Credit Agricole, la terza banca francese per capitalizzazione, ha pagato meno del previsto la sua esposizione verso la Grecia. Nel secondo trimestre l’utile netto è sceso quasi dell’11% a 339 milioni, ma l’impatto del piano di salvataggio per Atene avrebbe potuto essere ancora più pesante, viste le previsioni degli analisti che parlavano di un ribasso molto più forte.
La svalutazione dei titoli di Stato ellenici ha pesato per 202 milioni, mentre quella per la filiale Emporiki è costata 494 milioni: in tutto si tratta di 640 milioni. Agricole, comunque, non vuole abbandonare Atene. Lo ha assicurato l’amministratore delegato, Jean-Paul Chifflet, che ha escluso l’intenzione di cedere Emporiki. «Siamo responsabili di questa azienda, la gestiamo con cura e attenzione», ha spiegato ieri durante la presentazione dei conti semestrali, «seguiamo l’economia greca e cerchiamo di dare un contributo». Inoltre l’ad ha confermato i target di profitto annuali. Il titolo di Credit Agricole in borsa subito dopo la diffusione dei risultati è balzato di oltre il 6%, il massimo rialzo registrato nell’ultimo anno, e a fine seduta l’azione del gruppo francese ha segnato +4,81% a 6,51 euro.
Lo sprint è dovuto a dati migliori rispetto alle attese e rappresenta un sollievo dopo i tonfi subiti sulla piazza finanziaria parigina in questo mese. Il presidente Jean-Marie Sander ha sottolineato come le preoccupazioni dei mercati sulle banche francesi ed europee siano «ingiustificati», legati a una reazione «irrazionale a semplici voci». E ha tenuto a evidenziare come, nonostante Atene, la banca abbia registrato «un positivo trend di fondo da un punto di vista operativo». Sulla stessa linea l’ad Chifflet, che si è detto a favore di un prolungamento dello stop alle vendite allo scoperto sui valori finanziari in modo da «evitare altri movimenti un po’ folli».
Notizie positive vengono invece dall’Italia, dove l’Agricole è presente con Cariparma. Nel semestre la controllata guidata da Giampiero Maioli ha registrato un utile netto in sostanziale tenuta a 120,1 milioni e un risultato della gestione operativa a 31,2 milioni. Il confronto con lo stesso periodo del 2010, che si era chiuso per il gruppo con profitti netti per 112 milioni e un risultato della gestione operativa a 30,44 milioni, «non risulta omogeneo a livello di risultati economici e grandezze patrimoniali» a seguito delle acquisizioni, avvenute nella prima parte del 2011, di Cassa di Risparmio della Spezia (76 filiali) e di 96 filiali da Intesa Sanpaolo. Gli impieghi verso la clientela si attestano a 34,7 miliardi, la massa amministrata a 83,5 milioni. Il rapporto cost/income è stabile al 58,1%. A livello patrimoniale, il coefficiente Tier 1 è indicato all’8,2%, il Tier total al 10,9%. Nel semestre Cariparma ha completato il suo percorso di crescita, che lo ha portato, in pochi anni, a diventare il settimo gruppo bancario italiano per numero di sportelli. (riproduzione riservata)