Per le agenzie di rating, a partire da Fitch, Moody’s e Standard & Poor’s, si avvicina il momento del redde rationem. Di fronte all’ennesimo sconquasso avvenuto ieri sui mercati, sconvolti dalle voci di possibile declassamento del debito sovrano della Francia (ma Moody’s si è affrettata a ribadire la Tripla A di Parigi, si veda anche articolo in pagina), la Banca centrale europea, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, avrebbe preso una decisione a dir poco drastica.
D’ora in avanti, al momento di decidere sull’acquisto di titoli di Stato di Paesi in difficoltà, le teste d’uovo dell’Eurotower non terranno più conto dei giudizi delle agenzie, fino a poco tempo fa considerati inappellabili dagli investitori, ma oggi sempre più contestati. L’istituto guidato da Jean-Claude Trichet, in altri termini, si fiderà solo delle proprie analisi. Una decisione che in realtà Eurotower aveva già preso al momento dell’acquisto dei titoli di Stato della Grecia, ma che adesso avrebbe adottato come norma di comportamento generale. Evidentemente a Francoforte si è giunti alla conclusione che valutare il rischio di default di un governo è cosa diversa dall’analisi della solidità finanziaria di un’azienda, come del resto aveva sottolineato Franco Bruni, docente di economia monetaria internazionale alla Bocconi, in una recente intervista a MF-Milano Finanza. Ma la Bce non sarebbe la sola ad aver detto basta con l’ossessione del credit watch e dell’outlook. Il Financial stability board, presieduto da Mario Draghi (prossimo a prendere il posto di Trichet all’Eurotower), secondo quanto riferito a MF-Milano Finanza da fonti vicine all’istituzione, sarebbe addirittura intenzionato a esercitare pressioni presso governi e banche centrali affinché le agenzie di rating siano abolite.
Una proposta già avanzata negli anni della crisi post-Lehman. Tuttavia la Sec, e le finanziarie semi-governative come Fannie e Freddie, si erano opposte. Ma adesso anche Oltreoceano per Moody’s e compagnia cantante non tira una bella aria. La Sec ha infatti incluso, nel progetto di riforma dei mercati finanziari che attua la legge Dodd-Frank, la proposta di richiedere alle agenzie di rating spiegazioni in caso di «errori». Particolare interessante, la proposta segue di pochi giorni la polemica sul presunto errore da 2 mila miliardi di dollari che secondo Geithner avrebbe commesso S&P in occasione del declassamento del debito Usa. Le agenzie hanno reagito con veemenza, ma l’episodio è significativo di un clima del tutto diverso rispetto al passato. (riproduzione riservata)