Mediobanca non ha alcuna posizione dogmatica in merito alla possibilità di ridurre la quota detenuta nel capitale di Generali oltre il 3% indicato nel piano strategico. È quanto ha dichiarato questa mattina l’ad Alberto Nagel nel corso della conference call di venerdì 4 agosto che ha seguito la pubbliczione dei dati di bilancio 2016/2017. «Le Generali continuano a essere per noi una partecipazione cruciale per generazione di capitale e utili», ha dichiarato il capo azienda, spiegando però che «se la nostra crescita organica ed extra organica richiedesse più capitale rispetto a quello che la banca produce, prima di andare a chiedere soldi agli azionisti sarà obbligo del management mobilizzare le risorse nel gruppo, tra cui anche la partecipazione in Generali ».
Al momento, il pacchetto del 13% che fa di Mediobanca il principale azionista della compagnia triestina rappresenta «una fonte di capitale e uno stabilizzatore dell’eps», ha ricordato Nagel. Nell’ultimo esercizio, il Leone ha contribuito al risultato di Piazzetta Cuccia con 264 milioni di euro, in crescita tendenziale del 3%.
La compagnia assicurativa guidata da Philippe Donnet, ha detto ancora Nagel, «è una delle più belle società in Europa, da tutti i punti vista. Grazie alla sua storia e alla sua fortissima cultura aziendale ha un middle management che è riuscito sempre a produrre assunzioni di rischio così sagge e ben calibrate da mettere sempre la compagnia al riparo da possibili scenari avversi in cui invece si sono trovati molti concorrenti: società europee e statunitensi che erano cresciute molto, assumendo peròrischi eccessivi». Generali , ha aggiunto Nagel, «è sempre riuscita e continua a produrre risultati industriali di assoluto rispetto. Il top manager riconosce che «anche per Generali ci sono margini di miglioramento», ma che al tempo stesso «questo management ha preso iniziative per migliorare la redditività netta e operativa che vanno nella direzione giusta e hanno tutto il nostro supporto». Ogni tanto, ha poi concluso Nagel rivolgendosi ai giornalisti «voi vedete UniCredit , Mediobanca e Generali come una filiera. Si tratta di tre aziende totalmente indipendenti, con profili e piani completamente diversi e che come tali vanno letti e interpretati».
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