di Luca Gualtieri
C’è anche Banca Carige tra gli istituti di credito italiani che hanno prenotato una quota delle operazioni T-Ltro che la Bce lancerà a settembre e dicembre. Lo ha dichiarato ieri l’amministratore delegato Piero Montani durante la presentazione dei conti semestrali. L’istituto genovese dovrebbe procedere al rimborso anticipato di tutta l’Ltro entro settembre, «fatta eccezione per la possibilità di chiedere un’altra tranche di 750-800 milioni a settembre che stiamo esaminando in questi giorni», ha spiegato il banchiere.
Nel corso dell’annoCarige ha già rimborsato 3,7 miliardi, portando l’esposizione attuale verso la Bce a 3,3 miliardi. Il 6 agosto, come ha spiegato Montani, l’istituto procederà al rimborso di ulteriori 1,3 miliardi, riducendo pertanto l’ammontare da restituire a 2 miliardi. La corsa ai rifinanziamenti di Francoforte volti a sostenere il credito e la ripresa sembra peraltro solo appena incominciata. Nelle scorse settimane infatti i vertici di Intesa Sanpaolo, Unicredit e Monte dei Paschi hanno già prenotato 33-34 miliardi dei 75 complessivamente a disposizione per le banche italiane. Bisogna infatti ricordare che il beneficio immediato è proprio per la raccolta delle banche, che avranno denaro a basso costo (0,25%) per quattro anni (solo due se non presteranno abbastanza).
Tornando a Carige, ieri Montani ha fornito preziosi aggiornamenti sul piano di dismissioni della banca genovese.
Il 30 settembre scadrà l’esclusiva concessa al fondo Apollo Management Holdings per trattare la vendita delle compagnie assicurative Carige Assicurazioni e Carige Vita Nuova. A fine luglio infatti il consiglio di amministrazione di Carigeaveva selezionato il fondo americano come interlocutore esclusivo per il deal che comporterà l’uscita del gruppo ligure dal settore assicurativo, come richiesto esplicitamente dalla Banca d’Italia. A proposito di altri asset non core in via di dismissione, Montani si è soffermato sulla possibilità di cedere le attività di leasing e factoring: «Valuteremo la possibilità di cederle, visto che sono settori non più identificabili nell’obiettivo che la banca si è posta», ha spiegato ieri l’amministratore delegato. Nella seconda parte dell’anno, ha aggiunto Montani, Carige punta di avviare la «valorizzazione del portafoglio dei non performing loan, soprattutto per le aree di minore importo: complessivamente parliamo di 300 milioni».
Per quanto riguarda il piano industriale, entro la metà di ottobre Carige dovrebbe completare la chiusura dei 38 sportelli già individuati nel contesto del business plan che prevede una razionalizzazione di 80-90 filiali. «Sei filiali sono già state chiuse, mentre per 32 è già stato avviato il percorso ed entro metà ottobre dovrebbero essere chiuse», ha spiegato Montani, puntualizzando: «Sarebbe circa la metà di quanto previsto dal piano». Se le tempistiche saranno rispettate, Carige chiuderà il 2014 con una rete di 640 filiali rispetto alle 678 di inizio anno. Per gli altri sportelli da includere nel piano di razionalizzazione sono ancora in corso le procedure di individuazione.
Tornando ai conti semestrali, gli analisti di Equita Sim hanno apprezzato i risultati, giudicandoli leggermente migliori delle attese grazie ai progressi del core tier 1 (che beneficia del calo degli attivi ponderati per il rischio) e nonostante un andamento reddituale ancora debole. Carige ha peraltro appena chiuso con successo un impegnativo aumento di capitale da 800 milioni che ha portato la percentuale di capitale sul mercato dal 37,38% di fine 2013 al 69,56%. (riproduzione riservata)