Finisce tutto con un comunicato che trasforma profondamente la manovra messa a punto dal ministro dell’economia, Giulio Tremonti, senza però che l’interessato protesti, anzi.
Di certo, il vertice di Arcore, Villa San Martino, officiato dal premier e gran maestro di cerimonie, Silvio Berlusconi, si è concluso con tanti vincitori, Lega, Pdl, frondisti, e moltissimi sconfitti.
Cioè gli italiani che hanno pagato il riscatto a fini contributivi degli anni trascorsi all’università o dei 12 mesi di servizio di leva, quando ancora era obbligatorio, e che adesso non potranno andare in pensione dopo 35 anni più i 5 anni di università e di servizio militare, come sarebbe loro diritto ma dovranno aspettare perché dal calcolo saranno esclusi «i periodi relativi al percorso di laurea e al servizio militare».Certo, i laureati con riscatto avranno in tasca un assegno mensile più cospicuo di quello che avrebbero ricevuto in assenza di riscatto. Ma lo stato, nei loro confronti, non manterrà la parola data, come invece farà per i beneficiari dello scudo fiscale, premiati con un’aliquota del 5% sui capitali prima nascosti al fisco e poi fatti rientrare. Tant’è, ieri ad Arcore Lega e Pdl, frondisti compresi, hanno trovato l’accordo dopo sette e anche più ore di confronto serrato tra il premier, il leader della Lega, Umberto Bossi, Tremonti, il ministro della semplificazione Roberto Calderoli, il segretario del Pdl Angelino Alfano e tra gli altri i capigruppo del Pdl di senato e camera, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri e il presidente della commissione bilancio del senato Antonio Azzollini.
E al termine di tanto lavoro è stato un comunicato a spiegare tutte le novità della manovra da 55 miliardi di euro. A cominciare dagli interventi «di natura costituzionale», che dimezzeranno di qui a chissà quando il numero dei parlamentari e sopprimeranno le province «quali enti statali» e conferiranno «alle regioni delle relative competenze ordinamentali. La nota spiega anche che i piccoli comuni con meno di mille abitanti si salveranno, visto che è stato deciso di mantenere «i consigli comunali con la riduzione dei componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri» e di obbligare «lo svolgimento in forma di unione di comuni tutte le funzioni fondamentali a partire dal 2013». Sarà anche ridotto l’urto dei tagli su comuni, province e regioni ordinarie o a statuto speciale, e in cambio gli enti territoriali avranno «maggiori poteri e responsabilità nel contrasto dell’evasione fiscale» e potranno quindi avere le maggiori entrate che saranno eventualmente ricavate. Ci sono poi la cancellazione del contributo di solidarietà (come spiega Stefano Sansonetti a pagina 5), cioè la cosiddetta supertassa sui redditi oltre i 90.000 euro, e l’introduzione di una supertassa a carico «dei membri del parlamento». Tutte misure salutate con enfasi dal Pdl e anche dai frondisti guidati dal sottosegretario della Difesa Guido Crosetto e commentate con una certa soddisfazione da Tremonti, che lasciata a Berlusconi la cancellazione del contributo di solidarietà ha incassato il mancato aumento dell’Iva. Ma se il premier ha offerto champagne e vede più concreta la possibilità di arrivare indenne al 2013, a brindare di più è la Lega, che ha salvato la capra ( i comuni) e i cavoli, cioè le pensioni di anzianità più numerose al Nord. Mentre l’opposizione spara a zero. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ritiene improbabile che «i conti possano quadrare» e il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, parla di «modifiche a chiacchiere» e di «presa in giro degli italiani». Quanto al Terzo polo, che ieri ha presentato le sue proposte di intervento, Fli, Api e Udc hanno parlato di misure confuse e pasticciate.