di Carlotta Scozzari

Anche quest’anno dall’indagine su fondi e Sicav italiani firmata dall’ufficio studi di Mediobanca emerge un quadro a tinte fosche sull’andamento dell’industria del risaprmio gestito. Tra i dati più eclatanti, quello sui rendimenti nel lungo periodo: secondo gli esperti di Piazzetta Cuccia, «chi avesse investito in tutti i fondi italiani negli ultimi 28 anni avrebbe subìto, rispetto a un impiego annuale in Bot a dodici mesi, una perdita di oltre una volta il patrimonio iniziale». Nel dettaglio, il rendimento dell’insieme dei fondi comuni aperti, dal 1984 a oggi, in assoluto, si è attestato a +349,2% (+5,6% in media), contro +455,1% (+6,2%) dei Buoni ordinari del Tesoro. Considerando soltanto l’ultimo decennio, l’industria del risparmio gestito realizza un +7,2% contro il +25,7% dei Bot, mentre dal 2006 al 2011 i fondi sono in lieve rosso dello 0,1% rispetto al rendimento positivo dei titoli di Stato a breve, pari al 12,2 per cento. «Sulla base del tasso a rischio zero o risk free – sottolineano dall’ufficio studi di Mediobanca – il rendimento dei fondi aperti mette in evidenza una distruzione di valore pari a circa 90 miliardi di euro nell’ultimo decennio». Insomma, «l’industria dei fondi continua a rappresentare un apporto distruttivo di ricchezza per l’economia del Paese». 

RENDIMENTI IN CALO NEL 2011. Guardando soltanto al 2011, il rendimento medio dei 956 fondi di diritto italiano considerati nell’indagine è stato negativo per il 2,2% per cento. I fondi aperti hanno fatto leggermente peggio, segnando un -2,4%: hanno contribuito particolarmente in negativo gli azionari (-11,1%), i flessibili (-3,3%) e i bilanciati (-3,2%), con gli obbligazionari in calo dello 0,7% per cento. Limitando l’analisi ai prodotti azionari, l’anno scorso la performance è stata ben peggiore di quella (-2,5%) delle Borse internazionali, che sono poi il loro principale mercato di riferimento, ma migliore rispetto all’andamento, negativo per ben il 18,6%, del listino di Piazza Affari. «Anche qui – fanno notare gli analisti di Piazzetta Cuccia – la prospettiva di lungo periodo propone un quadro non favorevole. Negli ultimi cinque anni le perdite dei fondi azionari italiani sono state più pesanti di quelle della media delle Borse internazionali, mentre sul decennio la performance negativa supera anche quella di Piazza Affari». Tornando al 2011, hanno registrato un andamento negativo anche i fondi riservati (-2,2%), i fondi di fondi (collegati -1,8%, non collegati -4%), gli speculativi (-5,5%), i fondi pensione aperti (-2,3%) e gli immobiliari (-1,5%). In positivo, seppure limitatamente, i soli fondi di liquidità (0,8%), i fondi pensione negoziali (0,1%) e i fondi chiusi (1,4%). Restando sui fondi pensione, ragionano gli esperti di Mediobanca, «fatto 100 l’anno 2000, i negoziali hanno chiuso il 2011 cumulando un rendimento del 27,1%, inferiore alla rivalutazione del Trattamento di fine rapporto (Tfr), pari al 34,8 per cento». I fondi pensione aperti, nel 2011 scesi nuovamente al di sotto dei livelli del 2007, rimangono fermi al capitale di partenza (+0,1% complessivo nel periodo undecennale), e in ognuno degli anni dal 2001 il loro rendimento cumulato rimane distante (almeno 14 punti in meno) rispetto a quello del Tfr. Considerando invece i primi scorci del 2012, gli analisti di Mediobanca fanno sapere che «sulla base dei dati disponibili, è possibile valutare che i fondi aperti italiani abbiano chiuso il primo trimestre 2012 con una performance del 3,5% circa». 

SOS DEFLUSSI. La fotografia scattata dagli esperti di Piazzetta Cuccia testimonia una volta ancora l’emorragia con cui l’industria del risparmio gestito è costretta a fare i conti. La raccolta netta registra, infatti, saldi fortemente negativi dal 2004. «L’insieme indagato dall’ufficio studi – affermano da Mediobanca – ha subìto negli otto anni sino al 2011 un deflusso pari a 228 miliardi, ma i soli fondi aperti e le Sicav hanno superato i 262 miliardi, cifra pari a oltre due volte il patrimonio in essere alla fine dell’anno scorso». In quest’ultimo anno i riscatti hanno superato le sottoscrizioni di 27 miliardi (28,6 miliardi per i soli fondi aperti). Passando al patrimonio, i quasi mille fondi passati al setaccio, alla fine del 2011, contavano un aggregato di 188 miliardi, 123 dei quali relativi a fondi aperti e Sicav. «Come per il 2010 – evidenziano da Piazzetta Cuccia – si è verificata una flessione attribuibile prevalentemente al volume di riscatti, che ha superato quello delle nuove sottoscrizioni di 27,1 miliardi». Così, il risultato dell’industria al lordo delle imposte è stato pari a 5,5 miliardi dopo la contabilizzazione di 7,7 miliardi circa di perdite nette sul portafoglio, costituite all’incirca per metà da decrementi di valore originate dalla flessione dei prezzi sui mercati finanziari. Dopo un anno di stabilità, infine, gli oneri di gestione hanno ripreso a diminuire (2,4 miliardi contro i 2,8 del 2010).

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