di Francesca Gerosa e Valerio Testi
Incalzato dai cronisti sul futuro della partecipazione in Piazzetta Cuccia ieri Jean Pierre Mustier non ha lesinato l’ironia: «Mediobanca ? Ah yes, you mean the italian bank». Sarcasmo a parte, il ceo di Unicredit ha tenuto ancora una volta le carte ben coperte anche se, in vista della scadenza del patto, il clima si sta scaldando. Quel che è certo, per ora, è che non c’è nessun dossier Elliott su Mediobanca .
Secondo quanto appreso da milanofinanza.it il fondo attivista lanciato da Paul Singer, passato alla cronaca per essere diventato il secondo azionista di Tim e successivamente padrone unico del Milan, non sta studiando nessuna mossa su Piazzetta Cuccia. Il 3 agosto Elliott ha smentito le indiscrezioni circa l’acquisto di una quota dell’1% di Mediobanca («i fondi che gestisce non hanno alcuna posizione nel capitale o nel debito di Mediobanca , «ha fatto sapere un portavoce del fondo), mossa finalizzata, secondo queste indiscrezioni, a un’operazione più ampia che porterebbe ad arrotondare la quota per riformare la governance di Piazzetta Cuccia e poi arrivare alla scissione del 13,2% detenuto in Generali . Di uno scorporo della quota in Generali si era già discusso in passato, tuttavia impatterebbe negativamente sul Cet1 di Mediobanca , almeno di 2 punti percentuali, secondo le stime di Equita .
In realtà Mediobanca , durante la conference call sui conti del quarto trimestre 2017-2018, ha solo ribadito che ridurrà la quota in Generali al 10% entro la chiusura dell’esercizio a giugno 2019, per compensare il venir meno del beneficio del «Danish compromise» (un principio contabile approvato dall’Ue nel 2012, che allevia l’assorbimento di patrimonio per le banche che detengono assicurazioni, evitando doppi conteggi): +140bps sul Cet1 di Mediobanca . Il tutto dopo che l’azionariato di Generali ha visto nell’ultimo periodo un rafforzamento della compagine italiana, con Edizione e il gruppo Caltagirone che hanno aumentato le proprie quote. «Entro giugno 2019 effettueremo la cessione pacchetto», ha confermato l’ad Alberto Nagel. «L’obiettivo è utilizzare il capitale per migliorare le nostre prospettive di crescita», ha aggiunto, facendo capire che nel futuro di Mediobanca ci sono nuove acquisizioni grazie a 1 miliardo di euro di potenziale cassa. E c’è chi scommette su un’offerta per Azimut , che oggi in borsa capitalizza circa 2 miliardi di euro. Secca la risposta dell’ad Giuliani ieri su questa ipotesi: «Azimut non è una società come le altre», ha ribadito, «e con short e presunte opa ostili non si ottengono i risultati sperati: le persone che la costituiscono potrebbero ringraziare per i soldi ricevuti (via opa, ndr) e ricostruire in pochi mesi la società». Intanto ieri a Piazza Affari il titolo Mediobanca è salito dell’8,8% a 8,8 euro e Azimut dell’1,6% a 14,34 euro. (riproduzione riservata)
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