Dal 15 agosto tutti i professionisti della sanità che esercitano la libera professione hanno l’obbligo di assicurare la responsabilità civile per danni causati nell’esercizio della professione. Le polizze sono tuttavia spesso troppo care e le compagnie non sono interessate ad un mercato così difficile e rischioso.
Lo Stato, che ha imposto l’obbligo di assicurazione (con corredo delle immancabili proroghe), non è poi riuscito a mettere nero su bianco un decreto che dovrebbe disporre le condizioni minime per rendere possibile tale adempimento. Istituendo tra l’altro un fondo rischi sanitari per ridurre l’onerosità dei risarcimenti.
MF ha pubblicato alcuni dati che evidenziano la gravità del problema e la necessità di una risposta precisa: nel 1994 si registravano ogni anno meno di 10 mila denunce per errori sanitari. Oggi siamo arrivati a 30 mila. Inoltre il costo medio del risarcimento cresce continuamente. Conseguenza di questo andamento, le assicurazioni non sono affatto interessate a questo segmento di mercato. Anche perché per ogni 100 euro di premi incassati sono state costrette a risarcirne 175. Così il professionista che decide di assicurarsi si trova di fronte alla richiesta di premi spesso molto alti: per un medico di famiglia possono facilmente superare i 1.000 euro l’anno, ma per un ginecologo si arriva anche a 10 mila e per un neurochirurgo si può andare ancora oltre. Cifre già difficili da sborsare per un medico con una buona esperienza e una professione avviata, e spesso impossibili per un giovane alle prime armi.
È evidente che questi costi esorbitanti, in un modo o in un altro, finiscono per essere caricati sui pazienti attraverso un inasprimento del costo delle prestazioni. Ma c’è di peggio. Sebbene sia difficile fare una stima precisa, si è calcolato che il costo dei risarcimenti per malasanità sia intorno ai 2 miliardi di euro ogni anno. La cosiddetta medicina difensiva, cioè le tecniche usate dai medici per limitare i rischi legali e le connesse richieste di risarcimento (per esempio richieste continue di esami sempre più sofisticati, costosi e qualche volta anche inutili), ha costi stimati in 13 miliardi l’anno, più di sei volte il costo dei risarcimenti.
In tutto ciò un regolamento ministeriale che avrebbe potuto delimitare i termini del problema, facendo risparmiare qualche miliardo alla sanità pubblica, ai medici e ai cittadini, non è pronto e non lo sarà nei prossimi mesi. Un’idea potrebbe essere quella di rendere possibili le richieste di risarcimento danni anche nei confronti dei burocrati che non rispettano i tempi previsti per l’emanazione degli atti di loro competenza.
Fonte: MF – Mercati finanziari