di Francesca Vercesi
L’Europa si muove per tutelare di più i sottoscrittori di prodotti d’investimento. La nuova Mifid è nata con questo obiettivo. E in Italia la Consob ha addirittura giocato d’anticipo aprendo una consultazione sul bando alla vendita dei prodotti complessi al retail. Ma la regolamentazione potrebbe anche creare una disparità di trattamento tra i diversi prodotti. Come avverte Peter Grimmett, head of fund regulatory development di M&G.
Domanda. Dal vostro punto di vista quali sono i nodi ancora aperti, e quali i possibili impatti della nuova Mifid?
Risposta. Tanto la Mifid quanto la Rrd in Uk hanno l’obiettivo di una maggiore tutela degli investitori finali dopo gli scandali sollevati dal crack di Lehman o il caso Parmalat. Combattere il mis-selling, la vendita inappropriata di prodotti finanziari non conformi al profilo di rischio dell’investitore finale, è stata la priorità per le autorità regolatrici che stanno operando per ottenere la maggiore trasparenza possibile su prodotti e consulenza. L’Esma si è espressa rispetto ai prodotti non rientranti nella categoria Ucits, i cosiddetti Nurs (Non Ucits Retail Schemes), un mercato da circa 125 miliardi di sterline. Questi prodotti rientrerebbero nella definizione di prodotti complessi non vendibili se non attraverso consulenza, anche se alcuni di essi sono anche più semplici rispetto allo standard Ucits. Questo è uno dei nodi che restano aperti, perché rispetto alla Mifid I non sono stati previsti degli appositi test per definire il livello di complessità di un determinato prodotto. Per quanto riguarda i consulenti, con la Mifid II si vietano incentivi, retrocessioni, commissioni, benefit e altro per i consulenti indipendenti. Apparentemente si tratta di una questione per molti marginale, visto che in Europa in media i consulenti indipendenti sono circa il 5-10% (nel Regno Unito gli Independent Financial Advisor costituiscono il 75% del mercato). Altra questione ancora tutta da chiarire, quella dei test per i consulenti non indipendenti.
D. Il bando degli incentivi per i consulenti indipendenti cosa potrebbe comportare?
R. Occorre fare almeno due considerazioni. Innanzitutto, la direttiva copre soltanto i prodotti Mifid, ciò vuol dire che pensioni e assicurazioni sono fuori dal campo di applicazione, e questo potrebbe portare all’arbitraggio di prodotto, o competizione ad armi impari, con le unit linked che si ritrovano avvantaggiate. Aspetto non secondario, la riduzione del numero di consulenti indipendenti e, di conseguenza, un minor numero di opzioni di scelta per l’investitore finale.
D. Il tema degli incentivi e retrocessioni è uno degli argomenti centrali della nuova normativa nel Regno Unito. È possibile fare dei paragoni con il resto d’Europa?
R. L’80% del business in Inghilterra è attraverso piattaforme, per cui è difficile fare dei confronti con l’Europa che ha diversi modelli distributivi. La Rdr II è stata una vera rivoluzione nel Regno Unito perché sono state eliminate tutte le commissioni, tanto ai consulenti quanto alle piattaforme, con l’obiettivo di arrivare a un sistema di consulenza esclusivamente a pagamento: con la Mifid II non si arriverà così lontano.
D. Quali sono stati i vantaggi per gli investitori?
R. Oltre all’abolizione degli incentivi e commissioni, con la Rdr si sono aumentati gli standard professionali di consulenza, attraverso l’introduzione di esami obbligatori, e dei limiti minimi di capitalizzazione per i consulenti. I vantaggi offerti all’investitore dai cambiamenti introdotti sono l’assenza di pregiudizi sui prodotti che sono ora tutti allo stesso livello in quanto le commissioni sono abolite all’origine. Un altro vantaggio è rappresentato dal costo inferiore del prodotto di investimento puro (in quanto privo di commissioni o retrocessioni) e la totale trasparenza dell’offerta e dei costi annessi. Per contro, se il costo del prodotto in sé è diminuito, è però aumentato il costo complessivo dell’investimento con il consulente: si è stimato che solo gli investitori con portafogli di almeno 100 mila euro potranno permettersi una consulenza personalizzata, per cui sarà molto difficile per i clienti con portafogli al di sotto di tale soglia avere advice da banche e consulenti. Necessariamente si creerà un notevole gap di consulenza per gli investitori con portafogli più modesti e questo potrebbe portare a una crescita degli investimenti execution only o self-service. Il rischio è che dal mis-selling dei prodotti si passi a un non proprio positivo mis-buying. (riproduzione riservata)