Nel 2° trimestre 2024 i servizi hanno frenato pur restando in crescita, l’industria prosegue il calo (nonostante il recupero di maggio). Buoni segnali per i consumi; investimenti ed export tengono ma non trascinano. E’ quanto emerge da una nota di Confindustria.
Mentre in Italia l’inflazione è bassa e stabile (+0,8% annuo a giugno), con i prezzi core scesi per la prima volta sotto la soglia BCE (+1,9%), nell’Eurozona, invece, l’inflazione totale è alta, scesa solo di un decimo a +2,5% (da +2,6% a maggio) e la core è ferma al +2,9%. Il divario Eurozona-Italia nella dinamica di fondo dei prezzi è salito quindi a un punto: ciò determina un tasso reale più alto nel nostro paese.
I mercati si aspettano solo a settembre il primo taglio dei tassi FED (di -0,25%, da 5,50%). Anche per la BCE, che si è già mossa (a 4,25%), è atteso solo dopo l’estate un secondo taglio.
Il fatturato dell’industria ha recuperato in aprile (+0,8% in volume). La produzione, dopo 4 mesi in calo, è risalita solo di +0,5% a maggio: -1,0% acquisito nel 2°. La fiducia delle imprese continua a oscillare su bassi livelli, l’indagine CSC su grandi imprese mostra un aumento dei rischi di peggioramento nelle stime sulla produzione.
Per i Consumi lo scenario è favorevole. La propensione al risparmio è salita, più delle attese, a 9,5% nel 1° 2024 (da 6,9%) perché i consumi delle famiglie (+0,3%) sono cresciuti molto meno del reddito reale (+3,3%): il risparmio appare ora “normalizzato” (8,2% la media pre-Covid) e in prospettiva la spesa delle famiglie potrà crescere come o più dei redditi (spinti anche dall’occupazione in crescita), grazie anche a un costo del credito in lento calo e una fiducia delle famiglie risalita a giugno per il secondo mese di fila.
L’export italiano di beni è cresciuto in aprile (+2,1% a prezzi costanti), ma calato nei mercati extra-UE a maggio (-2,3% in valore). Dinamica simile all’export tedesco. Le vendite italiane in Germania sono tornate in espansione, dopo un anno, stabili quelle negli USA, ancora in calo in Cina. Prospettive negative per l’estate, secondo gli ordini manifatturieri esteri in giugno; deboli anche le indicazioni qualitative per gli scambi globali.