di Elena Dal Maso
Cattolica ha lasciato sul terreno ieri il 2,14% a 5,02 euro in una giornata travagliata che ha visto il Ftse Mib chiudere in rialzo dell’1,5%. Al centro dell’attenzione, l’intervento della Gdf che ha effettuato una perquisizione nella sede della compagnia per acquisire i documenti dopo gli accertamenti della Consob e su mandato della Procura di Verona. I finanzieri hanno notificando tre informative di garanzia al presidente del cda, Paolo Bedoni, al direttore generale Carlo Ferraresi e al segretario del cda Alessandro Lai ipotizzando il reato di illecita influenza sull’assemblea. Gli accertamenti fanno riferimento alle assise dell’aprile dello scorso anno, quando era ancora alla guida come ad Alberto Minali e quando per le nomine era stata presentata una sola lista, alle assemblee del giugno 2020 e a quella del 31 luglio scorso. Per queste ultime due riunioni era stato predisposto un rappresentante indipendente, Computershare, per la verifica del voto e delle deleghe.
A Consob l’ex ceo Minali, lo scorso 15 novembre, dopo due settimane dalla sua complicata uscita, aveva denunciato «uno schema di mantenimento del potere posto in essere attraverso il controllo delle deleghe raccolte tramite agenti, fornitori e consulenti aziendali» grazie a «interessenze» e a una «rete relazionale» in grado «di influenzare l’esito delle votazioni in assemblea, determinando la maggioranza dei voti a favore dei rinnovi delle sue candidature, il tutto mediante atti simulati a danno della parità di trattamento dei soci». La società, da parte sua, ha parlato di «fantasiosa e interessata ricostruzione degli eventi fornita da Minali», mentre il dg Ferraresi, in una lettera ai dipendenti, ha ribadito «di aver sempre operato in assoluta correttezza e regolarità». Minali, invece, ha denunciato quello che a suo dire era il potere di condizionamento sull’assemblea del presidente Bedoni. All’assise del 31 luglio i soci hanno approvato la trasformazione di Cattolica in spa, dando il via libera alla fusione con Generali (secondo gli accordi, quest’ultima dovrebbe entrare nella compagnia con il 24,4% grazie a un aumento di capitale riservato da 300 milioni).
Gli analisti di Equita e di Banca Imi ritengono che l’operazione della Gdf possa mettere in forse l’entrata in scena del Leone di Trieste. Prima di tutto un annullamento della delibera di trasformazione in spa da parte della Procura cancellerebbe i passi fatti finora, così come se qualche socio impugnasse la delibera del 31 luglio (è una delle condizioni di sospensione). Oppure se gli azionisti che non sono d’accordo con la trasformazione in spa e l’entrata in scena delle Generali esercitassero per oltre il 20% il diritto di recesso. Il Leone, che ieri ha chiuso una giornata volatile con un rialzo dello 0,6% a 12,74 euro, potrebbe decidere di ritirarsi dall’offerta lasciando da sola Cattolica. (riproduzione riservata)
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