di Paola Valentini
I ricchi diventano sempre più ricchi e l’Italia non fa eccezione, malgrado il pil che dal 2008 è sceso del 9%. La crisi ha reso i Paperoni ancora più facoltosi a scapito delle classi più povere, che continuano a ingrossarsi. Ma tutta questa ricchezza stenta a essere investita nell’economia italiana. Secondo l’ultimo World Wealth Report di Capgemini e Rbc Wealth Managament, nel 2013 in tutto il mondo i milionari in dollari sono aumentati di quasi 2 milioni. Mentre la crescita economica globale scendeva dal 2,3% del 2012 al 2,2%, il numero dei super ricchi (quelli con un patrimonio superiore a 1 milione di dollari, al netto di abitazione principale, collezioni e beni durevoli) è salito nel mondo del 14,7%, al massimo storico di 13,7 milioni. E la loro ricchezza è cresciuta del 13,8% al record di 52.600 miliardi di dollari, praticamente 25 volte il debito pubblico dell’Italia. Dove, secondo il report, i milionari sono saliti dai 176 mila di fine 2012 ai 203 mila del 2013, in aumento del 15,6%, contro una media europea del 12,5%. Un ritmo tra i più elevati al mondo. Basti pensare che in Germania la crescita nel numero di super ricchi è stata dell’11,4%, nel Regno Unito del 13,4% e in Francia del 9,7%. Il che permette all’Italia di restare al decimo posto nella classifica degli Stati per numero di Paperoni.
Numeri in linea con quelli che riporta un altro studio, il Global Wealth 2014 di Boston Consulting Group (Bcg) che si concentra sulla ricchezza finanziaria privata. Dall’analisi emerge che a fine 2013 l’Italia è nona per numero di individui che detengono più di 1 milione di dollari in attività finanziarie (posizione stabile sul 2012): in totale sono 281 mila. Mentre il club di chi possiede attività finanziarie superiori a 100 milioni di euro comprende 374 italiani e qui l’Italia è decima.
Considerando la ricchezza finanziaria complessiva (quindi anche quella di chi ha meno di 1 milione di dollari) secondo Bcg, nel 2013 c’è stata nel mondo una crescita del 14,6% a 152 mila miliardi di dollari. Un aumento sostenuto dal buon andamento dei mercati finanziari e dalla creazione di nuovi capitali nelle economie della regione Asia-Pacifico. L’Italia è settima con 4 mila miliardi di dollari di risparmi detenuti dalle famiglie e le previsioni per il 2018 sono per un ulteriore aumento a 5 mila miliardi.
Intanto a livello mondiale nel 2018 la ricchezza finanziaria salirà del 5,4% annuo a 198 mila miliardi, e se si restringe il focus a chi detiene più di 1 milione di dollari la crescita sarà del 7,7% all’anno. Ancora di più si arricchirà chi detiene oltre 100 milioni di dollari: qui si prevede un +9,1% annuo. Tutte risorse in cerca di impieghi redditizi. E che tra l’altro potrebbe contribuire a risolvere i problemi di scarsa crescita dell’Italia. Non a caso le stime indicano che oggi ci sono 170 mila miliardi di euro nelle disponibilità di privati a livello globale che sono a caccia di opportunità. Ma l’Italia per sperare di attirarli deve offrire una maggiore affidabilità presso gli investitori internazionali, accelerando sulle riforme della giustizia, del sistema fiscale e anche della burocrazia. Il problema è che anche gli stessi capitali italiani hanno ricominciato a prendere la via dell’estero per sottrarsi a un Fisco oggi più attivo nella lotta all’evasione.
La via dell’off-shore continua a prosperare anche perché i Paperoni non smettono di apprezzare una serie di elementi che i centri internazionali offrono. «Tra questi ci sono prodotti innovativi e, non ultima, la sicurezza, un fattore che viene sempre più ricercato dopo l’escalation delle tensioni in Medio Oriente e tra Russia e Ucraina», spiega Bcg. Che calcola per il 2013 un aumento del 10,4% a 8.900 miliardi nella ricchezza off-shore per raggiungere nel 2018 12.400 miliardi di dollari, pari a una crescita annua del 6,8%. Nel 2013 la Svizzera è rimasta il principale centro con 2.300 miliardi di dollari, il 26% degli asset off-shore totali. «Il Paese comunque resta sotto pressione a causa della forte esposizione ai patrimoni che hanno avuto origine nelle economie sviluppate, alcuni dei quali si prevede che possano essere rimpatriati a seguito delle azioni dei governi per combattere l’evasione fiscale», afferma Bcg. La minaccia per la Svizzera arriva anche dall’ascesa di centri come Singapore e Hong Kong, grazie all’aumento dei super ricchi made in Asia. «In ogni caso», conclude Bcg, «l’adozione di norme fiscali più severe continuerà a mettere pressione a molti centri off-shore. (riproduzione riservata)