di Anna Messia
Non erano molti, ma sarebbero dovuti crescere e offrire nuovi servizi finanziari più flessibili, anche fuori dagli uffici postali. Invece il nuovo amministratore delegato di Poste Italiane , Matteo Del Fante, ha deciso di richiamarli tutti in sede. Si tratta dei 395 specialisti commerciali promotori finanziari del gruppo postale (erano 374 a fine 2016) che ora potranno offrire i propri servizi esclusivamente negli uffici postali del gruppo. Da giugno scorso è stata infatti sospesa l’offerta fuori sede dei promotori finanziari destinata ai clienti retail. Una mossa che modifica la strategia di Poste Italiane nel settore dei servizi finanziari. Il quadro completo sarà chiaro solo dopo la presentazione del piano industriale cui Del Fante sta lavorando in questi mesi e che sarà presentato al mercato a inizio 2018. Ma è evidente la frenata rispetto alla spinta verso prodotti a più alto contenuto finanziario che era stata delineata dal precedente ceo , Francesco Caio, che sarebbero dovuti essere offerti anche fuori dagli uffici postali per andare incontro alle mutate necessità dei clienti, che richiedono sempre più servizi flessibili, magari a casa e fuori dall’orario di apertura degli uffici. Un rallentamento che va letto probabilmente anche alla luce delle nuove regole europee contenute nella Mifid II che partiranno nel 2018 e che rendono ancora più stringenti gli obblighi di trasparenza e correttezza. La volontà di Poste Italiane , nonostante i bassi tassi d’interesse, sembra insomma essere quella di continuare ad offrire quanto più possibile prodotti a rischio contenuto, mantenendo forte la presa sulle reti distributive. Prima di tutto standardizzando i processi distributivi secondo il piano condiviso con Consob a fine 2016. La nuova piattaforma, che prevede l’adozione di iter standardizzati per l’individuazione delle migliori soluzioni d’investimento per il cliente è già presente oggi in circa 3.900 uffici, a cui è riconducibile l’83% dei clienti che sono stati profilati dal gruppo secondo le regole Mifid.
Anche l’assicurazione del gruppo, Poste Vita, continua a preferire la distribuzione di prodotti a basso rischio. Nel primo semestre la compagnia ha venduto quasi esclusivamente polizze tradizionali, che garantiscono al cliente di avere indietro almeno quanto investito e che hanno raccolto 10,8 miliardi (10,2 miliardi a giugno 2016). Mentre le unit linked, che trasferiscono il rischio al cliente, rappresentano una componente residuale con 232 milioni raccolti. Nel bilancio semestrale di Poste Italiane , tra le strategie da attuare per il 2017, si sottolinea poi l’impegno «nelle attività di gestione del risparmio postale». Poste Italiane , come noto, colloca per conto di Cassa Depositi e Prestiti buoni e libretti postali, anche questi a basso rischio vista la garanzia dello Stato. Attività che nel primo semestre ha fruttato a Poste ricavi per 711 milioni, in linea con giugno 2016. Le condizioni della convenzione che regola il rapporto con Cdp sono in via di definizione proprio in questi mesi ma il focus del gruppo su buoni e libretti resta alto. Qualche ripensamento sembra esserci invece su un’altra operazione, anche questa firmata da Caio a novembre 2016, che aveva impegnato Poste a conferire la sua Sgr, BancoPosta Fondi, in Anima holding , di cui il gruppo postale detiene già il 10%. «Poste è in contatto con Anima per meglio definire gli accordi di cooperazione in essere tra le parti in coerenza con le linee guida del nuovo piano strategico», si legge nel bilancio. Il confronto, insomma, sembra essere ancora aperto. (riproduzione riservata)
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