di Simona D’Alessio
Il «peso» di Atlante può attendere, per le casse dei professionisti. Almeno, fino a quando non vi saranno le «condizioni» tecniche (il rispetto delle politiche di «asset allocation» di ogni ente, e l’arrivo di «direttive formali» stilate dai ministeri vigilanti) per dare il via all’intervento per alleviare le sofferenze del sistema bancario. È stato il presidente dell’Associazione degli istituti pensionistici privati (Adepp) Alberto Oliveti a snocciolare le ragioni del rallentamento riguardo a un’operazione finanziaria che comporterebbe l’uscita (complessiva) di una somma finora stimata in 500 milioni di euro, con la quale occorrerebbe comprare dei crediti deteriorati bancari (in base alla definizione anglosassone «non performing loans», npl), fra cui quelli del Monte dei Paschi di Siena.
E, dopo aver riferito nei giorni precedenti che tali acquisti non sarebbero stati «al 24%» del valore nominale (come inizialmente ipotizzato dal governo), bensì al 32, o al 33%, senza, cioè, ricavarne redditività (si veda anche ItaliaOggi del 2/08/2016), ieri ha esposto lo stato dell’arte nella commissione bicamerale di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale; con al fianco i due vicepresidenti dell’Associazione Nunzio Luciano (al vertice della Cassa forense) e Mario Schiavon (alla guida dell’Ente degli infermieri, Enpapi), ha risposto alle domande dei parlamentari tenendo a precisare che «non è vero» che non si voglia investire nel sistema paese, visto che «cerchiamo di farlo in maniera coerente con la nostra mission» di enti che hanno come primario obiettivo quello di garantire l’erogazione delle pensioni ai propri iscritti.
«Faccio notare», ha evidenziato, che le casse «investono già il 62% del portafoglio» in ambito nazionale. Quanto alla delibera votata «a notevole maggioranza» il 25 luglio dall’assemblea straordinario dell’Adepp, i suoi contenuti restano una sorta di stella polare per comprendere l’orientamento degli enti, intenzionati ad agire «a sostegno del paese nel quale i professionisti operano». Ora, però, «non ci sono le condizioni» per darvi seguito, ovvero l’osservanza delle politiche di «asset allocation» dei singoli enti, e l’assenza delle «formali direttive dei ministeri»; sullo sfondo, intanto, è riemerso, evocato dal sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta, ieri audito nello stesso organismo parlamentare, il decreto governativo per una «regolamentazione puntuale in materia di principi generali e limitazione degli investimenti delle risorse», che il mondo della previdenza privata attende dal 2011.
A difendere i vantaggi di Atlante2, nel frattempo, ci ha pensato il ministro Pier Carlo Padoan, definendo lo strumento finanziario «un veicolo di iniziativa privata» che riguarderebbe un «ammontare residuale» rispetto al patrimonio totale delle casse e che «non pregiudica il risparmio previdenziale». Il numero uno di via XX Settembre, infine, ha smentito vi siano state «forzature» per indurre l’Adepp a investire nel piano di salvataggio bancario.
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