I vertici della Consob si riuniscono stamane prima dell’apertura dei mercati. Il pressing dell’Esma
Ci potrebbe essere una sorpresa oggi, appena prima dell’apertura di Piazza Affari. Consob potrebbe, infatti, decidere di vietare lo short selling. La riunione sull’argomento, sollecitato dall’Autorità europea sui mercati, doveva svolgersi ieri sera, ma è poi slittata alle prime ore di oggi. Sul tavolo dei vertici della Commissione di vigilanza presieduta da Giuseppe Vegas ci sarebbe la possibilità di vietare o limitare le vendite allo scoperto per cercare di fermare l’alta volatilità del mercato. L’Esma (European Securities and Markets Authority) sta valutando la possibilità di sollecitare un bando temporaneo sulle vendite allo scoperto di titoli. «Stiamo parlando con le autorità nazionali – ha dichiarato al New York Times un portavoce dell’Authority – e insieme decideremo se occorra un’azione coordinata». L’obiettivo è quello di rafforzare la lotta per arginare la speculazione e di porre un freno alle operazioni che rischiano di destabilizzare il sistema finanziario. Ai vari Paesi l’Esma avrebbe, quindi, richiesto dettagli sul settore delle vendite allo scoperto per avere un quadro completo della situazione. La decisione di imporre il divieto, già in vigore già in Germania, Regno Unito e Grecia, spetta a Vegas. L’Esma, infatti, non può imporre con la regolazione attuale uno stop europeo, ma può soltanto coordinare le azioni delle Autorità nazionali e invitarle a un certo comportamento. Consob il 10 luglio scorso ha approvato un nuovo regime di trasparenza. A partire dall’11 luglio gli investitori che detengano posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione alla Commissione. In particolare, devono essere rese note le posizioni nette corte relative ai titoli azionari delle società quotate in Italia, quando superino determinate soglie quantitative. Il primo obbligo di comunicazione scatta al raggiungimento di una posizione netta corta uguale o superiore allo 0,2% del capitale e a ogni variazione successiva pari o superiore allo 0,1 per cento. In passato, la Consob aveva vietato le vendite allo scoperto il 29 ottobre del 2008 ma soltanto per azioni di banche, assicurazioni, relative holding o società oggetto di aumento di capitale.