Per l’ad delle Generali la speculazione si potrà battere solo se la Bce si muoverà con decisione acquistando titoli di Stato dei Paesi nel mirino. In caso contrario è a forte rischio il futuro stesso dell’euro e della Ue
«Le risposte messe in campo dai governi nazionali, per quanto importanti, non sono sufficienti a contrastare la speculazione. Ci vuole una risposta forte a livello europeo. Non riesco a capire che cosa stia aspettando la Banca centrale europea a intervenire acquistando i titoli di Stato dei Paesi sotto attacco».
In questi momenti drammatici per le sorti dell’euro e dell’Unione monetaria europea a lanciare con forza un appello al vertice della Bce e al suo presidente Jean Claude Trichet, affinché l’istituto centrale intervenga per fare muro contro gli attacchi della speculazione internazionale al debito pubblico italiano, è l’amministratore delegato delleAssicurazioni Generali, Giovanni Perissinotto. Nonostante la compagnia triestina abbia chiuso il primo semestre con risultati più che soddisfacenti (si veda altro articolo sui conti delle Generali a pagina 21), tanto che il vertice del Leone non ha esitato a confermare l’obiettivo di risultato operativo per fine anno della compagnia triestina, Perissinotto si è detto molto preoccupato per gli attacchi portati dalla speculazione al debito sovrano italiano. Attacchi che, secondo il group ceo delle Generali, rischiano non solo di indebolire l’economia italiana ma anche di mettere a repentaglio il futuro stesso dell’euro e dell’Unione Europea, con conseguenze imprevedibili per gli stessi Paesi membri, compresa la Germania stessa. «Stiamo assistendo a uno dei momenti più difficili e complessi dell’ultimo mezzo secolo», afferma Perissinotto in un colloquio con MF-Milano Finanza. «Le turbolenza di mercato che abbiamo vissuto nei giorni scorsi stanno mettendo in pericolo il futuro dell’Unione europea. L’Europa deve affrontare un serio rischio di rottura nelle sue parti costituenti e trovare se stessa e i suoi Stati membri impoveriti». Dal suo osservatorio privilegiato (le Generali sono una multinazionale che opera in oltre 60 Paesi e che gestisce circa 470 miliardi di riserve, di cui 51 miliardi sono investiti in titoli di Stato italiani) il numero uno del Leone vede dunque un rischio concreto. Un pericolo a fronte del quale però Perissinotto non scorge per ora la determinazione delle autorità monetarie europee a dare una risposta forte agli attacchi della speculazione. Di qui l’appello lanciato a Trichet e al vertice di Eurotower: «La Bce deve intervenire per fare capire a coloro che guidano gli attacchi speculativi che Eurolandia non è un territorio di conquista dove ognuno può fare impunemente scorribande al ribasso».
Le condizioni per arginare la speculazione, dunque, ci sarebbero anche. Ciò che manca sembra essere una concreta volontà. «Del resto», aggiunge Perissinotto, «con tutte le vendite allo scoperto che sono state effettuate nelle ultime settimane, se la Bce intervenisse acquistando titoli di stato dei Paesi sotto attacco questi signori potrebbero farsi molto male». È necessario però che la Bce si muova con tempismo e che anche le autorità nazionali facciano la loro parte. L’attacco speculativo nei confronti del debito pubblico italiano si è infatti tradotto anche in una debolezza generalizzata dei titoli azionari quotati a Piazza Affari, facendo scendere le capitalizzazioni dei grandi gruppi industriali e finanziari a livelli di allerta. «Non c’è dubbio che la debolezza dei corsi di borsa si sia tradotta in un aumento della vulnerabilità del sistema», avverte ancora Perissinotto, il quale ritiene tuttavia che l’Italia abbia al suo interno le risorse necessarie per venire fuori da questo momento di difficoltà. «Sono convinto che l’Italia non corra alcun rischio di default, considerato che ha un’economia molto più forte sia della Grecia sia del Portogallo sia dell’Irlanda. A differenza di questi Pasei, l’Italia è una potenza industriale, è il secondo esportatore europeo dopo la Germania». Rimane però il problema legato all’aumento dei tassi reali. «Con l’ingresso nell’euro abbiamo perso la flessibilità che avevamo con la lira, ma in questo momento siamo costretti a finanziarci a tassi che sono di gran lunga più elevati a quelli di riferimento della zona euro». (riproduzione riservata)