di Andrea Di Biase
Che il tema del capitale sarà uno dei punti caldi dei prossimi mesi per le Generali è da tempo evidente. Già ai primi di giugno, subito dopo la decisione dei grandi soci della compagnia triestina di procedere alla sostituzione di Giovanni Perissinotto con Mario Greco (che oggi sarà nominato group-ceo dal cda), gli analisti avevano messo in evidenza la necessità per le Generali di procedere in tempi non troppo lunghi a un’importante operazione di rafforzamento patrimoniale. Al 31 marzo scorso il Leone aveva un margine di solvibilità del 130%, ampiamente sopra la soglia regolamentare del 100%, ma comunque inferiore a quello dei suoi principali concorrenti internazionali. Il fatto poi che nel 2014 le Generali saranno chiamate a riacquistare il 49% della joint venture Generali Ppf Holding in portafoglio al finanziere ceco Petr Kellner, sborsando almeno 2,5 miliardi, ha reso il tema di forte attualità, anche se non strettissima, visto che almeno per un altro anno e mezzo il riacquisto non dovrebbe avvenire. L’indiscrezione, circolata nella giornata di ieri, secondo cui il recente downgrade dell’Italia e delle stesse Generali da parte di Moody’s avrebbe permesso a Kellner di esercitare fin da ora l’opzione di vendita, non ha trovato alcuna conferma. Se al contrario l’opzione fosse esercitabile già in questa fase, allora Greco non avrebbe altra scelta se non procedere subito all’aumento di capitale, invece che valutare le diverse opzioni sul tavolo per rafforzare il patrimonio. Alcuni dei grandi soci, a partire da Mediobanca, ma il ragionamento sembra essere condiviso anche dal gruppo De Agostini, preferirebbero che le Generali recuperassero le risorse necessarie a rafforzare il capitale attraverso dismissioni di asset non strategici. Tra questi ci sono le attività di asset management di Banca Bsi e gli asset del gruppo negli Usa per i quali ci sarebbero già alcuni soggetti potenzialmente interessati. L’alternativa è quella di chiedere risorse fresche (si parla di 5-6 miliardi) agli azionisti, alcuni dei quali – come la stessa Mediobanca – potrebbero, nel caso non fossero in condizioni di sottoscriverlo pro-quota, essere fortemente diluiti. Greco, che è stato scelto per il suo profilo di manager internazionale, potrebbe dunque trovarsi, così come era stato per Perissinotto, a confrontarsi, specie sul tema del capitale, con le posizioni dei grandi soci della compagnia. Oggi il cda delle Generali, oltre a procedere alla nomina di Greco, approverà anche i conti del primo semestre, che dovrebbe chiudere con un utile di 810 milioni, in linea con lo stesso periodo del 2011. I risultati saranno resi noti giovedì mattina e subito dopo ci sarà una conference call in cui saranno illustrati agli analisti. In avvio della conferenza telefonica il nuovo group-ceo terrà un breve intervento in cui si presenterà ufficialmente al mercato. (riproduzione riservata)