Le tutele assicurative possono salvare il tesoretto dei risparmiatori. Ecco le più utili per una protezione completa
di Carlo Giuro
«Non succede, ma se succede» è un detto spesso utilizzato in caso di difficili tentativi di remuntada in ambito sportivo. Trasponendo il concetto in ambito di finanza personale come si comportano i risparmiatori del Bel Paese per tutelarsi dagli imprevisti? Al netto di una innegabile dose di superstizione visto che «Essere superstiziosi», osservava Eduardo De Filippo, «è da ignoranti, ma non esserlo porta male», che un interessante studio delle Generali in passato arrivava addirittura a quantificare (ogni punto di superstizione varrebbe, per la penisola, 700 milioni di euro in meno di raccolta vita e 250 milioni di quella danni), l’atteggiamento prevalente sembra essere quello dell’auto-assicurazione. In una prospettiva quasi fatalista si preferisce accantonare risparmi sotto forma di liquidità in vista degli imprevisti piuttosto che dotarsi delle specifiche coperture assicurative utilizzando le numerose soluzioni che il mercato offre. Quale potrebbe essere la road map che una famiglia potrebbe percorrere?
I passi da fare. Il punto di partenza deve essere metodologico. Occorre partire da un check up dei rischi della vita di tutti i giorni ai quali è esposto il risparmiatore ed il proprio nucleo famigliare, anche in relazione alla sua professione e ad eventuali posizioni debitorie ed il suo patrimonio. Non va sottovalutato, attingendo alle recenti stime sulla ricchezza elaborate dall’Istat e dalla Banca d’Italia, per esempio, come alla fine del 2017 le abitazioni, bene assolutamente da tutelare, costituivano circa la metà della ricchezza lorda delle famiglie. Vanno poi analizzate le coperture eventualmente già attivate (polizze già sottoscritte) e misurato il gap di protezione identificabile come la differenza tra la copertura necessaria a mantenere lo stesso tenore di vita (o a preservare quello della propria famiglia) in caso di incidenti o infortuni invalidanti, ricavata prendendo come riferimento il reddito lordo, il numero di persone a carico ed eventuali prestiti, e la copertura esistente, che comprende non solo le assicurazioni stipulate ma anche le attività liquide per far fronte ai rischi della vita. Il «punto di caduta», utilizzando un termine del gergo politico, deve essere la ricerca delle necessarie soluzioni assicurative property protection (rc capofamiglia, assicurazione abitazione, tutela legale) e personal protection (temporanee e caso morte, polizze sanitarie).
L’analisi dei bisogni. Quali sono le coperture utili di cui una famiglia dovrebbe dotarsi? In un’analisi costi/benefici quello che è uno scudo davvero indispensabile, soprattutto in presenza di bambini, è la responsabilità civile del capofamiglia, polizza che copre i danni che il capofamiglia o i suoi famigliari, nonché le persone che vivono stabilmente con lui (potrebbero essere badanti o collaboratori domestici) ma anche animali domestici, provocano a terzi con il conseguente obbligo di risarcimento stabilito nella polizza. Per quanto riguarda le abitazioni, i danni coperti sono quelli provocati a terzi a seguito dell’uso della casa, alla manutenzione ordinaria e allo svolgimento di attività domestiche. Particolare attenzione va prestata alle coperture realmente incluse nella polizza e ai rischi esclusi, al massimale (l’importo cioè massimo che viene risarcito), a eventuali franchigie (quota del danno che rimane in carico all’assicurato). Inoltre va verificata la copertura territoriale dal momento che alcune compagnie la prevedono entro i confini europei mentre altre contemplano l’estensione geografica a tutto il mondo. Va sottolineato come la responsabilità civile sia sottoscrivibile o da sola (stand alone) o nell’ambito di un pacchetto più esteso a tutela della propria abitazione, sicuramente da valutare con interesse. In genere si prevede la protezione dei locali e del contenuto della casa (con copertura estesa alle pertinenze) da danni derivanti da incendio, esplosione, eventi atmosferici, vandalismo, la copertura contro il furto e la garanzia «assistenza» con servizi di pronto intervento da parte di un artigiano (idraulico, elettricista o fabbro) in caso di emergenza.
Cosa si trova in vetrina. Cosa offre il mercato? L’offerta è molto ampia; navigando sui diversi siti internet si citano, a titolo meramente esemplificativo Poste Casa 360 di Poste Assicura, Nuova Protezione Casa di Axa , Generali Sei a Casa, Casa Mia di Reale Mutua. Come ricordava l’Ivass, in un recente Trend sul mercato assicurativo, continua ad essere presente sul mercato l’offerta di prodotti modulari con soluzioni assicurative a ombrello prevalentemente orientate alla protezione della casa e della famiglia. Nella sezione casa, per esempio, oggetto di indennizzo sono i danni alle mura e al loro contenuto in caso di incendio, fulmini, esplosione, fumo oppure i danni causati dallo spargimento di acqua condotta e dal terremoto. Sono anche previste garanzie di assistenza come l’invio, in caso di urgenza, di un tecnico, anche per il malfunzionamento o ripristino dell’operatività di device digitali (e di altri dispositivi quali ad esempio pc, stampanti, scanner) compresi i casi di virus o malware. Vi è il modulo Furto e Cyber Risk in cui sono coperti il furto, la rapina, lo scippo e l’estorsione di denaro, oggetti personali e preziosi, ma anche di dispositivi elettronici. Inoltre vengono coperti i rischi derivanti da internet, quali attacchi alla reputazione, furto di identità digitale legato al credito e controversie da inadempimenti contrattuali relative agli acquisti e-commerce. Vi sono ancora i moduli Responsabilità civile, Salute, Mobilità. In crescita poi l’attenzione da parte delle compagnie assicurative che sempre più attivano accordi di partnership con startup emergenti ed anche con operatori della telefonia per sfruttare quelle potenzialità di business che possono scaturire da soluzioni innovative in materia di impianti e dispositivi dell’abitazione per il risparmio energetico, il comfort, la sicurezza della casa e delle persone. La diffusione degli smart home speaker (assistenti vocali intelligenti) ha fornito ulteriori stimoli allo sviluppo di offerte integrate anche con servizi assicurativi di assistenza per gestire, monitorare e far interagire i dispositivi connessi della propria abitazione direttamente dal proprio smartphone.
Da qui partono ad esempio servizi di assistenza assicurativa per l’intervento di un idraulico, un elettricista, un fabbro o un vetraio o, ad esempio per i danni da allagamento, di specialisti in tecniche di asciugatura oppure, in seguito a furto o atti vandalici riguardanti l’abitazione, l’invio di un sorvegliante per garantire la sicurezza per alcune ore. Cominciano a essere introdotte sul mercato anche polizze che coprono dal rischio sismico. Ulteriore strumento assolutamente necessario, soprattutto nel caso in cui la famiglia sia indebitata (o con prestito personale o con mutuo), è poi la polizza vita caso morte. Dal punto di vista concettuale ci si copre dal rischio di prematuro decesso entro un determinato intervallo temporale con l’obbligo contrattuale della compagnia di corrispondere un capitale predeterminato in contratto che può essere costante nel tempo o decrescente in rapporto all’ammortamento del debito. Il costo della copertura (premio) dipende allora dall’età dell’assicurato e dal capitale scelto.
Il ruolo del fisco. E’ importante sottolineare anche il profilo fiscale godendo la sottoscrizione delle polizze vita della detraibilità dei premio con aliquota del 19% su un premio annuo massimo di 530 euro. Con particolare riferimento alle polizze vendute in abbinamento a mutui e prestiti (cosiddetto Ppi, Payment Protection Insurance), come sottolinea l’Ivass nel proprio sito dedicato all’Educazione assicurativa, il pacchetto offerto generalmente comprende non solo la copertura del rischio decesso ma anche di altri eventi che possono inficiare la capacità di rimborso come le perdite pecuniarie conseguenti a perdita di impiego, l’infortunio o la malattia del cliente finanziato, la perdita o la riduzione del valore del bene finanziato (come ad esempio l’immobile) per incendio o altre cause.
Welfare di scorta. Ulteriore rischio che va coperto a livello familiare, soprattutto alla luce del progressivo ridimensionamento delle prestazioni del Welfare State, è quello legato alla salute. Come muoversi nel concreto? Se si è lavoratori dipendenti occorre informarsi se la propria azienda sia dotata di un fondo sanitario; se si è lavoratori autonomi occorre guardare al mercato delle polizze sanitarie individuali. La gamma delle coperture sanitarie sottoscrivibili è schematizzabile in cinque opzioni principali: integrativa, indennitaria, completa, grandi interventi chirurgici, a vita intera. Al crescere dell’ombrello protettivo aperto corrisponde un costo crescente, ragion per cui è opportuno individuare in via preventiva di cosa realmente si abbia bisogno. Occhio poi al massimale (importo massimo risarcito), alla franchigia (quanta parte del rischio è a carico diretto dell’assicurato), alla carenza (dopo quanto tempo dalla sottoscrizione si attiva nella concretezza la copertura assicurativa), alle esclusioni (cosa non copre). Come forme di protezione sanitarie famigliari, sempre come esempi sul mercato, si possono citare Unisalute Protezione Famiglia, Sara Salute Pronta di Sara Assicurazioni, Zurich MediCare di Zurich. (riproduzione riservata)
Per i giovani resta l’emergenza pensione
di Carlo Giuro
Sia il recente Rapporto sullo Stato sociale 2019 dell’Università La Sapienza che il Rapporto sulla finanza pubblica della Corte dei Conti pongono all’attenzione generale la necessità di affrontare il delicato nodo di quanto saranno adeguate le future pensioni calcolate con il contributivo. Oltre la metà dei lavoratori dipendenti entrati nel mercato del lavoro dopo il 1995, avendo sperimentato retribuzioni saltuarie e basse, in mancanza di netti miglioramenti, rischia infatti di maturare in futuro una pensione del tutto inadeguata a tutelarli dalla povertà, sottolinea il Rapporto sullo Stato sociale. È l’effetto combinato dei cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoro e nel sistema previdenziale a partire dagli anni Novanta cioè dal passaggio al metodo contributivo per il calcolo delle pensioni e, contemporaneamente, dalla progressiva affermazione di nuove forme contrattuali che hanno favorito retribuzioni più contenute e instabili. A causa dell’irrigidimento dell’assetto pensionistico, prosegue il Rapporto, i numerosi giovani che oggi molto faticano a entrare nel mondo del lavoro e anche i tanti quarantenni ancora costretti in rapporti lavorativi precari e con remunerazioni scarse avranno una copertura pensionistica limitata. La Corte dei Conti sottolinea poi l’opportunità che si apra una riflessione sull’adeguatezza dei trattamenti futuri e la possibilità che, in contesti caratterizzati da bassi salari e forte precarizzazione delle carriere lavorative, si determinino elevate
quote di pensioni «povere», con implicazioni sulle politiche assistenziali e sulla stessa propensione dei lavoratori a contribuire al sistema di assicurazione generale obbligatoria. Diviene poi necessaria anche una riflessione sulla previdenza complementare. Tornando alle evidenze del Rapporto sullo Stato sociale si evidenzia infatti come la gran parte degli aderenti alle forme pensionistiche complementari si concentrano nella fascia d’età centrale (35-54 anni) e i giovani tra i 15 e i 34 anni sono solo il 16%; la loro quota sugli occupati è maggiore tra i lavoratori dipendenti con contratti stabili, tra quelli delle grandi imprese, dove è maggiore la rappresentanza sindacale, e tra i percettori di retribuzioni più elevate. La partecipazione alla previdenza complementare è dunque più diffusa tra le figure lavorative più garantite, meglio retribuite e che già possono contare su una accumulazione contributiva capace di far maturare un buon livello pensionistico nel sistema pubblico, si rimarca. Invece, i giovani, i lavoratori autonomi, i dipendenti con contratti a tempo determinato e part-time, spesso donne, che sono accomunati da una contribuzione ridotta e che nel sistema pubblico maturano pensioni insufficienti, sono anche le tipologie di occupati che, pur avendone più bisogno, meno riescono ad aderire alla previdenza complementare. Si aggiunga che, prosegue il Rapporto, con la crisi economica, sono aumentate richieste di anticipo del Tfr e della contribuzione già versata ai fondi pensione, riducendo la possibilità di acquisire una pensione complementare consistente. (riproduzione riservata)
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