La Francia, scottata dal caso SocGen, estende la misura fino a metà novembre.Tuttavia potrà rivederla entro ottobre. Estensione di un mese anche per Spagna e Grecia. Successo per la linea proposta da Vegas 

di Francesco Ninfole

Consob proroga fino al 30 settembre il divieto di short selling. Fino ad allora non sarà possibile avere posizioni corte nette su 29 titoli finanziari di Piazza Affari. La misura della commissione guidata da Giuseppe Vegas è stata decisa in accordo con i regolatori nazionali di Francia, Spagna, Belgio e Grecia, e sotto il coordinamento dell’ Esma, l’autorità europea di sorveglianza dei mercati.

 

Ci sono due novità rispetto al 12 agosto, quando il divieto era stato introdotto per la prima volta per una durata temporanea di 15 giorni (tranne in Belgio, dove già allora non era stato posto un termine). Agli Stati coinvolti si è aggiunta la Grecia, che in precedenza si era mossa in solitudine sulle vendite allo scoperto. Ma soprattutto la Francia, pur mantenendo lo stesso regime degli altri Paesi, ha esteso il divieto per un periodo più lungo, ovvero fino all’11 novembre «al massimo». La decisione è legata alle turbolenze dei mercati in seguito alle voci (poi rivelatesi infondate) su SocGen e sul rating sovrano del Paese.

 

Lo spavento è stato tale da spingere la Francia a scegliere misure più restrittive. Ma anche la Consob francese ha precisato che la misura sarà valutata nuovamente a fine settembre.

 

La Spagna era pronta addirittura a una proroga di soli 15 giorni, poi però Madrid ha optato per un mese, come proposto da Vegas, che ha spinto nelle discussioni per la maggiore omogeneità possibile delle misure. «Il coordinamento tra Paesi ha funzionato», ha detto ieri un portavoce dell’Esma. Sempre ieri la commissione di controllo italiana ha prorogato (fino al 14 ottobre) le misure già in vigore sulla comunicazione delle posizioni nette corte oltre lo 0,2% del capitale delle quotate.

Dopo i primi 15 giorni di divieto, i regolatori europei hanno fatto un bilancio degli effetti del provvedimento. Il quale, da solo, non è certo sufficiente a bloccare i cali, guidati da fondamentali economici molto più che da manovre speculative. Però in particolari condizioni di emergenza, e in presenza di un intervento coordinato tra Paesi, si ritiene che per il momento il divieto possa aiutare a limitare la volatilità dei mercati. Sulle grandi quantità di ordini, in particolare, la presa dei regolatori è più forte contro gli abusi. Nelle due settimane del divieto le banche italiane hanno perso il 3%, lievemente meno dell’indice di settore europeo Stoxx 600 (-4%). Sulla media di Piazza Affari ha pesato soprattutto l’andamento di Unicredit (-9,4%) e di Intesa (-5,8%), ma nel periodo ci sono stati anche casi di rialzi significativi, come Bper (+16,3%), Carige (+13%) eMediobanca.

Bene ancheMilano Assicurazioni (+15,3%) e Unipol (+14%). La reazione degli operatori è stata positiva sin dalle prime indiscrezioni sull’introduzione del divieto, trapelate nel pomeriggio dell’11 agosto. Nelle due settimane non sono mancate tuttavia flessioni rilevanti. Per esempio il 18 agosto, cioè il giorno in cui Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno tagliato le stime sulla crescita del pil globale, Piazza Affari ha perso il 6,1%. In quella seduta le maggiori banche italiane hanno perso tra il 7 e il 9%, all’incirca lo stesso calo del 10 agosto (prima dello stop), quando si sono diffuse le false voci su SocGen. Segno che sarebbe comunque sbagliato considerare il divieto sullo short come la soluzione definitiva. Piuttosto, si tratta di un cerotto temporaneo.

 In Italia lo short selling incide per lo 0,3% della capitalizzazione complessiva, e, anche prima delle recenti limitazioni, si concentrava prevalentemente su titoli industriali (riguardava solo 6 titoli bancari e nessuno dei due maggiori). Anche per questo l’analisi sull’efficacia della misura continuerà a essere valutata con attenzione nei prossimi giorni. Nella delibera la Consob ha precisato che il provvedimento è stato adottato «considerato il permanere di condizioni critiche di mercato», ma ha aggiunto che «nel caso le condizioni di mercato dovessero consentirlo, in consultazione con le altre autorità, si valuterà l’opportunità di abrogare il divieto ovvero di adottare ogni altra decisione che dovesse apparire opportuna». Perciò la scadenza di fine settembre non è da considerare definitiva in senso assoluto. Punto fermo, ribadito più volte da Vegas, è l’omogeneità di comportamento con altri Paesi Ue. In Europa intanto restano disallineati Londra e Berlino. Il Regno Unito non intende adottare alcun tipo di limitazione. La Germania invece è stata la prima a muoversi, scatenando proteste per la decisione unilaterale di vietare le operazioni di short selling senza prestito dei titoli. (riproduzione riservata)