Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Famiglie italiane più ricche e con un maggiore potere d’acquisto grazie al rallentamento dell’inflazione, ma allo stesso tempo meno propense a spendere o investire i propri risparmi. Dalla fotografia scattata dall’Istat emerge un quadro in chiaroscuro. Nel primo trimestre di quest’anno in Italia il potere d’acquisto delle famiglie ha allungato il suo percorso di ripresa ed è cresciuto del 3,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Il merito è della frenata della dinamica dei prezzi, che ha messo fine a una serie di strisce negative iniziate nel gennaio del 2023.  Anche il reddito disponibile è aumentato del 3,5%, ma questo incremento non si è riversato nell’economia reale perché la spesa per consumi finali è cresciuta solo dello 0,5%. Gli italiani hanno scelto la prudenza e hanno continuato ad accumulare. Così la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 9,5% (+2,6%) dopo aver toccato il minimo storico nell’ultimo trimestre di due anni fa.
Non si è ancora chiuso il primo esperimento di partnership tra Stato e assicurazioni, nel settore delle catastrofi naturali, che già si inizia a parlare di una nuova possibile alleanza tra compagnie e governo per affrontare un’altra emergenza nazionale: la gestione della sanità in un Paese che invecchia. Un tema che ieri è emerso a più riprese nel corso dell’assemblea dell’Ania, con l’associazione delle assicurazioni che ha festeggiato i suoi 80 anni dalla fondazione alla presenza, tra gli altri, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Si stima che le forze sanitarie integrative tra fondi, casse, mutue e polizze abbiano circa 16 milioni di assicurati, ma i 5 miliardi di premi e contributi sono poca cosa rispetto ai 40 miliardi direttamente spesi dai cittadini per farmaci e prestazioni mediche», ha sottolineato la presidente di Ania, Maria Bianca Farina chiedendo la definizione «di un vero e proprio patto per la salute degli italiani. Un secondo pilastro regolamentato che riesca a mutualizzare e dunque ridurre i costi per i singoli, anche attraverso un trattamento fiscale uniforme e di favore». Un riordino della sanità integrativa che deve «procedere parallelamente alle decisioni sulla non autosufficienza che ormai non sono più procrastinabili per gestire il dramma sociale che essa rappresenta», ha aggiunto Farina.
Btp e simili restano protagonisti nella raccolta delle reti di consulenti, ma il risparmio gestito rialza la testa con forza. È quanto emerge dai dati di raccolta di maggio di Assoreti, associazione di categoria presieduta da Massimo Doris. In totale, il 43% della raccolta di maggio (2,3 miliardi su 5,4 totali) è arrivata dai titoli di Stato, che da inizio 2024 hanno portato alle reti 8,7 miliardi su 20 complessivi. Il risparmio amministrato da solo ha portato, sempre nel mese di maggio, 3,3 miliardi: si tratta di una quota che supera il 60% della raccolta complessiva.
Blitz di Unipol su Bper. La compagnia assicurativa bolognese, già socio storico di Modena con il 19,85% del capitale, ha aggiunto alla propria partecipazione uno share swap su una quota del 4,77% dell’istituto emiliano. Il dato emerge dagli aggiornamenti della Consob sulle partecipazioni rilevanti delle società quotate.
Il 19% degli italiani affida parte dei propri risparmi ai fondi comuni. I sottoscrittori, a fine 2023, ammontano a 11,1 milioni (dato stabile da quattro anni) per un valore totale investito che ha raggiunto quota 546 miliardi di euro. Secondo quanto censito da Assogestioni, l’età media nazionale di chi investe in un fondo comune è di 61 anni, con la generazione dei Boomers che pesa per il 41% del totale, mentre il valore medio dell’investimento è di 49 mila euro.
Anima sgr e la Cassa di Risparmio di Volterra hanno reso noto di aver sottoscritto un accordo di collaborazione nel settore del risparmio gestito. La partnership, che avrà una durata quinquennale e sarà rinnovabile, rientra in una strategia di supporto alla distribuzione dei prodotti d’investimento e al rafforzamento delle attività di risparmio gestito. In dettaglio Anima potrà collaborare a iniziative commerciali e di marketing nelle filiali della banca per affiancarla nelle attività di consulenza finanziaria e di collocamento. Inoltre l’accordo prevede fornisca alla rete dei consulenti della CariVolterra un supporto per la formazione.

Il 2023 è stato un anno record per l’industria assicurativa italiana che ha registrato danni per oltre 6 miliardi, di cui 5,5 causati da eventi atmosferici e 800 milioni dalle alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana. A dirlo è stata la presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, durante l’assemblea nazionale, che ha precisato come in Italia «solo il 6% delle abitazioni è coperto contro i rischi di terremoto e alluvione e solo il 4% delle piccole imprese possiede una polizza contro tali rischi. Alla luce di questa situazione, è stata certamente decisiva l’iniziativa del governo di introdurre per tutte le imprese l’obbligo di copertura contro i danni catastrofali, con l’obiettivo di ridurre il gap di protezione assicurativa nel Paese». Il valore economico delle imprese soggette alla nuova imposizione è stimato in circa 4 mila miliardi.

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Gli investimenti delle compagnie assicurative nel nostro Paese ammontano a 962 miliardi, una cifra che vale oltre il 45% del Pil. Di questi, nel 2023 sono stati investiti 356 miliardi in titoli di Stato, di cui 242 sono riferibili al debito sovrano italiano. «Anche nel 2023 — fa il punto Farina —, le imprese di assicurazione si confermano il principale investitore istituzionale italiano: alla fine dell’anno, gli investimenti in polizze vita rappresentavano il 14% del risparmio delle famiglie italiane. Se ci possiamo candidare a un ruolo sempre più incisivo è perché abbiamo dimostrato tutta la nostra solidità anche nel difficile biennio 2022-23, caratterizzato da quella sorprendente fiammata inflazionistica, dal rapidissimo rialzo dei tassi di interesse e da una crescita moderata». Come ha sottolineato anche la premier Giorgia Meloni nel messaggio di saluto letto dalla presidente Farina, «Il settore assicurativo è un alleato di cui famiglie e imprese non potrebbero fare a meno. Contribuisce a garantire la stabilità finanziaria degli assicurati e del sistema economico nel suo complesso». Viste anche le sfide che il settore si trova a dover affrontare. Non ultimo, il cambiamento climatico.

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L’Italia è “il bazar della crisi climatica”. Lungo i 1.300 chilometri della penisola non manca nulla, catalogo completo. Alluvioni? Ne sa qualcosa Cogne, che resterà isolata per settimane e perderà gran parte della stagione turistica, nonostante le promesse del governo di trasportare i villeggianti in elicottero. Siccità? «Gli allevatori della Sicilia preferiscono ormai mandare al macello le bestie piuttosto che vederle morire di fame e sete» tuona Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti, dal palco dell’assemblea nazionale dell’Anbi, l’associazione delle bonifiche d’Italia. «Gli agricoltori sono pronti a una stagione di ferro e fuoco, a chi tocca tocca» minaccia Gesmundo. E dopo le rivolte dei trattori dello scorso inverno, in sala non ride nessuno. Grandinate? L’Italia può offrirne 257 dall’inizio dell’anno, tutte con chicchi di almeno 2 centimetri, insieme a 86 trombe d’aria, 10 valanghe, 25 fulmini con vittime o danni e 611 nubifragi, secondo i dati 2024 dell’osservatorio europeo per gli eventi estremi Eswd, European Severe Weather Database.
Farina ricorda che solo il 6% del patrimonio abitativo italiano e il 5% delle imprese sono assicurati da danni di questo tipo. Nonostante ciò, nel 2023 in Italia«si è registrato il massimo storico dei danni assicurati: oltre 6 miliardi, di cui 5,5 causati da danni atmosferici e 800 milioni dalle sole alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana». In poche parole: gli eventi estremi sono sempre più frequenti, gli italiani non si assicurano e chi lo fa è perché vive nelle aree più a rischio comportando, in caso di sinistro, un salasso per le compagnie.  Ecco perché l’obbligo per le imprese di assicurarsi da danni catastrofali – stabilito dalla legge di Bilancio 2024 ma non ancora attuato, mancano i decreti dei ministeri competenti – spaventa tutto il comparto. E divide la politica. Perché da una parte ci sono gli addetti ai lavori, piuttosto concordi sul fatto che la ricetta da seguire sia la partecipazione tra pubblico e privato, con lo Stato che – come già avviene in diversi Paesi europei – svolgerebbe un ruolo di riassicuratore di ultima istanza nel momento in cui il rischio diventa insostenibile per le compagnie. Dall’altra c’è la dialettica tra governo e opposizione, dove itoni si fanno decisamente più accesi. Il ministro della Protezione civile Nello Musumeci, commentando i fatti di Piemonte e Valle d’Aosta, ha affermato: «Non possiamo pensare che lo Stato possa intervenire sempre e per tutti. Non ci sono più le risorse necessarie per un’emergenza che è diventata pressoché quotidiana », difendendo quindi l’obbligo assicurativo in cantiere.

Precipitazioni in forte calo nelle Marche, nel Lazio e nell’Umbria da settembre a maggio di quest’anno: -30% sotto la media rispetto al periodo 1991-2020. Situazione invece, opposta al Nord con il Piemonte flagellato dal maltempo, al pari della Valle D’Aosta: entrambi i presidenti hanno firmato la richiesta di stato d’emergenza, attesa oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri. È un’Italia spaccata in due quella che emerge dall’ultima fotografia scattata dall’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), come spiega a Il Sole 24 Ore Stefano Mariani, responsabile sezione analisi e previsioni meteo-idrologiche e risorse idriche dell’Istituto. «Dal punto di vista della severità idrica, ormai da diversi mesi, il nostro Paese risulta diviso a metà. I territori del Nord Italia afferenti ai distretti idrografici del Fiume Po, delle Alpi Orientali e dell’Appennino Settentrionale, si mantengono in uno stato di normalità, mentre a Sud e nelle isole maggiori si riscontrano condizioni di severità idrica, alta per il distretto idrografico della Sicilia che ha portato lo scorso 6 maggio alla dichiarazione di stato d’emergenza per la Regione; media per quelli della Sardegna e dell’Appennino Centrale, con segnalate criticità localizzate; e bassa tendente a media per il distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, con alcune aree del distretto già ora in severità idrica media o superiore».
Nei primi cinque mesi del 2024 gli eventi di cybercrimine sono aumentati di oltre il 56% in confronto con lo stesso periodo del 2023. Non solo, rispetto ai dati di maggio dell’anno scorso, le incursioni verso infrastrutture strategiche sono lievitate del 106%. I dati dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), organismo della presidenza del Consiglio diretto dal prefetto Bruno Frattasi, confermano la minaccia di carattere internazionale.
L’ultimo Osservatorio Crif sulle imprese registra infatti nel primo trimestre di quest’anno un calo del 7,5% nel numero di finanziamenti erogati alle aziende italiane rispetto allo stesso periodo del 2023, anno che si era concluso invece con un aumento del 5,4%, trainato dalle società di capitali (+8,7%). Queste ultime dimostrano una dinamica migliore anche nei primi tre mesi del 2024, sebbene anch’esse siano interessate dal trend negativo generalizzato, con un -5,9%, mentre le più colpite sono le ditte individuali (-10,3%). Diminuiscono anche gli importi, sebbene in modo meno marcato: -8,9% per le ditte individuali, -6,6% per le società di persone e -3,6% per le società di capitali.