Come si modifica una fattura, nella quale è stato erroneamente inserito un acquisto non effettuato, ricalcolando l’IVA sull’importo dovuto? Qual è lo stipendio netto mensile di un impiegato, calcolando l’effetto degli scaglioni d’imposta sui redditi lordi?
Domande e problemi come questi sono stati posti dall’Ocse a circa 29mila studenti in 18 paesi, tra cui l’Italia, un campione rappresentativo di quasi nove milioni di quindicenni. In Italia, 7.068 studenti di 1.158 scuole hanno completato l’indagine PISA 2012 sull’alfabetizzazione finanziaria, i cui risultati sono stati presentati il 9 luglio a Parigi, sede dell’Ocse, a Roma, presso la Banca d’Italia.
Il 15% degli studenti intervistati nei 18 paesi1 che hanno partecipato allo studio sull’alfabetizzazione finanziaria non raggiunge il livello base di competenze. Nel migliore dei casi, questi ragazzi e ragazze sono in grado di prendere semplici decisioni di spesa quotidiana, riconoscere documenti di tutti i giorni come una fattura, ma non sanno interpretarla. Soltanto il 10% degli studenti sa analizzare prodotti finanziari complessi e dimostra competenze finanziarie in ambito più esteso.
Shanghai, in Cina, si è aggiudicata il punteggio medio più alto (603), seguita a distanza dal Belgio (541) in seconda posizione e dall’Estonia (529), terza in graduatoria. L’Italia si è aggiudicata la penultima posizione, con un punteggio di 466, seguita soltanto dalla Colombia. Gli studenti italiani sono il fanalino di coda nella classifica di alfabetizzazione finanziaria dell’Ocse – superati da slovacchi, israeliani, croati, sloveni, spagnoli, francesi, ecc – e il 21,7% non raggiunge il livello base di competenze, a fronte del 15% medio rilevato dall’indagine PISA. Quasi uno studente italiano su quattro, quindi, non raggiunge il livello base di competenze. E, guardando ai livelli migliori, soltanto 2 ragazzi su dieci ottengono il punteggio PISA più elevato, a fronte del 9,7% medio dei Paesi Ocse.
Guardando ai risultati regionali, emergono significative differenze: Friuli Venezia Giulia e Veneto (con punteggio di 501) si collocano assieme a Trento e Bolzano (500) sul valore medio rilevato dall’Ocse. Seguono Lombardia ((491), Emilia Romagna e Piemonte (481), Valle d’Aosta (476). Poi Marche e Umbria (474),
Toscana (471), Liguria (468), Puglia (462), Lazio (460), Molise (453), Abruzzo (449), Basilicata e Sardegna (446), Campania (439), Sicilia (429) e, ultima, Calabria (415).
Le regioni del nord sono tutte superiori alla media nazionale (466), mentre il Sud è più basso, con il migliore punteggio assegnato alla Puglia. La differenza tra le regioni italiane con punteggi migliori e quelle peggiori è di 86 punti, superiore a un livello di competenze nella scala di valutazione PISA.
L’Italia è anche l’unico Paese dove è stato riscontrato un divario di genere in termini di alfabetizzazione finanziaria a favore dei maschi.
La valutazione PISA ha individuato delle significative lacune nelle competenze finanziarie tra gli studenti di tutti i paesi, e l’OCSE ha chiesto che l’educazione finanziaria venga inclusa nei programmi scolastici.
Ma, al di là dell’indagine PISA, anche tra gli adulti l’alfabetizzazione finanziaria è carente, sottolinea Brigitte Miksa, responsabile di International Pensions di Allianz Asset Management. Precedenti ricerche dell’OCSE mostrano quanto grande sia il margine di miglioramento, soprattutto tra le donne. Gli studi condotti da Annamaria Lusardi, della George Washington School of Business, e Olivia Mitchell, dell’Università della Pennsylvania, confermano i seguenti dati: solo il 30% degli intervistati negli Stati Uniti ha mostrato di avere competenze in ambito di tassi d’interesse o di diversificazione degli investimenti. Simili risultati sono emersi anche in Giappone e in Francia e, in Germania, poco più della metà degli intervistati ha risposto correttamente a tutte e tre le domande.Lusardi e Mitchell hanno dimostrato che i costi di tale analfabetismo finanziario sono elevati. Secondo gli studi, le persone con basse competenze in tema finanziario tendono a indebitarsi di più e accumulare meno risorse Molti spendono troppo, fanno ricorso ad anticipi di contante ed è meno probabile che conoscano i termini dei loro mutui e di altri prestiti.
Secondo Miksa, “se dura tutta la vita, tale comportamento può portare a gravi difficoltà economiche. Considerando lo sviluppo demografico e il fatto che le responsabilità delle scelte finanziarie – ad esempio in tema di accantonamenti previdenziali – sono trasferite sempre più sulle singole persone, è fondamentale che la preparazione su questi temi sia adeguata. “Tutti sappiamo che non sempre prendiamo le decisioni buone e giuste – conclude Miksa –, ma è soprattutto importante dare alle persone gli strumenti necessari per prendere delle decisioni finanziarie consapevoli”.