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Il factoring salva le imprese in difficoltà che diversamente non troverebbero finanza nel sistema bancario ordinario. Nel mondo dei player creditizi, infatti, si sta facendo strada sempre più la via degli operatori alternativi, tanto che la stessa Banca d’Italia ha sollecitato un approccio proattivo e più favorevole per aiutare le pmi grazie al factoring. Con questi nuovi modelli di business, volti a sostenere imprese in difficoltà finanziaria ma con prospettive di rilancio, le società specializzate nel factoring, ovvero l’anticipazione dei crediti commerciali delle imprese, hanno fatto crescere significativamente il canale alternativo a quello bancario che, come ammette la stessa Banca d’Italia, può rappresentare soprattutto per le Pmi contrassegnate da vincoli finanziari più rigidi una vera ancora di salvezza.
Il factoring sta diventando, per molte imprese, l’ultima scialuppa di salvataggio per evitare il default. E non solo in Italia. Lo dicono i numeri, che hanno visto nel 2022 una crescita di questa forma di finanziamento del 18% a livello mondiale (idem a livello europeo) e del 14% in Italia. Il motivo di questa esplosione è legato al fatto che nel 2022 i prestiti bancari erogati alle imprese si sono lievemente ridotti ma soprattutto si sono progressivamente inaspriti sia il costo sia i requisiti richiesti alle imprese. Restrizioni che, estremizzando un po’ il concetto, ormai garantiscono il credito solo alle imprese in grado di dimostrare rating spaziali. Cioè a coloro che di credito non ne avrebbero proprio bisogno. La chiave del rating invece sta proprio nella possibilità per l’azienda in cerca di liquidità, di utilizzare non tanto il proprio merito creditizio, quanto quello dei propri clienti.
Crescono le frodi creditizie in Italia. Nel corso del 2022 il numero di truffe è aumentato di quasi il 20%, superando i 34.300 casi, con un valore economico generale cresciuto del 6,3%. Complessivamente, il danno stimato raggiunge i 132 milioni di euro, in aumento rispetto al 2021, anche se al numero maggiore di casi corrisponde una contemporanea diminuzione dell’importo medio frodato che si attesta a 3.850 euro (-11,3% rispetto all’anno precedente). Si tratta dei dati contenuti nell’ultimo report elaborato dall’Osservatorio sulle frodi creditizie e i furti di identità di Crif-MisterCredit secondo cui sono, in particolare, le carte di credito ad essere sempre più nel mirino delle truffe (+31,5%). «Le frodi creditizie, realizzate tramite furto d’identità e utilizzo illecito dei dati personali e finanziari, continuano ad essere un problema rilevante che ha un impatto significativo sul credito e sui consumatori» osserva Beatrice Rubini, direttore esecutivo della linea Mister Credit di Crif, azienda globale specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information, «in particolare, l’aumento delle frodi può essere attribuito all’evoluzione delle tecniche utilizzate dalle organizzazioni criminali che sono diventate sempre più sofisticate e difficili da rilevare.
Nei primi 6 mesi del 2023, a causa del perdurare delle condizioni di instabilita dello scenario macroeconomico e delle politiche monetarie restrittive delle banche centrali, il settore m&a, che già nel 2022 aveva fatto registrare, a livello globale, un calo sia in termini di volumi (-17%) che di valore delle operazioni (-37%), anche nei primi 2 trimestri del 2023 ha fatto registrare un’ulteriore discesa: secondo Pwc, nei primi cinque mesi si è registrato un calo del 13%, in termini di volumi e del 44% in termini di valore delle operazioni, principalmente concentrato nei settori Financial Services & Transportation & Logistics. sono mancxati i mega-deal, spiega Pwc. E in Italia? Non è andata meglio. Se nel primo trimestre del 2023 il valore delle operazioni di m&a in Italia era crollato del 57% a 8 miliardi di euro, contro i 17 miliardi del 2022, l’intero primo semestre 2023 è andato ancora peggio, secondo Kpmg, che ha calcolato un calo del 14% nel numero delle operazioni a quota 555, dalle 648 del primo semestre 2022, e di oltre il 62% nel valore, poco sopra i 13 miliardi, dai 35 miliardi di un anno prima. Rispetto allo scorso anno, mancano i grandi deal.
Ingorgo di tutele collettive. Abbiamo la super class action riservata alle associazioni dei consumatori, la cui denominazione ufficiale è “azione rappresentativa” e che ha, sulla carta, preso il via il 25 giugno 2023, per effetto del decreto legislativo 28/2023. Abbiamo la class action propriamente detta, messa nero su bianco dalla legge 31/2019. Infine, settoriale, anche se in alcuni tratti si sovrappone per le finalità, è la class action pubblica, da esercitarsi nei confronti delle pubbliche amministrazioni, prevista dal dlgs 198/2009.