I profitti della compagnia assicurativa scendono del 19,4% a causa di 11 milioni di svalutazioni sui titoli greci e dell’incremento dell’Irap. In miglioramento il combined ratio (97,4%), margine di solvibilità stabile
Il semestre di Cattolica Assicurazioni è piaciuto agli analisti e al mercato, che ieri ha premiato il titolo della compagnia veronese con una crescita dell’1,82% a quota 16,25 euro, a fronte di una scivolata del Ftse Mib del 2,43%.
I dati comunicati da Cattolica e relativi al periodo gennaio-giugno hanno registrato un utile netto di 25 milioni, in flessione del 19,4% rispetto ai 31 milioni dello stesso periodo del 2010. Il motivo dell’euforia di Piazza Affari si spiega però con «la solida gestione industriale» sottolineata dal management scaligero e ripresa anche in un report di ieri degli analisti di Intermonte. Gli esperti del broker hanno sottolineato che i 9 milioni di utile netto del secondo trimestre hanno sì disatteso le stime (fissate a 18 milioni), ma questo perché Cattolica ha deciso di iscrivere a bilancio svalutazioni per 11 milioni relative ai titoli di Stato greci detenuti in portafoglio. Altri 2 milioni di impatto negativo sono arrivati, inaspettatamente, dall’incremento della quota di Irap per le assicurazioni (il 2% in più) prescritto dalla manovra finanziaria. Al netto dell’effetto-Atene, l’utile netto avrebbe superato del 12% le attese di Intermonte, che ha mantenuto inalterato il giudizio outperform, limando il target price a 18 euro.
Se non fosse intervenuta la stretta fiscale disegnata dalla Finanziaria, inoltre, il dato sui profitti sarebbe stato superiore alle attese del 18%.
L’amministratore delegato di Cattolica Giovan Battista Mazzucchelli ha sottolineato che il semestre, «considerando gli inevitabili effetti della crisi finanziaria, è risultato in linea con le aspettative e dimostra il grado di solidità e competitività raggiunti». Sul fronte della stabilità patrimoniale, il margine di solvibilità si è confermato in linea con la chiusura dello scorso esercizio a un livello di 1,4 volte superiore rispetto ai minimi previsti dalla normativa. Il miglioramento del combined ratio al 97,4% (l’indice che misura la bontà della gestione industriale era al 97,7% a fine 2010, la sua discesa indica un miglioramento del rapporto tra spese e raccolta premi) è in linea con il target del piano industriale al 2013, che prevede una discesa sotto il 95%, le cui linee guida sono state confermate dal management. A livello di raccolta si segnala infine la buona performance del ramo danni, con il comparto auto in crescita del 4,6% rispetto al 2010, mentre il calo del canale bancario ha trascinato al ribasso l’andamento del segmento vita. (riproduzione riservata)