Andrea Di Biase
Effeti, il veicolo costituito nella primavera del 2010 da Ferak (50,1%) e Fondazione Crt (49,9%) per rilevare il 2,2% delle Generali messo in vendita da Unicredit, ha chiuso l’esercizio 2011 con un utile netto di 4,58 milioni di euro, in forte calo rispetto ai 34 milioni dell’esercizio 2010 (di soli nove mesi) e si accinge a rinegoziare il debito di 240 milioni con Veneto Banca. Sotto il profilo gestionale la flessione dell’utile avrebbe potuto essere anche più pesante se la società presieduta da Andrea Comba avesse adottato i principi contabili Ias e fosse stata costretta ad allineare il valore dei titoli Generali in portafoglio al prezzo di mercato di fine 2011. Complessivamente Effeti alla fine dello scorso esercizio deteneva 34.400.587 azioni Generali. Di queste la maggior parte (33.535.587 azioni pari al 2,15%) è iscritta alla voce titoli immobilizzati e, secondo la nota integrativa, «sono valutate al costo di acquisto», pari a 18 euro per ciascun titolo, «eventualmente ridotto per tenere conto delle perdite durevoli di valore». Al 31 dicembre 2011 il prezzo di borsa delle azioni Generali era di 11,63 euro. Pertanto il valore di mercato del pacchetto del 2,15%, iscritto a bilancio a 603 milioni, era pari a 390 milioni, con una minusvalenza latente di 213 milioni. Minusvalenza che tuttavia non è stata registrata, nemmeno parzialmente, nonostante a fine aprile, quando il bilancio di Effeti è stato approvato, il titolo Generali, anche alla luce della crisi del debito pubblico italiano, era sceso fino a 10,53 euro, per poi toccare il minimo di 8,21 euro a fine maggio. Gli amministratori di Effeti (oltre a Comba siedono in cda anche l’ex segretario generale della Fondazione Crt, Angelo Miglietta, che siede anche nel board del Leone, e l’ad di Palladio Finanziaria, Roberto Meneguzzo) ritengono infatti che tale perdita non abbia natura durevole e che una maggiore stabilità degli spread tra i titoli governativi assieme alle potenzialità di miglioramento nella gestione della compagnia (che nel frattempo ha nominato Mario Greco nuovo group-ceo) gettino le basi per un recupero del valore del titolo nel medio termine. Gli amministratori di Effetti hanno deciso di non effettuare alcuna svalutazione nemmeno sugli 865 mila titoli Generali, pari allo 0,5% del capitale, iscritti nell’attivo circolante e destinati all’attività di trading, avvalendosi delle disposizioni del decreto anti-crisi del 2008, che consente di mantenere allineato al loro costo di iscrizione anche questa categoria di titoli. In questo modo Effeti ha evitato di registrare una perdita in conto economico pari a 4,65 milioni, che avrebbe di fatto azzerato l’utile conseguito nel 2011. Per coprirsi dai rischi legati all’andamento del titolo Generali, già dall’esercizio 2010 Effeti ha messo in campo una strategia di hedging mediante l’utilizzo di contratti derivati di protezione, fatta di vendita di opzioni call e di acquisto di opzioni put sul titolo del Leone. Ma se nel passato esercizio questa strategia aveva consentito a Effeti di realizzare un guadagno netto di circa 22 milioni, nell’esercizio 2011 l’impatto sui conti è stato invece negativo per circa 3 milioni. Questo, assieme a maggiori oneri finanziari (11,6 milioni contro i 3 milioni del 2010) e a una tassazione più pesante, ha pesato fortemente sul risultato netto, che si è contratto nonostante i dividendi staccati dalle Generali siano stati maggiori (16,1 milioni contro 12,3 milioni). Se il crollo del titolo Generali non ha avuto impatti a livello di bilancio, qualche problema potrebbe esserci per Effeti sul fronte dell’indebitamento. Il 2,2% del Leone è stato infatti acquistato facendo ricorso sia ai mezzi propri sia a un finanziamento bancario da 340 milioni, inizialmente messo a disposizione da Unicredit (che era anche il venditore del pacchetto azionario) al quale è poi subentrata nel gennaio 2011 Vento Banca (quest’ultima è anche azionista di Palladio Finanziaria e di Ferak). A fronte del finanziamento, la cui scadenza è fissata al primo gennaio 2016, l’istituto guidato da Vincenzo Consoli ha ottenuto in pegno l’intera quota nella compagnia triestina. Il pegno è stato successivamente ridotto dopo che lo scorso anno la società ha rimborsato anticipatamente circa 100 milioni del finanziamento con le risorse raccolte attraverso l’emissione di un prestito obbligazionario convertibile nello 0,64% delle Generali e sottoscritto al 95% dalla Fondazione Crt e al 5% da Ferak. Al 31 dicembre 2011 Veneto Banca rimaneva comunque esposta nei confronti di Effeti per circa 240 milioni, mantenendo il pegno sul restante 1,56% del Leone valutato al costo unitario di 18 euro e dunque pari a 455 milioni. La discesa in borsa del titolo Generali ha tuttavia ridotto significativamente tale valore, che attualmente rimane comunque superiore all’importo del finanziamento (275 milioni a fronte di 240 milioni). Effeti ha tuttavia deciso di giocare d’anticipo, intavolando discussioni con Veneto Banca per procedere a un’eventuale ristrutturazione del debito, anche alla luce delle prospettive del mercato e della compagnia. (riproduzione riservata)