Il mercato dell’intelligenza artificiale nella sanità è valutato intorno ai 980 milioni di dollari nel 2023 e si prevede che raggiungerà 11,76 miliardi di dollari entro il 2033. Tuttavia i suoi costi crescenti potrebbero ostacolarne lo sviluppo in un ambito notoriamente a corto di risorse. Attualmente la ricerca e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nell’imaging medico sono molto costosi e non sono accessibili alla maggior parte degli istituti di ricerca e degli ospedali dei Paesi in via di sviluppo e sottosviluppati, spiega un interessante articolo di Corcom.

Eppure proprio il settore sanitario potrebbe trarre grandi vantaggi dall’adozione dell’AI. Da una parte i robot possono assistere gli operatori, i pazienti e i professionisti medici nel processo diagnostico, dall’altra il machine learning può essere prezioso per interpretare le immagini. Inoltre, l’intelligenza artificiale in radiologia e le nuove tendenze nella cooperazione e collaborazione rappresentano algoritmi moderni per l’imaging medico e si prevede che favoriranno opportunità di crescita del mercato dell’AI nell’imaging medico negli anni a venire.

Attualmente è il Nord America a dominare il mercato dell’AI nell’imaging medico. L’aumento delle normative governative di supporto, la crescente presenza di attori importanti, l’aumento del reddito pro capite e le infrastrutture tecnologicamente avanzate hanno contribuito a stimolare la crescita del mercato, soprattutto negli USA.

Il mercato più promettente per la crescita pare essere l’Asia Pacifico a causa di diversi fattori chiave: l’aumento della popolazione, la maggiore incidenza delle malattie, la rapida modernizzazione delle infrastrutture sanitarie, l’adozione sempre più significativa di tecnologie avanzate, l’incremento delle iniziative governative e la crescente connettività di rete. Cina, India, Giappone e Corea del Sud sono i Paesi leader, con la Cina che rappresenta il mercato in più rapida crescita e con la maggiore quota di mercato.

Secondo il Philips Future Health Index 2024 un leader su 2 ritiene che i dati possano offrire insight utili per fornire cure tempestive e di qualità: per il 57% per accelerare esami diagnostici e ridurre le liste d’attesa e per il 54% per ottimizzare i percorsi di cura. E può essere anche una leva contro situazione di burnout stress, che spesso affliggono il personale sanitario: in Itali questi fenomeni riguardano l’88% degli intervistati a fronte di una media Ue del 71%. In questo contesto, l’automazione è considerata dai leader sanitari italiani come un’alleata per limitare l’impatto della carenza di personale, in particolare per ridurre i compiti amministrativi quotidiani (86%) e per gestire le attività ripetitive (81%), valorizzando le loro competenze (78%). Inoltre, il 37% degli intervistati ritiene che l’assistenza sanitaria virtuale possa aiutare a facilitare la collaborazione tra gli operatori sanitari in diverse sedi, migliorando l’assistenza ai pazienti e riducendo i tempi di risposta clinica.

Sono diverse le aree in cui i leader della sanità progettano di investire in IA a supporto del processo decisionale nei prossimi tre anni: da soluzioni capaci di rendere più efficiente il monitoraggio dei pazienti in ospedale (38%) e da remoto (41%) a quelle che migliorino la prevenzione e l’individuazione delle patologie (38%).

Si pone tuttavia anche il problema di individuare politiche sull’uso etico dei dati e dell’IA: per circa la metà dei leader italiani è fondamentale non solo investire in formazione ed educazione in modo costante (55%), ma anche rendere l’intelligenza artificiale più trasparente e interpretabile (49%).