Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (Doj) ha confermato ieri l’accusa penale nei confronti dell’ex ingegnere di Google, Anthony Levandowski. Il Doj, annunciando le 33 accuse di furto in una conferenza stampa a San Jose, ha sostenuto che Levandowski ha portato informazioni riservate da Google a Uber. L’ex ingegnere aveva lavorato al progetto di auto a guida autonoma di Google, che in seguito divenne noto come Waymo, ma secondo l’accusa ha lasciato nel 2016 per lanciare la sua società di autocarri a guida autonoma, poi acquisita da Uber.
Bnp Paribas securities services conta di tagliare 500 posti in Francia in tre anni
Una dopo l’altra, le grandi banche annunciano tagli per ridurre i costi con l’obiettivo di mantenere i profitti in un universo di bassi tassi e maggiore concorrenza. Bnp Paribas, secondo quanto ha riportato Le Monde, ripreso da Le Figaro, conta di eliminare da 446 a 546 posti nei prossimi tre anni in Francia nella propria filiale Bnp Paribas securities services (Bp2s), banca custode specializzata nel servizio titoli. Inoltre, la banca francese intende rafforzare la propria presenza in Portogallo.
Il giudice Thad Blakman, di una Corte dell’Oklahoma, ha dichiarato Johnson & Johnson colpevole di avere contribuito alla crisi degli oppioidi, imponendo una sanzione di 572 milioni di dollari (515 mln euro). Si tratta del primo verdetto in una serie di oltre 2 mila cause legali intentate contro il gruppo, che gli attribuiscono la responsabilità della diffusione dell’abuso di oppioidi negli Stati Uniti. Il giudice ha dato ragione al procuratore generale dell’Oklahoma e ha rifiutato le argomentazioni dell’azienda, che sostiene di avere commercializzato gli antidolorifici secondo la normativa.
Svizzera: la trasparenza come strumento per contrastare il riciclaggio. Nell’ambito dei mercati finanziari i modelli commerciali basati sulla tecnologia blockchain sono ben accetti, a condizione che non si sottraggano alle disposizioni in materia di lotta ai fenomeni di riciclaggio di denaro sporco e di finanziamento del terrorismo, dove l’anonimato comporta rischi concreti. Questo il monito contenuto nella Comunicazione sulla vigilanza diffusa oggi dalla Finma, l’Autorità federale svizzera di vigilanza sui mercati finanziari, tanto più importante se si considera che nella stessa data l’Autorità ha reso noto di aver accordato –seppur in via condizionale- un’autorizzazione bancaria e un’autorizzazione al commercio di valori mobiliari a due fornitori di servizi finanziari blockchain con sede in Svizzera.
Banche online e app bancarie non in regola con la privacy europea (e cioè con il Regolamento Ue 2016/679 o Gdpr).
Nel dettaglio il 97% delle più grandi banche sono a rischio di furto di dati online, e il 20% delle app di mobile banking contiene almeno una vulnerabilità di sicurezza ad alto rischio. Inoltre di 100 banche esaminate, 85 app di web banking non superano il test di conformità al Gdpr, 25 non sono protette da firewall, e 7 contengono vulnerabilità note e sfruttabili dagli hacker.
È quanto emerge da una ricerca svolta da ImmuniWeb, di cui ha dato notizia l’associazione Federprivacy.
- Allarme per il Fentanyl. La droga che uccide ora si vende anche in Italia
L’oppioide che ha dato il colpo di grazia allo chef Andrea Zamperoni oggi negli Usa fa strage più degli incidenti stradali ed è la prima causa di mortalità fra i giovani. Nel 2018 il presidente Trump l’ha dichiarato “emergenza nazionale”. La strage americana (200mila morti dal 2014) fa tremare il resto del mondo, Italia compresa. «Il Fentanyl e le sostanze illegali simili sono fra 100 e 1000 volte più potenti dell’eroina» spiega Simona Pichini, prima ricercatrice all’Istituto Superiore di Sanità, esperta di nuove droghe. «La dose letale è di pochi microgrammi: un granello. Basta toccarlo o inalarlo per caso». In Italia tra 2016 e 2017 le morti per overdose sono salite del 9,7% dopo 15 anni di calo. «I derivati del Fentanyl sono ben più di 50. Come per il doping, ne arrivano sempre di nuovi. Per dare un nome a una sostanza abbiamo bisogno di un campione: “lo standard”. Ottenerlo richiede autorizzazioni a non finire e ditte specializzate che ce lo inviino dall’estero. Ci mettiamo un anno».
- Responsabilità 231, società senza tenuità del fatto
Il 31 gennaio è entrata in vigore la legge 3/2019 “spazzacorrotti”. Rilevanti sono le novità introdotte in differenti settori, che spaziano dalla materia penale, tanto sostanziale quanto processuale, all’ordinamento penitenziario e alla disciplina della trasparenza nella gestione dei partiti. L’ampio intervento nel diritto penale ha toccato anche la responsabilità da reato degli enti, con importanti modifiche e integrazioni direttamente al testo del Dlgs 231/01 tramite il comma 9 dell’unico articolo che compone la legge 3/19. La responsabilità del decreto 231 viene estesa al nuovo reato-presupposto di traffico di influenze illecite previsto dall’articolo 346 bis del Codice penale. La precedente formulazione dell’articolo 25 del Dlgs 231/01 non comprendeva né questo delitto, introdotto nella sua prima versione dalla legge “Severino” del 2012, né la fattispecie “originaria” del millantato credito (articolo 346 del Codice penale), oggi confluita nell’articolo 346 bis del Codice penale.
- 737 MAX : Boeing citato in giudizio per la prima volta da un cliente
Avia Capital Services ha citato in giudizio il produttore americano di aeromobili per annullare un ordine di 35 MAX 8 no-fly. La società russa di leasing lo accusa di nascondere “informazioni critiche” sulla sicurezza dei suoi aeromobili.
Si tratta di una novità per il costruttore di aerei, fino ad allora esclusivamente oggetto di lamentele da parte delle famiglie delle vittime degli incidenti di Lion Air (ottobre 2018) ed Ethiopian Airlines (marzo 2019), che hanno causato la morte di oltre 300 persone.
Avia Capital Services, una controllata del conglomerato statale russo Rostec, ha citato in giudizio il costruttore americano per inosservanza degli impegni contrattuali. Nella sua denuncia, Avia lo ha accusato di nascondere “informazioni critiche” sulla sicurezza dei suoi aerei per incoraggiare i suoi clienti ad acquistarli.
La compagnia, che ha già pagato 35 milioni di dollari per l’ordine di 35 velivoli MAX 8, chiede la cancellazione e il risarcimento dei danni: da marzo non sono stati autorizzati a decollare i velivoli MAX 737. In totale, secondo il Financial Times, Avia reclama 115 milioni di riparazioni.
Boeing avrebbe offerto un risarcimento alla società, ma la società ha rifiutato. Era “insufficiente”, secondo l’avvocato di Avia, Steven Marks di Podhurst Orseck, citato dalla “FT”.
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