa (per motivi IT e implicazioni regolamentari e di compliance) di gestire tali prodotti in qualità di sostituto d’imposta. Assegnare tale ruolo ai gestori crea peraltro situazioni di trust a danno dell’investitore finale. Le difficoltà vengono poi a comporsi nel caso di Pir Alternative quotati in borsa che siano istituzionali e retail, autogestiti e multi-asset – secondo lo schema ideale del «capitale produttivo» proposto. Una Grrg deve indirizzare questi «fallimenti di mercato» con soluzioni di sistema e a costo zero, valorizzando il potenziale ruolo super partes e abilitante di Mef, Cdp e Borsa Italiana.

Minore rischio. L’attuale Legislazione sui Pir Alternative prevede una copertura delle perdite potenziali fino a un 10% e per il tramite della detraibilità dalle tasse future. Una Grrg deve piuttosto indirizzare le dimensioni di rischio dei fondi d’investimento di «capitale produttivo» in modo più deciso e convincente. Numeri alla mano, investire nell’economia reale del Paese risulta un’ottima strategia contro l’inflazione (attesa come ricorrente) e con l’aspettativa, nel lungo periodo, di ritorni elevati. Investire attraverso fondi multi-asset (sia in pmi che in reale estate e infrastrutture) aumenta poi l’effetto diversificazione, riducendo ulteriormente il rischio. Infine, disporre di fondi d’investimento Pir Alternative quotati e con il supporto di banche broker-dealer ne aumenta l’interesse e l’accessibilità, riducendone il rischio di reinvestimento e quello di illiquidità (e conseguente premio). Il Mef potrebbe offrire, a proposito, garanzie assicurative simili alla Gacs (Garanzia assicurativa crediti in sofferenza) a condizioni di mercato, riducendo il rischio di perdita massima per scenari avversi. A fronte di una strutturazione per diverse tranche di rischio, Cdp (utilizzando il Patrimonio Dedicato?) potrebbe poi sottoscrivere quelle più rischiose, sempre a condizioni di mercato e supportando l’avvio di iniziative particolarmente innovative e meritevoli – tese a completare e a trasformare il mercato nell’ottica degli investimenti privati (a complemento del Pnrr) istituzionali e retail e per la sostenibilità del Paese – selezionate anche attraverso il rating di autorevoli advisor domestici, quali ad esempio Prometeia e Cerved. Una garanzia «hic et nunc» sulle perdite massime potenziali funzionerebbe meglio di altre forme di garanzia «a babbo morto», permettendo allo Stato di poter realizzare un profitto, se la Gapc (Garanzia assicurativa sul capitale produttivo) è sottoscritta e poi in parte riassicurata a prezzi di mercato.

Più inclusione e accessibilità. Più rendimento atteso e minore rischio non sono tuttavia sufficienti se l’opportunità, per gli istituzionali e le famiglie Italiane, di investire e divenire «azionisti del Paese», risulta poi castrata dalla non-inclusività di procedure e regolamentazioni superate dai tempi – e certamente non in linea con le esigenze reali del Paese. Un’azione strutturale di informazione-formazione finanziaria e sui criteri Esg (da realizzarsi a partire dalle scuole elementari) dovrebbe quindi essere accompagnata dallo sviluppo di criteri di accessibilità regolamentare più ragionevoli e lungimiranti. Non può esistere alcuna Grrg di successo se l’interpretazione delle regole della Mifid 2 porta a definire una clientela target per queste forme d’investimento pari ad appena il 2-4% del totale. Con questa cultura – scarsamente civica, oltre che finanziaria – e con queste regole – dal dubbio senso economico, oltre che prudenziale – non solo non potrà realizzarsi la ricapitalizzazione del Paese con capitale produttivo ma verrà minata l’accessibilità degli investimenti in capitale produttivo e lo sviluppo di un modello di capitalismo per tutti (donne e giovani comprese) che vuole «fare l’Italia», e al contempo gli Italiani. Quali leader politici – idealmente in chiave bipartisan – sapranno raccogliere la sfida della Grrg? (riproduzione riservata)

*fondatore e ceo di Hope Sicaf
Fonte: logo_mf