I DATI DEL RAPPORTO ANNUALE INAIL. MENO INFORTUNI, MA LA PANDEMIA HA AUMENTATO I DECESSI
Il personale sanitario assunto dall’Inail per contrastare la pandemia lavora senza tutele contro il rischio di contagio da Covid. «Sebbene possa apparire paradossale» (sono parole non nostre, ma del ministro del lavoro, Andrea Orlando), è questa la realtà perché non c’è alcuna norma, nonostante tanti decreti con le misure anti-Covid, a disporre l’obbligatorietà di un paracadute assicurativo a un esercito di oltre 3 milioni di sanitari tra medici di base, medici professionisti e infermieri che, da lavoratori autonomi, stanno affrontando in prima linea la battaglia contro il virus. È quanto si apprende dalla Relazione 2020 dell’Inail, illustrata dal presidente, Franco Bettori, a Palazzo Montecitorio, che ha chiesto, tra l’altro, di risolvere la peculiare anomalia, cosa che potrebbe avvenire nei prossimi mesi con l’estensione dell’obbligo di assicurazione (è una delle priorità indicate sempre dal ministro Orlando).
Anno di pandemia. La relazione riguarda lo scorso anno, l’anno di insorgenza della pandemia Covid, che, come in ogni altro settore economico, anche per l’Inail è stata parecchio influente. Il condizionamento ha toccato due aspetti dell’andamento infortunistico. Da un lato ha comportato la riduzione dell’esposizione al rischio per gli eventi c.d. «tradizionali» (in fabbrica, negli uffici) e per quelli in itinere, cosa da aspettarsi naturalmente per via del lockdown e del rallentamento delle attività produttive. Dall’altro ha generato una specifica categoria di infortuni: il contagio da Covid. In sintesi, rispetto all’anno precedente, il 2019, si è registrato un consistente calo degli infortuni e delle malattie professionali e un notevole incremento dei casi mortali.
I dati su infortuni e malattie. I casi mortali denunciati all’Inail, in particolare, sono stati 1.538, con un incremento del 27,6% rispetto ai 1.205 del 2019 che deriva soprattutto dai decessi da Covid, i quali rappresentano oltre un terzo del totale delle morti. Gli infortuni mortali per cui è stata accertata la causa lavorativa sono 799 (+13,3% rispetto ai 705 dell’anno 2019), dei quali 261, circa un terzo del totale, occorsi «fuori dell’azienda» (ci sono ancora 93 casi in istruttoria). Gli incidenti plurimi, che hanno comportato la morte contemporanea di almeno due lavoratori, sono stati 14, per un totale di 29 decessi. Nell’anno 2020 sono state registrate poco più di 571 mila denunce di infortunio (-11,4% rispetto al 2019), un quarto delle quali relative a contagi da Covid di origine professionale. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 375.238 (-9,7% rispetto al 2019), di cui 48.660, pari al 12,97%, avvenuti «fuori dell’azienda», ovvero con «mezzo di trasporto» o «in itinere», nel tragitto di andata/ritorno tra casa e luogo di lavoro. Un effetto Covid, oltre che su casi mortali e infortuni, si registra anche sulle patologie denunciate all’Inail che in un anno sono diminuite del 26,6% rispetto al 2019. In tutto sono state 45mila. Di queste è stata riconosciuta la causa professionale al 35,34% dei casi, mentre il 3,33% è ancora in istruttoria. Le denunce riguardano le patologie e non i soggetti ammalati, che sono circa 31.400, di cui il 38,06% per causa professionale riconosciuta dall’Inail.
Le prestazioni sanitarie. Ma l’Inail non è soltanto assistenza economica: eroga anche prestazioni sanitarie. Nel 2020, ne ha erogate 6,4 milioni a sostegno dei lavoratori. L’86% degli interventi sono stati richiesti a seguito d’infortuni, il resto per malattia professionale. Le prestazioni di «prime cure» effettuate presso i 120 ambulatori dell’Inail sono state, nel complesso, oltre 470mila. Quelle riabilitative, erogate dal «Centro protesi di Vigorso di Budrio», con le filiali di Roma e Lamezia Terme, dal «Centro di riabilitazione motoria di Volterra» e dagli 11 centri di fisiochinesiterapia attivi in cinque regioni ammontano, in totale, a 134.951. Il centro protesi e le sue filiali, in particolare, hanno erogato complessivamente 6.020 prestazioni di assistenza protesica a favore di 4.028 assistiti: 2.745 infortunati sul lavoro e 1.283 tra assistiti dal servizio sanitario nazionale (Ssn) e privati. A queste si aggiungono 11.054 prestazioni per la fornitura di ausili per la cura e per l’igiene personale, per l’informatica, per la mobilità e la domotica, che hanno interessato 6.499 assistiti. Ed anche qui c’è l’influenza del Covid: tra gli interventi ci sono anche quelli per esigenze terapeutiche post Covid, riguardanti l’aspetto respiratorio, cardiologico, muscolare e neurologico. Infine, è proseguita la stabilizzazione delle prestazioni alle vittime d’amianto: al 31 dicembre 2020 ci sono 670.287 rendite in gestione per inabilità permanente e ai superstiti (-3,17% rispetto all’anno 2019); le rendite di nuova costituzione sono circa 12.300.
Gli impegni futuri. Dopo il Covid, nulla sarà come prima. Il detto, ripetuto da mesi, vale sicuramente per l’Inail. La pandemia, infatti, ha rafforzato il ruolo dell’istituto nel panorama del welfare, con funzioni rilevanti anche nel contesto europeo (a proposito della ridefinizione dell’economia). Diverse le misure in programma; due le principali: ampliamento delle tutele a favore delle categorie professionali escluse, quelle dei medici e degli infermieri che, proprio in tempi di Covid, sono state le categorie maggiormente esposte al rischio per l’essersi ritrovate in prima linea a contrastare la pandemia. In secondo luogo, il miglioramento delle prestazioni economiche per gli infortunati.
Presto l’obbligo assicurativo per i medici. La questione dell’esclusione dalle tutele Inail di medici di famiglia e liberi professionisti c’è da anni, ma è stata la pandemia a riproporla prepotentemente. Oltre a queste categorie, ci sono anche forze armate e di polizia, vigili del fuoco, liberi professionisti, commercianti titolari di impresa individuale, volontari della protezione civile e croce rossa: non possono beneficiare della copertura assicurativa Inail e delle conseguenti prestazioni economiche, socio-sanitarie, riabilitative e di reinserimento. Per l’Inail è divenuto ormai inevitabile l’estensione della tutela agli oltre tre milioni di lavoratori che non ne hanno ancora diritto e così superare quella tipica “frammentarietà” di tutele vigente, nell’ottica di garantire l’universalità delle tutele. Inoltre, in attesa della rivisitazione complessiva del «Testo Unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali» (dpr n. 1124/1965), ritenuto non più adeguato rispetto alle profonde trasformazioni che hanno interessato il sistema produttivo, il mondo del lavoro e l’intera società civile, l’Inail si impegna a impiegare ogni sforzo per promuovere gli adeguamenti normativi necessari a garantire una maggiore uniformità di tutele, a partire anche da insegnanti e studenti, per ampliarne l’ambito attuale che risulta insufficiente e disorganico e per “proteggere” così tutte le attività svolte “a scuola”. Così è stato, per esempio, con i recenti interventi normativi (dlgs n. 36/2021 e dl n. 73/2021, cd Decreto Sostegni-bis) che hanno introdotto nuove e più ampie tutele a favore dei lavoratori sportivi e dei lavoratori dello spettacolo, definendo un sistema di welfare che tiene conto delle caratteristiche delle attività di questi settori e delle specificità delle relative prestazioni.
Stop alla franchigia. La seconda richiesta di riforma dell’Inail è il miglioramento delle prestazioni economiche. Alla luce di una nuova composizione degli infortuni sul lavoro, caratterizzata dall’aumento di quelli con menomazioni più lievi rispetto a quelli più gravi, nonché dall’insorgenza di nuovi tipi dai casi di contagio da Covid, l’Inail vede come fondamentale garantire un indennizzo per i danni all’integrità psico-fisica del lavoratore a seguito di incidenti sul lavoro e malattie professionali anche con una invalidità inferiore al 6% (oggi, invece, fino a tale grado non c’è indennizzo): raggiungere l’obiettivo della completa eliminazione della franchigia sarebbe un atto di grande civiltà e permetterebbe di dare adeguata tutela a un numero significativo di casi denunciati ogni anno all’Inail.
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