?Per aumentare il core tier 1 dall’attuale 6% l’istituto punta sul bond, la cui conversione potrebbe garantire un incremento fino a 170 punti base del coefficiente di patrimonializzazione
L’alto costo della raccolta e le difficoltà dell’economia reale non hanno impedito aBanca Carige di macinare profitti nel semestre. L’istituto genovese presieduto da Giovanni Berneschi ha registrato un utile netto di 75,2 milioni (+5,4%), che sarebbe salito dell’11% senza i maggiori oneri legati all’aumento dell’aliquota Irap.
Il risultato è dovuto alla ripresa del margine d’interesse (+9,2% a 372,2 milioni) e alla positiva dinamica delle commissioni nette (+5,3% a 147 milioni). Queste hanno compensato gli effetti della volatilità dei mercati (-29% a 22,5 milioni le poste finanziarie) e della rischiosità (+8,6% a 62 milioni le rettifiche di valore su crediti e altre poste finanziarie). Unico neo per il gruppo genovese quotato a Piazza Affari è il livello di patrimonializzazione, ancora piuttosto basso con un core tier 1 al 6%. Basti ricordare che dopo gli ultimi aumenti di capitale il core tier 1 delle prime cinque banche italiane è attestato a circa l’8,6%. Carige però dispone di un asso nella manica per irrobustirsi. «Da settembre sarà possibile convertire integralmente il nostro soft mandatory», spiega a MF-Milano Finanza Ennio La Monica, direttore generale di Carige. «Anche se non è stata ancora presa una decisione ufficiale, la conversione determinerebbe un aumento del core tier 1 compreso tra un minimo di 120 e un massimo di 170 punti base», conclude La Monica.
Non solo. Il gruppo potrebbe alleggerire ulteriormente gli attivi cedendo titoli di banche e assicurazioni acquistati nella normale attività di trading. «Non dismetteremo invece partecipazioni strategiche come quella nell’Istituto Centrale Banche Popolari o in Generali», puntualizza comunque il dg. Circa gli altri ratio, Carige ha chiuso la prima metà dell’anno con un tier 1 al 6,7% e un totalcapital al 9,2%. Passando ai volumi, gli impieghi si sono attestati a 26,6 miliardi (+9,4%), mentre la raccolta complessiva ha raggiunto 52,6 miliardi (+6,8%). Il controllo della qualità del credito ha permesso di mantenere il rapporto sofferenze/impieghi al 4,7% mentre i costi operativi, al netto di poste non ricorrenti, sono rimasti allineati all’esercizio precedente. Sul fronte della liquidità La Monica si dice tranquillo: «In questo periodo il funding è la problematica principale per le banche italiane, ma Carigepuò contare su una solida base retail. Nel primo trimestre poi abbiamo fatto provvista con un covered bond di 500 milioni e un prestito senior da 750 milioni. Insomma siamo tranquilli», conclude il direttore generale. Le previsioni? Per la seconda metà dell’anno il gruppo vuole di proseguire il proprio equilibrato percorso di crescita. (riproduzione riservata)