di Elisa Piazza
A pochi mesi dalla presentazione del nuovo piano industriale, le Generali dispongono di quasi un miliardo per eventuali operazioni di m&a da eseguire entro fine anno. Mentre la compagnia consegna al mercato una semestrale solida, con utile netto raddoppiato e premi e risultato operativo in crescita, sullo sfondo resta il tema della governance con il cda in scadenza la prossima primavera e alcuni grandi soci irrequieti. Class-Cnbc ha approfondito i principali temi con il group ceo, Philippe Donnet.
Domanda. Utile raddoppiato a 1,54 miliardi, solvency ratio in miglioramento al 231% e un total shareholder return superiore ai competitor. Un bel biglietto da visita…
Risposta. Siamo molto soddisfatti di questi risultati, eccellenti su tutti i fronti: dal punto di vista della crescita della top line e dei premi, e sul fronte di redditività e solidità patrimoniale, anche a confronto con i peer. È il risultato del lavoro iniziato cinque anni fa.
D. Come vedete l’evoluzione dei diversi rami, dove vi attendete risultati migliori e su quali, invece, dovete ancora lavorare?
R. Da molto tempo non vedevamo una crescita dei premi simile, sia nel ramo Vita sia nel Danni. Merito del lavoro che abbiamo fatto con le nostre reti distributive per proporre ai clienti prodotti e soluzioni personalizzate. Per quanto riguarda l’asset management, quello che vediamo oggi è il risultato della nostra strategia fondata sulla piattaforma multi boutique. Tutti le componenti di business vanno bene, anche il wealth management con Banca Generali. Anche dal punto di vista geografico tutti i Paesi e tutte le Business Unit hanno una performance molto positiva.
D. Risultati che non erano per nulla scontati, considerato il contesto in cui sono maturati…
R. Non possiamo certo dimenticare che abbiamo attraversato un periodo molto difficile per il settore assicurativo e purtroppo questa crisi sanitaria non sembra essere ancora finita. Nonostante tutto, abbiamo fatto molto bene. Mi piace confrontare questa crisi con quella del 2008: allora le Generali ne erano uscite indebolite. Questa volta, invece, è successo il contrario: siamo usciti rafforzati dalla crisi sanitaria, grazie all’implementazione di due piani che hanno portato a un rafforzamento del gruppo.
D. Avete ancora risorse importanti per operazioni straordinarie. Quali sono i mercati e i settori a cui guardate con più interesse?
R. Diamo priorità a opportunità di crescita nel settore assicurativo, in particolare nel ramo Danni, in Paesi dove siamo già presenti. Come con Cattolica: abbiamo comprato un portafoglio Danni importante, che ci consente di essere leader in Italia anche in quel mercato. Stiamo cercando opportunità simili in altri Paesi europei. Sull’asset management guardiamo anche all’Asia e agli Stati Uniti. Guardiamo con interesse a possibili operazioni straordinarie ma senza trascurare la disciplina strategica e finanziaria. Siamo molto selettivi. Abbiamo ancora 5 mesi per trovare opportunità di investire quegli 800-900 milioni che abbiamo da destinare a operazione d’M&A.
D. È esclusa l’ipotesi di vendere asset del gruppo? Penso alle voci su Banca Generali.
R. Non ci sono operazioni di questo tipo sul tavolo.
D. Siete entrati nell’ultimo anno di piano industriale. Vi siete posti come obiettivo un tasso di crescita annuale composto dell’utile per azione tra 6 e 8%. Risultato raggiungibile?
R. L’anno scorso abbiamo confermato tutti i target del piano strategico e dopo questa semestrale saremo sicuramente in grado di raggiungere tutti gli obiettivi del piano entro la fine dell’anno.
D. Il suo mandato e quello del cda scadranno in primavera. Oggi la conferma che avete avviato la procedura per definire una lista espressione del board…
R. Ieri il Consiglio ha in effetti deciso di avviare le attività preparatorie per sottoporre un’eventuale lista al prossimo appuntamento del 27 settembre.
D. Infine, sulla ripresa dell’economia c’è l’incognita della variante Delta. Quanto siete preoccupati? Chiederete il green pass ai vostri lavoratori per tornare in ufficio? Penso a quello che sta succedendo negli Stati Uniti, con Google e Facebook che hanno deciso di consentire il ritorno in ufficio solo ai lavoratori vaccinati.
R. Riponiamo fiducia nella capacità del nostro Paese e dell’Europa di fronteggiare la sfida sanitaria, perché la politica vaccinale è quella giusta e necessaria. Siamo molto fiduciosi anche sulla ripresa economica che sta prendendo piede in Europa. Detto questo, seguiremo le scelte che verranno prese a livello legislativo per proteggere al massimo la salute dei nostri dipendenti. Ora stiamo lavorando al 90% in smart working ma vogliamo tornare a una situazione più bilanciata tra lavoro in ufficio e da remoto. (riproduzione riservata)
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