Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
La rischiosità del credito resta alta ma gestibile e soprattutto non paragonabile ai picchi della crisi di otto anni fa. Infatti, l’emergenza da coronavirus fermerà il trend in miglioramento e porterà effetti negativi sui tassi di deterioramento dei crediti vantati dalle banche nei confronti delle società non finanziarie italiane, ma nonostante ciò non ci saranno le percentuali del 2012, anche grazie ai diversi interventi adottati da Autorità e sistema bancario stesso (ossia le diverse moratorie e i sostegni alla liquidità).
La stima arriva dall’Outlook di Abi e Cerved sui crediti deteriorati (Npl, non performing loans) delle imprese italiane. In particolare il report analizza il tasso di deterioramento (o di default) del credito, cioè il rapporto fra il numero delle posizioni creditizie che in un anno si deteriorano e lo stock di crediti non in default nel periodo precedente. Per default, inoltre, si intende un concetto più ampio di quello di sofferenza, in quanto tiene conto anche di alcune fasi di difficoltà del debitore meno gravi: i crediti deteriorati vengono classificati anche come scaduti e inadempienze probabili.
L’installazione di impianti di video sorveglianza, bussole anti transito, casseforti ad apertura programmata ed impianti di tele allarme, non sono misure sufficienti a garantire l’incolumità del personale in zone ad alta pericolosità. Di conseguenza, il datore di lavoro è responsabile, ai sensi dell’art. 2087 cod. civ., per i danni alla salute derivanti al personale a seguito di interventi plurimi di rapina. È dunque onere del datore di lavoro dimostrare di avere fatto tutto il possibile per evitare il danno, attraverso l’adozione di cautele previste in via generale e specifica dalle norme antinfortunistiche. A stabilirlo è la Corte di cassazione con la sentenza n. 15105 del 15 luglio 2020.
Con l’emergenza sanitaria è nata per molti l’esigenza di trovare modi di spostarsi alternativi in città rispetto ai mezzi pubblici, la cui capienza è stata ridotta dalle norme anti-coronavirus e dove comunque non è sempre facile evitare i contatti, e alla macchina che può rivelarsi scomoda per il traffico. Un trend, questo, spinto anche dal bonus mobilità stanziato con il decreto Rilancio che consentirà di ottenere un rimborso pari al 60% della spesa sostenuta per chi acquista biciclette, anche a pedalata assistita, e mezzi elettrici come monopattini, hoverboard e segway. In questo scenario è bene sapere che ci sono diverse compagnie che propongono assicurazioni dedicate a veicoli come le biciclette e i monopattini elettrici, che tutelano sia in caso di furto sia di incidenti e infortuni.
Cresce la mobilità con bici e mezzi elettrici. Da una ricerca sugli acquisti di legati alla mobilità sostenibile effettuati su eBay emerge che nei primi 7 mesi del 2020 i veicoli di mobilità elettrica hanno registrato, rispetto allo stesso periodo del 2019, un incremento dell’88%; l’aumento è cresciuto significativamente (del 220%) nella settimana del 25 maggio, in concomitanza con un ulteriore allentamento delle restrizioni del lockdown. I più apprezzati sono i monopattini, che rispetto all’anno scorso vedono un aumento di vendite sul marketplace del 270%: di questi, i più ricercati e acquistati sono le versioni elettriche (+235%), seguono le bici normali (+88,71%), i rollerblade e i pattini (+114%).
Sono quasi 830 mila i posti di lavoro messi a rischio dalla pandemia. E a occuparli sono persone a basso reddito, con entrate mensili che si aggirano sui 900 euro. Non solo mal pagati, e in difficoltà ad arrivare alla fine del mese, ma anche sotto la spada di Damocle della disoccupazione. Secondo il focus Censis-Confcooperative, «Covid-19, da acrobati della povertà a nuovi poveri. Ecco la nuova frattura sociale» a correre i maggiori rischi di perdere il lavoro sono 138 mila lavoratori temporanei con contratto a termine in scadenza fra marzo e ottobre e con un reddito imponibile mensile di 962 euro; 264 mila dipendenti in società di capitali a rischio in un settore a rischio e con un reddito mensile di 1.099 euro; 426 mila dipendenti di ditte individuali in settori a rischio e con un reddito di 831 euro. In totale, l’area dei più esposti al rischio disoccupazione è pari a 828mila lavoratori; in media, il loro reddito mensile si aggira intorno ai 900 euro. La crisi colpisce però a più ampio spettro, coinvolgendo in generale working poor e lavoratori irregolari, 6,1 milioni di individui il cui lavoro è stato messo a dura prova da quella che il rapporto definisce lockdown economy.
In Alto Adige e in Trentino 400 euro al mese per ogni figlio per i primi tre anni. E una rete di aiuti, dalla casa al lavoro fino al tempo libero.
Nove famiglie su 10 a Bolzano possono contare su qualche forma di agevolazione.
Anche in Italia esiste una terra dove i bambini non fanno paura. Avere ancora il coraggio di mettere un figlio al mondo costa, ma capire perché Alto Adige e Trentino resistono al crollo delle nascite non è solo una questione di soldi. Permette invece di scoprire una realtà che la politica dei tweet preferisce ignorare: in una società avanzata il segreto della vita si nasconde in un insieme complesso e in costante evoluzione di misure a sostegno della famiglia. Il modello è quello scandinavo: si invita qualcuno solo dove si sta bene. Applicato da anni nelle due province autonome, funziona. A certificarlo è I’Istat.
- Se le culle restano vuote Italia a picco
Oltre 800 mila neonati in meno negli ultimi cinque anni, gli immigrati non bastano più a colmare il gap. E il Covid peggiorerà la situazione. La denatalità è già il primo problema economico del Paese. Il Mezzogiorno perderà 5 milioni di residenti e sarà ridotto a un’espressione geografica. Il governo prova a intervenire con gli aiuti del Family Act
- California. Incendi nella Valle delle Ciliegie: ottomila sfollati in alberghi e scuole
Oltre al coronavirus, il fuoco: California devastata dagli incendi, con l’area a est di Los Angeles divorata dalle fiamme fuori controllo, nello Stato diventato il nuovo epicentro della pandemia in America con mezzo milione di contagi. Sono almeno 8 mila le persone a cui è stato ordinato di evacuare la Cherry Valley, colpita da un’ondata di calore con temperature oltre i 40 gradi e da una lunga siccità. I venti molto forti alimentano da venerdì un maxi rogo che ancora non è stato domato dai vigili del fuoco e dai tanti volontari all’opera. Oltre 300 i pompieri in azione. Le fiamme finora hanno bruciato oltre 60 km quadrati ettari di terreno, le persone strappate alle loro case vengono sistemate in rifugi, alberghi, scuole. Un’operazione complessa quella del soccorso alle famiglie, che deve tenere conto dei protocolli legati all’emergenza Covid-19 e alle restrizioni in vigore nello Stato, con test (ove possibile), controllo della temperatura, mascherine e distanziamento. Il timore è che la situazione possa trasformarsi in un ulteriore momento di diffusione dei contagi del virus che ha già duramente colpito la zona.
- Solo per il 28% di partite Iva l’attività sarà come prima
Mentre la maggioranza degli italiani si dice favorevole al Mes, l’emergenza lavoro non è affatto terminata e le conseguenze del Covid si percepiscono su tutte le categorie di occupati, dipendenti privati e partite Iva, che stanno subendo una forte diminuzione di reddito e sono sempre più preoccupati e sfiduciati verso il futuro. Ma ci sono differenze perché – come evidenzia l’indagine dell’istituto Noto Sondaggi – la crisi nell’immediato sta colpendo maggiormente lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e liberi professionisti, anche per il fatto che se per i dipendenti c’è l’utilizzo della cassa integrazione, per gli autonomi non sono previste forme di assistenza durature al reddito.
- Casse, pensione e lavoro al test di compatibilità
Quando si avvicina il traguardo della pensione, i lavoratori (sia dipendenti, sia liberi professionisti) si chiedono se possa essere possibile cumulare la pensione con l’attività lavorativa. Il dubbio è lecito, e non solo in quanto la pensione anticipata in Quota 100 all’interno delle gestioni Inps prevede delle clausole di incumulabilità con redditi derivanti da attività lavorative. Infatti, anche per i professionisti iscritti alle Casse di previdenza ordinistiche che arrivano al sudato traguardo pensionistico non sempre è possibile proseguire la propria attività.
- Infortuni, la colpa del datore va provata
Per accertare la responsabilità del datore in materia di infortuni sul lavoro, il lavoratore deve dimostrare l’esistenza del danno, la nocività dell’ambiente di lavoro e il nesso causale esistente fra questi due elementi. Il datore invece deve dimostrare di aver adottato tutte le cautele necessarie a impedire il verificarsi dell’evento dannoso. Così la Cassazione, con la sentenza 11546 del 15 giugno 2020, ha ribadito un principio fondamentale sulla portata effettiva dell’articolo 2087 del Codice civile. Alcune riflessioni possono essere applicate anche alla tutela della salute dei lavoratori, nell’ambito della prevenzione dei contagi da Covid-19.
- Più sicure le misure di prevenzione senza discrezionalità
In forza dell’articolo 28, comma 2, del Dlgs 81/2008, il documento di valutazione dei rischi (Dvr), oltre all’analisi del rischio coronavirus, deve individuare le misure di prevenzione e protezione adottate contro questo rischio. Le fonti normative di tali misure possono essere di due ordini: e misure tipizzate o nominate; le misure “atipiche” o “innominate”. Queste ultime, a differenza delle prime, non sono previste da specifiche disposizioni, ma sono desumibili dall’obbligo generale previsto dall’articolo 2087 del Codice civile (Cassazione, 8911/2019). Anche sul fronte di un rischio come il Covid-19, è rilevante l’analisi generale svolta dalla Cassazione a sezioni unite nella sentenza 38343/2014, a proposito del sapere scientifico e tecnologico come fonte delle misure di prevenzione: il presente dell’esperienza giuridica mostra contesti di rischio oggetto di una articolata disciplina di settore, dei quali la sicurezza del lavoro è uno degli esempi più noti. La risposta sull’ambito della discrezionalità del datore di lavoro in merito all’individuazione delle misure di prevenzione e protezione è contenuta nel Dlgs 81/2008, e si concretizza non già in un ambiguo principio generale di proporzionalità tra entità del rischio e livello delle azioni da mettere in atto, ma nel principio della massima sicurezza tecnologicamente fattibile (articoli 15, comma 1, lettere b), c), e), g), h), i), e 18, comma 1, lettera z), del Dlgs 81/2008).
- I riassicuratori prendono pesanti provvedimenti per far fronte alla crisi