Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Via all’inventario dei sistemi di Intelligenza artificiale (IA) già in uso nelle imprese e nelle p.a. e alla programmazione dei sistemi di IA di futura acquisizione. Ai nastri di partenza anche gli adeguamenti organizzativi e di gestione dei rapporti di lavoro necessari per accompagnare l’ingresso dell’IA in azienda e nelle p.a.. Muove i primi passi, infatti, il regolamento Ue sull’intelligenza artificiale (IA Act) n. 2024/1689, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione serie L del 12/7/2024, che è un testo lungo e complicato: 180 premesse, 13 capi, 113 articoli e 13 allegati. Entrerà in vigore il 1° agosto 2024, sarà efficace dal 2 agosto 2026, con un anticipo al 2 febbraio 2025 per principi generali e pratiche di IA vietate; altro anticipo al 2 agosto 2025 per IA con finalità generali e posticipo al 2 agosto 2027, per i sistemi ad alto rischio.
Sono tre i diritti degli esseri umani e delle imprese contro i robot: chiedere di parlare con un altro essere umano; dire la propria opinione; opporsi alla parola dell’automa. A prevedere il panorama dei diritti fruibili in caso di decisioni assunte dall’Intelligenza Artificiale o da un soggetto della società umana (una persona fisica o giuridica), quando si avvale dei sistemi di IA, è innanzi tutto l’articolo 22 del Gdpr (regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679). Questo articolo regola le decisioni interamente automatizzate, anche se all’inizio sembra vietarle, ma poi le eccezioni sono così ampie da far diventare residuali i casi di divieto. Il robot, infatti, ha spazio di manovra quando l’umano glielo consente esplicitamente, quando una legge lo permette e quando sia necessario in base a un contratto: cioè praticamente sempre.
L’assoluzione della persona fisica non mette al riparo la società da una condanna per responsabilità ex 231. È quanto emerge dalla sentenza della Cassazione, terza sezione penale, n. 24058 del 18 giugno scorso, con cui la Suprema Corte ha precisato che, anche nel caso in cui il legale rappresentante sia stato assolto, l’ente può comunque essere condannato. Infatti, all’assoluzione della persona fisica imputata del reato presupposto per una causa diversa dalla rilevata insussistenza di quest’ultimo non consegue automaticamente l’esclusione della responsabilità della società per la sua commissione, poiché tale responsabilità, in presenza dell’interesse o vantaggio dell’ente, ai sensi dell’art. 8 dlgs 231/2001 deve essere affermata anche nel caso in cui l’autore del suddetto reato non sia stato identificato.
Cinque anni ancora e l’Intelligenza artificiale rivoluzionerà la sanità. Le terapie digitali andranno infatti ad affiancare i già collaudati sistemi di monitoraggio a domicilio del paziente condotti attraverso l’uso di sensori e app, trasformando i trattamenti clinici e quelli diagnostici. Parola dei ricercatori dell’Osservatorio Life science innovation della School of management del Politecnico di Milano, che, in collaborazione con Alleanza Malattie Rare, Apmarr, Fand, FederAsma e Onconauti, hanno analizzato le possibili evoluzioni dell’intelligenza artificiale applicata al mondo della medicina. Stando ai risultati dello studio, il 65% dei pazienti si è detto pronto a utilizzare una terapia digitale (dtx, dalla contrazione di digital therapeutics) proposta dal medico curante, soprattutto se questa permettesse di migliorare lo stile di vita e lo stato di salute (77%) e di raggiungere una maggior consapevolezza della propria patologia (72%).
Abusivismo edilizio, gestione dei rifiuti, incendi, bracconaggio o, ancora, truffe sull’agroalimentare e racket sui reperti d’arte: c’è un nuovo e temibile incremento delle attività illecite delle ecomafie. Lo scorso anno i reati ambientali hanno fatto registrare, infatti, un aumento del 15,6% rispetto al 2022. In dettaglio, sono stati 35.487 gli illeciti penali, con una media che sale a 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora, e con 8,8 miliardi di fatturato generato dagli ecomafiosi. A livello territoriale, si conferma che la criminalità ambientale interessa soprattutto il Mezzogiorno d’Italia. A delineare il preoccupante scenario sono i dati contenuti nella 30° edizione del rapporto di Legambiente “Ecomafia” che, ogni anno, quantifica il mercato e le conseguenze sull’habitat naturale degli ecoreati.
Integra gli estremi del furto in abitazione anche l’illecito consumato nel capanno degli attrezzi: lo ha chiarito la Cassazione penale, V sez, nella sentenza 22977 del 6 giugno 2024, intervenendo sul ricorso proposto da un uomo contro la decisione di secondo grado. In particolare, il ricorrente aveva lamentato il fatto che nel merito il collegio giudicante aveva travisato le prove, ritenendo il capanno, dal quale era stata sottratta la refurtiva, «quale pertinenza», mentre in sede di denuncia, lo stesso capanno era stato indicato dalla persona offesa come «staccato dall’abitazione».
L’attività del Dpo, responsabile della protezione dei dati, necessita di costante documentazione durante tutto lo svolgersi del rapporto contrattuale con il titolare del trattamento. La produzione degli atti deve partire fin dall’assunzione dell’incarico e proseguire fino alle fasi finali della fornitura del servizio. All’atto dell’insediamento il Dpo comunicherà come intende muoversi e quali siano le priorità da inserire in agenda; all’esito delle riunioni di lavoro stenderà un relativo verbale con eventuali orientamenti sulle cose da fare e periodicamente invierà circolari informative; altrettanto periodicamente il Dpo invierà una relazione sull’attività svolta.

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Allianz Bank è la nuova regina. Nella raccolta netta delle reti nel solo risparmio gestito, nei primi cinque mesi dell’anno la Palma d’Oro spetta alla banca-rete di Allianz, che spodesta per la prima volta Mediolanum. La distanza fra le due è molto piccola: 1,704 miliardi per il gruppo tedesco, 1,691 per quello che fa capo alla famiglia Doris. Al terzo posto c’è Mediobanca Premier, che con 757 milioni supera seppur di poco Banca Generali (756). Segno che la riorganizzazione nell’asset management di Mediobanca sta dando i suoi frutti.
Il credito alle famiglie continua ad essere caratterizzato da un clima di incertezza e tassi d’interesse elevati, che hanno condizionato la domanda e inasprito i criteri di concessione dei prestiti. La 56esima edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, Crif e Prometeia ha messo in mostra, tuttavia, dinamiche differenti per il credito al consumo e per i mutui immobiliari. I flussi di credito al consumo hanno chiuso il 2023 ancora in crescita (più 4,9%) in linea con l’evoluzione dei consumi di beni durevoli – quelli che più frequentemente vengono finanziati – che hanno beneficiato del recupero dei beni destinati alla mobilità, a seguito del superamento della crisi di approvvigionamento nelle catene di fornitura. La performance del mercato nel 2023 è stata infatti trainata dai finanziamenti finalizzati all’acquisto di autoveicoli e motocicli erogati da operatori captive e multiprodotto (più 14,1% rispetto al 2022).
Nei primi tre mesi dell’anno i finanziamenti erogati alle imprese italiane sono calati del 7,5% nel confronto con lo stesso periodo del 2023. A metterlo nero su bianco è l’Osservatorio sulle Imprese realizzato da Crif, azienda globale specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information, analytics, servizi di outsourcing e processing.

Oltre duemila immobili messi a reddito, con più di 3.500 inquilini non residenziali. Soprattutto a Parigi, primo mercato europeo del mattone, dove si trova circa un terzo del totale degli asset, poi in Italia (25 per cento), il 17 per cento in Germania (Amburgo, Francoforte, Colonia, Monaco di Baviera, Berlino) e circa l’otto per cento tra Spagna, Polonia, Repubblica Ceca, Portogallo e Londra, dove si è tornati da poco. «Se vogliamo scattare una fotografia di quello che oggi è Generali Real Estate – dice Aldo Mazzocco, ceo della società e vicepresidente dell’omonima sgr, oltreché presidente di CityLife – vanno considerati gli asset in gestione che sono passati dai 27 miliardi di euro del 2017 agli attuali 37,3 miliardi. Un portafoglio ben diversificato, che premia il direzionale di alta gamma dove è focalizzato oltre il 60 per cento dei nostri investimenti; gli shopping center e i negozi nelle vie alla moda (20 per cento), il residenziale di fascia medio-alta (10 per cento), la logistica (4) e gli hotel (2)».
Dal 17 luglio è entrata in vigore la nuova legge sulla sicurezza informatica, che obbliga le infrastrutture critiche come pubbliche amministrazioni e Comuni a notificare entro 24 ore un attacco hacker. Lo scopo è garantire un intervento rapido, che favorisca la ripresa dei servizi essenziali per il cittadino il prima possibile. E questo perché un attacco informatico può avvenire in qualsiasi momento. Per gli esperti non c’è dubbio: quando si parla di cybersecurity non c’è un tempo di guerra né di pace, si entra in una dimensione di unpeace, una «non-pace» perenne. In gioco ci sono i dati, «la valuta corrente di questo secolo», come sono stati definiti da Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo. Come tutte le valute i dati vanno protetti, per evitare che siano mani sbagliate a possederli, analizzarli, e usarli per elaborare statistiche predittive. L’ex ministro della Transizione ecologica si è espresso in occasione del Business Break, il ciclo di incontri sui temi dell’innovazione organizzato da L’Economia del Corriere della Sera e Bip, con un focus nel primo appuntamento su Cybersecurity e finanza.
Un lavoratore italiano su tre (36,9%) ha un fondo pensione, ma solamente uno su quattro (26,7%) ha effettivamente versato contributi nel corso del 2023. Ma dove sono stati investiti e quanto stanno rendendo al netto dei costi di gestione? A questa e altre domande ha risposto l’Autorità di Vigilanza sui Fondi Pensione (Covip) nella relazione annuale di giugno 2024 sullo stato dell’arte della previdenza integrativa. Se si guarda a un orizzonte di 10 anni, la performance migliore nel periodo 2014-2023 è stata raggiunta, in media, dai fondi pensione aperti azionari, con un rendimento medio annuo del 4,5%; a breve distanza seguono le linee azionarie dei fondi negoziali di categoria (quelli dedicati ai lavoratori dipendenti con contratti collettivi, come metalmeccanici, chimici, etc) con il 4,4% e i Pip (Piani Individuali Pensionistici) azionari con il 4,2%. Naturalmente si tratta di un media all’interno della quale ogni singolo prodotto pensionistico ha poi dato risultati inferiori o superiori alla media. Su un orizzonte ancora più ampio, di 20 anni, i dati sono disponibili solo per i fondi chiusi e per quelli aperti, con una performance media delle linee azionarie rispettivamente del 4,3% e del 3,9%.