Di Gigi Giudice
Una segnalazione a Mario Greco, appena approdato alla guida delle Generali e voglioso di impadronirsi del mood del gruppo nei tempi più accelerati, per attrezzarsi al meglio per reggere alle sfide cui è atteso.
E’ notorio che l’impronta mitteleuropea che ha caratterizzato la storia della compagnia, “cosmopolita” per accezione (come riuscì a argomentare il presidente Pasquale Revoltella quando venne messo agli arresti dall’imperatore austroungarico per presunte “connivenze con il nemico”, dopo le sconfitte delle sue truppe patite contro i franco-piemontesi) è un patrimonio che vale in assoluto. Patrimonio che fa leva anche sull’imprinting culturale, che ha contraddistinto – parlo da testimone diretto – quella che era la divisione comunicazione/relazioni esterne del Leone dagli anni Sessanta. Imperniata sulle capacità e le intuizioni di uomini come Carlo Ulcigrai e di Armando Zimolo.
Che si avvalevano – per realizzare iniziative rimaste esemplari nella microstoria del settore (una per tutte: gli “incontri di Villa Manin”, che davano forte rilievo al confronto e alla collaborazione fra governo-industria e assicuratori ) – di un nucleo di talenti. Che poteva contare anche sul background e la sensibilità di Claudio Grisancich.
Ovvero di quello che si è da tempo affermato come degno erede dei celebrati poeti “in lingua triestina” come Virgilio Giotti e Umberto Saba.
Nell’ottobre scorso la giuria di specialisti (fra cui Franco Loi, Pietro Gibellini, Gianni Oliva) del premio intitolato al poeta gradese Biagio Marin, uno dei nomi di spicco della poesia del Novecento, ha indicato in Claudio Grisancich il vincitore. Per la raccolta “Conchiglie” (Lint editore) in cui sono state raccolte le composizioni di sessant’anni di attività, avendo Grisancich iniziato a comporre versi in età precoce.
Per inciso: Biagio Marin ha lavorato, tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, come bibliotecario alle Generali.
Aggiungo che, proprio in questi giorni, a Claudio Grisancich, che continua a prodursi anche in rappresentazioni poetiche e teatrali, oltre a dare ancora il suo apporto in veste di presidente del Circolo ricreativo dei dipendenti (che promuove un gran numero di iniziative culturali e a pubblicare densi preziosi volumi ) è stato assegnato, a San Mauro di Romagna, il Premio intitolato a Giovanni Pascoli.
Sono certo che il popolo degli assicuratori sensibili e attenti apprezzerà le “Conchiglie” dell’amico Claudio. Convinti pure che il senso dell’abusato “Carmina non dant panem”, su cui è clamorosamente inciampato un pur autorevole ex ministro del precedente governo, vada contestato e capovolto.