OLTRE AI 694 MLN GIÀ DISTRIBUITI, PER FINE ANNO LA BANCA VUOLE REMUNERARE ANCORA I SOCI
di Luca Gualtieri
Se a ottobre le banche europee torneranno ad avere le mani libere nella distribuzione dei dividendi, Intesa Sanpaolo intende premiare i propri azionisti. Oltre ai 694 milioni di cedole cash già staccate a maggio, il gruppo guidato da Carlo Messina prevede infatti di distribuire entro la fine dell’anno ulteriori 1,93 miliardi relativi al 2020 e 1,4 miliardi come acconto sul 2021. «È una nostra priorità pagare dividendi cash. E penso sia anche un dovere sociale», ha dichiarato ieri Messina presentando i risultati semestrali. «Inoltre», ha aggiunto il banchiere, «abbiamo un numero significativo di azionisti retail che ritengono i dividendi cash importanti». Quanto allo strumento del buyback, a cui diverse società hanno fatto ricorso, «è una cosa non esclusa per il futuro e nel prossimo piano impresa ne sarà contemplata anche la possibilità», ha chiosato Messina. E ancora: «Dal 2014, senza considerare le distribuzioni previste per questo autunno, abbiamo distribuito ai nostri azionisti dividendi per un totale di 15 miliardi. Di questi oltre 3 miliardi sono andati alle fondazioni azioniste». Venendo ai risultati finanziari, la banca ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 3,02 miliardi, in crescita del 17,8% rispetto ai 2,6 miliardi dello stesso periodo del 2020. Solo nel secondo trimestre l’ultima riga del conto economico si è attestata a 1,51 miliardi, in crescita rispetto a 1,41 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. Alla luce di questi numeri alla fine di quest’anno la banca si attende un utile netto minimo di 4 miliardi. «Nel primo semestre abbiamo un utile eccellente: per Intesa si tratta del miglior risultato netto del primo semestre dal 2008, dopo anni di crescita continua», ha commentato Messina. Le rettifiche di valore nette su crediti si sono invece attestate a un miliardo e includono lo stanziamento di circa 200 milioni riguardante specifici portafogli per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati, rispetto ai 2,1 miliardi del primo semestre 2020. Intesa ha peraltro ridotto gli npe di circa 46 miliardi dal picco di settembre 2015, superando in anticipo l’obiettivo del piano di impresa. Quanto alle prossime mosse della banca, Messina ha anticipato che nel nuovo piano industriale atteso per febbraio il gruppo farà «grandi investimenti in tutte le divisioni della banca con una forte spinta sull’innovazione digitale e sulle tematiche Esg». Escluse invece altre operazioni straordinarie dopo quella su Ubi: «Abbiamo fatto la mossa giusta nel momento giusto, ma il gioco si è concluso qua. Non vediamo altre possibilità in Italia di fusioni e acquisizioni». Quanto all’operazione Unicredit/Mps il giudizio è positivo: «in una fase come questa tutto quello che può stabilizzare il sistema e consentire all’Italia di lavorare sulla crescita è un valore», ha commentato Messina ricordando che da parte di Intesa Sanpaolo non ci sarà nessuna forma di ostruzione. Il banchiere ha però puntualizzato che «nelle operazioni come quella tra Unicredit e Mps è molto importante che venga tutelata l’occupazione». (riproduzione riservata)
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