di Francesco Ninfole
Nelle imprese italiane medio-grandi si riduce il peso del debito bancario e cresce il ruolo di nuove forme di finanziamento, a cominciare dalle obbligazioni. Negli ultimi anni si è così allentato il legame tra aziende e istituti di credito, soggetti a requisiti patrimoniali più elevati rispetto al passato.
Secondo R&S Mediobanca, che ieri ha pubblicato i dati cumulativi relativi al 2014 delle maggiori 2.055 società italiane industriali e terziarie, il peso delle banche è sceso al 29% del debito finanziario delle società: nel 2012 il dato era al 33%; nel 2005 al 37%. In valore assoluto la riduzione del debito nell’ultimo biennio (2014 e 2013) è stata di 11,2 miliardi, di cui 15,8 dalle banche. Le imprese hanno compensato con altre fonti, soprattutto obbligazioni (+9,7 miliardi).
Va detto che questi valori caratterizzano le aziende medio-grandi, che hanno possibilità di accedere più facilmente ai mercati: basti pensare alle emissioni obbligazionarie dei big come Eni ed Enel, che si chiudono in breve tempo, e con domanda ben superiore all’offerta. Non a caso le imprese pubbliche censite da R&S presentano complessivamente maggiori collocamenti sul mercato, a minori costi e a più lungo termine. Molto diversa è ancora la situazione delle pmi, i cui destini sono ancora legati a filo doppio a quello degli istituti di credito, in attesa che si sviluppi una vera Unione dei mercati dei capitali.
In termini assoluti, tra il 2005 e il 2014, le erogazioni nette degli istituti sono cresciute di 5,6 miliardi (effetto di un aumento di 11,1 miliardi sul breve termine e di un calo di 5,5 miliardi sul medio-lungo), ma tale flusso ha rappresentato solo il 6,5% dei maggiori mezzi finanziari affluiti alle imprese.
Sui mercati si reperisce il debito a lunga scadenza: nel decennio le banche hanno ridotto del 12% l’erogazione netta di debiti a medio-lungo termine e intercettato il 27% di quelli a breve. Per mantenere invariato il peso sul debito complessivo, gli istituti avrebbero dovuto aumentare gli affidamenti per circa 26,4 miliardi, a fronte dei 5,6 effettivamente erogati.
Nel solo 2014 l’esposizione delle aziende verso le banche si è ridotta di 4,8 miliardi, la quinta contrazione nei sei anni intercorsi dal 2009, intervallata dalla parziale ripresa del 2011. Negli ultimi sei anni i debiti bancari si sono ridotti per circa 38,2 miliardi, quale somma tra 1,6 miliardi di minori affidamenti a breve e la caduta di 36,6 miliardi di quelli a lungo termine, dopo aver segnato un incremento di 43,8 miliardi tra 2006 e 2008. I minori affidamenti hanno interessato le imprese pubbliche per 15,4 miliardi e quelle private per 22,8 miliardi. La caduta delle erogazioni a medio-lungo termine è stata più che compensata dal maggiore ricorso alle emissioni obbligazionarie, aumentate tra 2008 e 2014 di 40,2 miliardi, dei quali 31,6 miliardi da parte di società pubbliche.
Il debito totale delle aziende, bancario e non, è comunque cresciuto nell’ultimo decennio, in proporzione al capitale: una tendenza mutata solo nell’ultimo biennio. Una recente indagine della Banca d’Italia ha osservato che le imprese avrebbero bisogno di riequilibrare il passivo, aumentando il patrimonio di circa 200 miliardi. I dati R&S Mediobanca indicano che tra il 2005 e il 2014 la struttura patrimoniale delle imprese ha mostrato un progressivo deterioramento: l’incidenza dei debiti sul patrimonio netto è passata dal 132% del 2005 al 155% del 2014 (il massimo è stato toccato nel 2012, quando era al 166%).
L’aumento del rapporto tra debito oneroso e mezzi propri dal 2005 è dovuto a maggiori debiti finanziari per 86,2 miliardi, affluiti alle imprese sotto forma di finanziamenti a breve per 40,6 miliardi, obbligazioni per 51,1 miliardi, al netto della riduzione di 5,5 miliardi delle altre forme di provvista a medio-lungo termine. Nello stesso arco temporale i mezzi propri si sono irrobustiti per 56,2 miliardi, e quindi per ogni euro di maggiore capitale netto le società hanno contratto ulteriori debiti per 1,6 euro. Il ricorso al debito finanziario da parte delle società è anche riconducibile alle migliori condizioni a cui esso si è reso disponibile, soprattutto negli ultimi sei anni quando il suo costo medio ha oscillato tra il 5,3 e il 5,8%, ben al di sotto del 6,7% segnato nel 2008. Tuttavia nel biennio 2013-2014 si è registrata una riduzione del debito (come detto 11,3 miliardi), mentre i mezzi propri sono aumentati di 25 miliardi. (riproduzione riservata)