Hsbc dribla la crisi che ha colpito molti suoi concorrenti, ma si prepara a tempi più duri tagliando 30mila posti di lavoro. La più grande banca europea ha infatti archiviato il primo semestre dell’anno con un utile netto di 8,9 miliardi di dollari (6,2 miliardi di euro), in rialzo del 35% rispetto allo stesso periodo di un anno fa e con un progresso del 46% sul secondo semestre 2010.
L’utile per azione è salito del 34% a 0,51 dollari (+46% su base congiunturale). L’utile ante imposte è cresciuto del 3% a 11,5 miliardi (+45% congiunturale). Il core tier 1 del gruppo è salito al 10,8% dal 10,5% di fine 2010 durante i primi sei mesi dell’anno (era al 9,9% al primo semestre 2010). I ricavi infine sono rimasti stabili a 35,7 miliardi di dollari, con una crescita a doppia cifra in Asia e America Latina. Le rettifiche sui prestiti e gli accantonamenti per crediti a rischio sono saliti del 30% a 5,3 miliardi di dollari (-19% congiunturale).
«Sono lieto di questi risultati, che segnano il primo passo nella giusta direzione di quello che sarà un lungo viaggio», ha commentato l’amministratore delegato del gruppo britannico Stuart Gulliver, secondo il quale il rating degli Stati Uniti verrà molto probabilmente abbassato a AA.
Il gruppo ha anche annunciato a una riduzione dei costi che comporterà il taglio di 30mila posti di lavoro nel mondo entro il 2013. Si tratta di circa il 10% dell’organico complessivo. Vengono così confermate le indiscrezioni di stampa della settimana scorsa che avevano anticipato la notizia. Del resto, nei prossimi due anni Hsbc vuole ridurre i costi operativi di 3,5 miliardi di dollari, per poter far fronte alla crescita del costo del lavoro nei Paesi emergenti e a più rigide regole nel Vecchio Continente.
Sulla Borsa di Londra il titolo Hsbc è stato premiato dagli investitori: ha chiuso la seduta con un rialzo del 2,61% a 610 pence, perfomance realizata, tra l’altro, in una giornata decisamente negativa.
Per le dipendenze del comparto bancario sembrano dunque tornati tempi difficili. Di recente anche Credit Suisse ha annunciato 2.000 licenziamenti, pari al 4% della forza lavoro. Hanno però deciso di riddure i loro organici anche UBS, Bank of America e Goldman Sachs Group. Secondo i dati raccolti da Bloomberg, dall’inizio della crisi finanziaria nell’estate del 2007, le banche europee hanno tagliato 230mila posti di lavoro.