A seguito dell’incontro della scorsa settimana, organizzato da Anapa a Bologna in vista del confronto con l’Ania, con l’esecutivo di Unapass e i rappresentanti di 18 Gruppi Agenti, il presidente Filippo Gariglio specifica la posizione di Uea.
Per prima cosa mi è sembrato utile sottolineare un concetto, più volte ribadito da Uea: la valorizzazione del ruolo dell’intermediario non è una questione meramente di parte, non si tratta di difendere gli interessi della categoria, ma quelli di tutto il mercato e soprattutto dei consumatori. Far comprendere, alle compagnie così come ai cittadini, questo messaggio è di importanza cruciale per il futuro dell’intermediazione professionale che, nell’attuale congiuntura economica sfavorevole, presta il fianco a detrattori e strumentalizzazioni finalizzate a privarla del suo ruolo sociale ed a ridurla ad un inutile aggravio di costi per l’assicurato. Al contrario occorre riaffermare, possibilmente ad una sola voce, che l’agente è colui che – a differenza ad esempio del taumaturgico “canale web” – ascolta le istanze degli utenti, comprende insieme a loro i rischi, interpreta per loro i complessi contratti assicurativi, li aiuta a trovare le soluzioni più idonee alle loro esigenze e infine li affianca e tutela i loro interessi qualora si verifichi un sinistro. Tutti questi passaggi, fondamentali, sono ciò che realmente qualifica l’intermediazione professionale e rende la relazione umana tra intermediario e assicurato un valore aggiunto per l’intero sistema.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare nel corso del nostro 40° Congresso nazionale, la polizza assicurativa non è un prodotto finanziario, ma un servizio con una forte valenza etica nella misura in cui è fondato sui principi di solidarietà, sussidiarietà e mutualità. Per questo il punto focale attorno al quale discutere oggi non è il mono o il plurimandato, ma la centralità dell’intermediario contro il rischio, questo sì grave, della disintermediazione. A tal proposito non possiamo nasconderci che quest’ultima può costituire un “vantaggio” in termini di fatturato per le compagnie, ma non tanto per i costi della rete, quanto piuttosto per “l’opportunità” di pagare meno sinistri. Ugualmente sui tema della concorrenza e della turnovazione occorre chiarire da un lato che non possiamo considerare la fidelizzazione un disvalore, bensì un elemento positivo che testimonia la fiducia e la solidità del patto assicurativo, e dall’altro che la vera concorrenza di cui abbisogna il sistema non è quella tra intermediari, ma quella tra le compagnie sull’innovazione di prodotto. Purtroppo la storia recente ci ha insegnato che quando il sistema non possiede la necessaria volontà e capacità di autoriformarsi, viene investito “dall’esterno” – sotto la spinta di fattori contingenti o su pressione dell’opinione pubblica – da cambiamenti e regolamentazioni spesso non equilibrati o non sufficientemente valutati che nella migliore delle ipotesi risultano inefficaci e talvolta deleteri. Proprio perché il comparto ha già vissuto l’esperienza di decreti legge non condivisi, subìti e non agiti in prima persona dagli addetti ai lavori, e dal momento che sulla categoria incombe l’incognita delle prossime direttive europee, mai come oggi è fondamentale confrontarsi per trovare punti di riferimento comuni, pur nella legittima riaffermazione di ruoli e peculiarità differenti. In questo senso, mi è sembrata molto positiva anche la sottolineatura, espressa nel corso dell’incontro di Bologna, da parte dei Gruppi Agenti, dell’importanza della contrattazione collettiva di natura associativa o sindacale come quadro di riferimento in cui andare a definire i contratti migliorativi aziendali. Questo è ovviamente solo un passaggio di un processo molto più complesso, ma un segnale forte nei confronti delle compagnie, delle istituzioni e della politica.