di Elena Dal Maso
Mediobanca può arrivare a un miliardo di euro di liquidità per effettuare acquisizioni entro un anno, parte dei quali derivanti dalla cessione del 3% delle Assicurazioni Generali . Queste ultime hanno contribuito per circa un terzo dell’ultimo utile annuale, ma a gennaio 2019, quando finirà la salvaguardia del Danish Compromise (principio contabile approvato dall’Unione Europea nel 2012, quando la Danimarca era presidente di turno, che allevia l’assorbimento di patrimonio per le banche che detengono assicurazioni, evitando doppi conteggi), quel 3% che ora rappresenta un valore notevole (280 milioni di euro come contributo all’utile netto dell’ultimo bilancio annuale) si trasformerà in una zavorra da 537 milioni sugli indici di solidità patrimoniale del gruppo. Il capitolo sulla crescita esterna è stato ribadito anche la settimana scorsa dall’ad Alberto Nagel commentando i conti brillanti della merchant bank milanese. Poi Piazzetta Cuccia ha annunciato l’acquisizione attraverso Compass del 19,9% di Bfi Finance (articolo in pagina), quota pagata attorno a 140 milioni che hanno tolto al Cet 1 ratio del gruppo Mediobanca 30 punti base aggiungendo nel contempo il 2% all’utile netto globale di Piazzetta Cuccia. Kepler Cheuvreux ricorda che il ceo Nagel ha fissato per il 2018 un obiettivo di 60-80 punti base del Cet 1 ratio per acquisizioni. Trenta punti sono già stati usati, nel restano al massimo 50, che equivalgono a circa 233 milioni di euro per il m&a. A questi possono essere aggiunti i proventi dalla vendita del 3% delle Generali .
Ora il titolo vale 14,885 euro per una capitalizzazione di 23,383 miliardi a Piazza Affari. Quindi il 3% corrisponde a 701,5 milioni di euro circa, che se sommati ai 233 milioni già disponibili portano a un totale di 934,5 milioni. Le acquisizioni per il ceo Nagel possono avvenire in due direzioni. Una è il segmento del credito al consumo e l’operazione in Indonesia lo ha dimostrato, l’altro è il wealth management, dove aumentare la massa critica è diventato prioritario per tutti gli operatori in Ue, considerati i tassi rasoterra ancora per lungo tempo. Dipende se si propenderà per un colpo grosso o per passi più piccoli, come è avvenuto a marzo con l’acquisizione del 69% della svizzera Ram, boutique specializzata in fondi quantitativi e fondati su una tecnologia propria di Intelligenza artificiale. Del resto, ricorda Kepler, si rischia altrimenti a partire dal prossimo gennaio di dover abbattere il Cet 1 ratio di 115 punti base dopo che verrà a cadere la clausola del Danish compromise. Per Mediobanca scade a gennaio del 2019, quando dovrà dedurre interamente la sua partecipazione assicurativa dagli asset ponderati per il rischio (rwa). Un altro elemento positivo è il dividend yield del titolo, atteso al 5,5% per il 2018 e il 2019 e al 5,7% per il 2020 con un payout ratio contenuto, il 48%. (riproduzione riservata)
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