di Marco Capponi
Semestre più che positivo per gli intermediari associati ad Assoreti, con il portafoglio dei clienti dei consulenti finanziari che ha raggiunto la valorizzazione record di 744,9 miliardi. Una crescita su base annua pari al 17,6% e un incremento del 4,2% rispetto alle valorizzazioni di fine marzo. Sul totale del patrimonio, l’84,5% è rappresentato da strumenti finanziari, gestioni patrimoniali e prodotti assicurativi e previdenziali, per un valore di 629,3 miliardi. La componente principale, a conferma del periodo particolarmente positivo per l’intera industria, è quella del risparmio gestito, che raggiunge i 525,2 miliardi, pari a oltre il 70% del portafoglio complessivo. Gli strumenti finanziari amministrati, a quota 104,1 miliardi, corrispondono al 14% del totale, mentre la liquidità si attesta a 115,5 miliardi, il 15,5%: ancora più importante, la componente liquida ritorna ai livelli pre-pandemici, segnando un’inversione di marcia rispetto all’anno del Covid, quando molti risparmiatori avevano scelto di tutelarsi dal rischio delle fluttuazioni dei mercati lasciando il contante parcheggiato nei conti.
Guardando nel dettaglio al risparmio gestito, la valorizzazione degli organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr) sottoscritti individualmente raggiunge i 243,3 miliardi, un terzo del portafoglio complessivo, con una significativa incidenza delle gestioni collettive aperte domiciliate all’estero: 215,2 miliardi, il 28,9% del totale. Per quanto riguarda le gestioni individuali, la loro quota patrimoniale si attesta 80 miliardi (10,7%), grazie soprattutto alle gestioni patrimoniali in fondi (gpf) che salgono al 5,1% a quota 37,9 miliardi. Stabili a 42,1 miliardi le gestioni patrimoniali in titoli (gpm). Le unit linked hanno poi raggiunto i 104,1 miliardi, mentre 34,6 sono quelli dei prodotti multi-ramo. Nell’ambito del risparmio amministrato, la componente dei titoli sale a 104,1 miliardi, rappresentativi del 14% del patrimonio totale. La componente azionaria, nettamente prevalente, ammonta a 44,6 miliardi. Seguono i titoli di debito pubblici (18,3) e corporate (17,7).
«I risultati raggiunti», ha commentato Paolo Molesini, presidente dell’associazione di categoria, «confermano l’importanza del ruolo assunto dalle reti nella crescita della ricchezza finanziaria degli italiani». Dopo i difficili mesi della pandemia, ha aggiunto, «oggi i clienti delle associate vedono gli effetti della pianificazione e diversificazione degli investimenti: un processo che non si è mai interrotto, anche quando sarebbe potuto sembrare più semplice proteggere i propri risparmi mantenendoli liquidi».
Guardando alle singole società associate, a fine giugno si segnalano Intesa Sanpaolo Private Banking, con consistenze a 143,2 miliardi, oltre 80 dei quali attribuibili al gestito, e Fideuram-Intesa Sanpaolo Private Banking, a quota 113,6 miliardi con il gestito sopra i 91. Tra gli altri player rilevanti, Banca Mediolanum sfonda il tetto dei 91 miliardi, Fineco è a 89, Banca Generali a 79, Allianz Bank Financial Advisor sopra i 60 e Azimut Capital Management a 49. (riproduzione riservata)
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