In Europa occidentale, la crescita dei consumi privati riflette una ritrovata fiducia delle famiglie e delle imprese. Su questa base, in Europa occidentale, centrale ed orientale, sono stati riclassificati come a basso rischio il settore dell’ICT e dell’automotive. L’incremento delle immatricolazioni favorisce le case automobilistiche, ma anche le imprese del settore metallurgico (l’industria dell’automotive pesa per il 12% del settore e le costruzioni per il 50%), che resta a un livello di rischio elevato, ma con un miglioramento della valutazione. Si conferma il lieve recupero osservato a inizio anno nel settore dell’edilizia che, accompagnato a un aumento dei permessi di costruire nella regione, (del 35% in Spagna, 12,5% in Germania, 7,6% in Francia, come media annuale sul mese di Marzo) ha permesso una riclassificazione del settore a rischio medio.
Nonostante il trend positivo dei consumi privati, il settore del tessile-abbigliamento risente della forte concorrenza interna: il segmento di gamma media è sotto pressione a causa dei grandi gruppi europei.
Anche se la dinamica nella regione è positiva, sono stati posti sotto osservazione tre settori del Regno Unito, dopo l’annuncio di uscita dall’Unione Europea. Nel breve periodo, il settore delle costruzioni (il 6,1% del PIL) sarà penalizzato dall’aumento dei prezzi dei prodotti di importazione, dovuto alla svalutazione della sterlina. Eventuali barriere all’entrata potrebbero penalizzare i settori farmaceutico (7,8% delle esportazioni) e automotive (11,3%).
Divari tra paesi emergenti e sviluppati
L’America Latina è ancora legata a un livello di rischio che è il più alto del mondo, con i settori dell’energia, metallurgico e dell’edilizia classificati con la massima valutazione di rischio (rischio molto elevato). Un aspetto positivo: il Brasile, come numerosi paesi dell’America Latina, gode di vantaggi comparati nel settore della fabbricazione della polpa di cellulosa, accentuati dall’indebolimento nel 2015 del real rispetto al dollaro (-47%). Nei primi cinque mesi del 2016, le esportazioni brasiliane hanno avuto un’impennata del 10%, con una conseguente riduzione del rischio nel settore della carta e del legname, riclassificato a rischio medio.
Tra i dodici settori analizzati da Coface il settore sanitario rimane il meno rischioso al mondo. Nonostante un contesto mondiale difficile, il settore beneficia di un aumento della domanda nei paesi emergenti e di un modello di business, nelle economie avanzate, basato su rimborsi, che sprona le imprese a investire. La forte redditività osservata in Nord America ha spinto Coface a riclassificare il settore del farmaceutico come a rischio molto basso. Tuttavia, nel 2016 la crescita americana si sta indebolendo (1,8%) e le vendite al dettaglio rallentano, come riflesso del ridursi dei consumi. E’ colpito da questo rallentamento il settore del tessile–abbigliamento nel Nord America, declassato a rischio elevato.
Regioni dipendenti dal petrolio in controtendenza rispetto al resto del mondo
Anche se si osserva una tendenza al consolidamento dell’economia, alcune regioni presentano settori particolarmente in difficoltà.
Il Medio-Oriente, oltre a essere fortemente dipendente dalle esportazioni di petrolio, adotta politiche di austerity dannose per gli altri settori e le attività legate alla dinamica dei consumi privati sono penalizzate. La causa è il ribasso del prezzo del petrolio, che ha portato a una riduzione delle sovvenzioni sul carburante. Ne sono un esempio il settore dell’automotive, l’agroalimentare, la distribuzione e il tessile-abbigliamento, declassati a rischio elevato. |
Le politiche di tagli alla spesa pubblica hanno avuto un impatto anche sui paesi asiatici emergenti, in particolare sul settore edilizio, in cui le imprese hanno livelli di indebitamento record dovuti all’incremento dei ritardi di pagamento dei loro clienti. Il settore è pertanto stato declassato a rischio molto elevato. Per contro, l’agroalimentare va meglio e cresce, grazie a un lieve aumento dei prezzi delle materie prime agricole.