Via libera dei soci di Cattolica assicurazioni, con il 71% dei sì, alla trasformazione della compagnia in società per azioni. Sono state approvate anche le modifiche statutarie e il direttore generale Carlo Ferraresi è stato nominato consigliere di amministrazione. Ora, ha spiegato la società, «si potrà dare luogo a quanto previsto dall’accordo quadro con le Assicurazioni Generali».
«La votazione dell’assemblea segna un nuovo capitolo della storia della nostra società», si legge in una lettera inviata dal presidente Paolo Bedoni e dal d.g. Ferraresi ai dipendenti. «A larga maggioranza, infatti, è stata votata la proposta del consiglio di amministrazione di trasformare la compagnia in spa. Una scelta che conferma il percorso di riforme intrapreso 20 anni fa con l’obiettivo di rendere il nostro gruppo sempre più competitivo sul mercato e al passo con le best practice del settore assicurativo. Una strada che abbiamo percorso insieme, unendo in questi anni sacrifici, impegno e soddisfazioni. Ed è proprio grazie al vostro supporto, mai venuto meno, che siamo stati e continueremo a essere una compagnia solida e proiettata al futuro».
I vertici spiegano poi i vantaggi dell’accordo con il Leone di Trieste: «Allearsi con un gruppo come Generali ci consentirà di implementare la nostra efficacia, crescendo ancor di più con importanti progetti in tutte le nostre linee di business, mantenendo il nostro radicamento sul territorio, il valore delle nostre professionalità e della nostra rete di agenti. Fedeli a oltre un secolo di storia all’insegna del successo. L’alleanza strategica con un player di grande rilievo conferma la forza dei nostri valori, il nostro radicamento sul territorio e le nostre prerogative industriali. Generali ci ha scelto perché siamo Cattolica e perché comunque continueremo a esserlo. La trasformazione è un passaggio nel solco di quel costante aggiornamento del modello di governance in base alle necessità e all’evoluzione del mercato che abbiamo sempre garantito sin dalla quotazione in borsa: senza un moderno accesso al capitale non vi è possibilità di sviluppo».
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