Obiettivo: cercare equilibri fra tassi ai minimi e liquidità
Pagina a cura di Luigi dell’Olio
Meno rendimenti garantiti e più polizze multiramo. Il settore delle assicurazioni ramo vita è in continua trasformazione, alla ricerca di nuovi equilibri tra i tassi ai minimi e l’enorme liquidità disponibile sui mercati finanziari. Un contesto che merita di essere seguito con attenzione per poter fare le opportune scelte d’investimento.
Un solo nome, tante opzioni. La prima precisazione da fare, quando si parla di polizze vita, è che sotto il medesimo cappello rientrano prodotti che tra loro possono risultare anche profondamente differenti. Le polizze di ramo I e di ramo V abbinano contenuti assicurativi e l’obiettivo di crescita del capitale, attraverso una gestione separata.
Di solito questi offrono un rendimento minimo garantito e, per farlo, investono buona parte del portafoglio su strumenti finanziari a basso rischio, come le obbligazioni di emittenti a elevato rating.
Al contrario, le polizze di ramo III hanno un contenuto più finanziario: in particolare le index-linked investono prevalentemente in obbligazioni strutturate, mentre le unit linked in fondi comuni, che possono essere gestiti dalle stesse compagnie di assicurazione o da società specializzate.
Gli ultimi dati diffusi dall’Ania (Associazione nazionale imprese assicurative) segnalano che è in corso una parziale ripresa dopo la brusca caduta da inizio anno.
Nel mese di giugno la nuova produzione di polizze vita individuali raccolta in Italia dalle imprese italiane e dalle rappresentanze di imprese extra Ue è stata pari a 6,9 mld di euro, in diminuzione del 6,9% rispetto allo stesso mese del 2015, soprattutto a causa della frenata dei prodotti di ramo III.
I trend emergenti nel mercato. Al di là dei numeri d’insieme, il mercato è in rapida evoluzione. A cominciare dal frequente ricorso degli operatori alle polizze multiramo (che nel 2015 hanno registrato una raccolta intorno ai 30 miliardi di euro, all’incirca un quarto del totale), polizze ibride composte per una parte da soluzioni tradizionali (polizze rivalutabili legate alle gestioni separate, con una componente prevalentemente obbligazionaria) e per il resto da componenti finanziarie (ramo III). In questo modo si punta a ottenere da una parte rendimenti stabili nel tempo e dall’altra a sfruttare le opportunità di crescita dei mercati finanziari.
I rischi. L’investimento in polizze vita è considerato solitamente a basso rischio, anche se proprio la presenza sul mercato di prodotti diversi tra loro dovrebbe invitare a non generalizzare.
In particolare, nel caso dei prodotti a elevato contenuto finanziario non sempre è facile comprendere cosa c’è davvero nel singolo portafoglio che si acquista, vale a dire i pesi delle varie componenti. Inoltre è bene informarsi con attenzione sui livelli di tutela, che non scattano quasi mai in automatico, ma solo oltre certe soglie.
Così, per esempio, nello sfogliare il fascicolo informativo, occhio a termini come «capitale protetto» e «protezione fino al 90%», che in realtà non equivalgono a garantire la restituzione totale o parziale del capitale investito, ma esprimono soltanto un obiettivo della gestione finanziaria.
Infine è opportuno fare i conti con la variabile dei costi, che spesso sono più elevati rispetto ad altri strumenti d’investimento collettivi come fondi comuni ed Etf.
La tassazione. Un altro aspetto da considerare nel valutare l’opportunità di questo investimento rispetto ad altri disponibilità riguarda la fiscalità, che va a incidere su quanto effettivamente l’investitore si mette in tasca. Per le polizze vita rientranti nei rami I (polizze d’assicurazione sulla vita) e III (polizze unit linked, nonché quelle collegate all’andamento di specifici indicatori o altri valori di riferimento, e a quello delle quote di fondi interni), è previsto un prelievo del 26% sui guadagni, fatte salve le eccezioni previste per gli investimenti in titoli di stato e simili (in questo caso si applica l’aliquota agevolata del 12,5).
Inoltre, sulle polizze vita grava l’imposta di bollo, che ammonta allo 0,2% degli investimenti effettuati anche nelle polizze vita, prelievo presente anche nel caso di altre tipologie di investimenti. Esentati da imposta di bollo sono invece i prodotti vita rientranti del ramo assicurativo I. Tali novità interessano anche i «Pip» (Piani di previdenza complementare), i cui rendimenti sono tassati con aliquota dell’11,5%, sono gravati da un’imposta sui redditi del 20%, eccezion fatta per la parte destinata all’acquisto di titoli governativi o similari, tassabili al 12,5%.
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