PRESENTATA AL SENATO LA RELAZIONE ANNUALE DEL GARANTE. LE VIOLAZIONI SONO IN AUMENTO DEL 50%. FOCUS SU CLOUD E PA DIGITALE
di Andrea Pira
Il 2021 ha registrato un’impennata dei casi di violazione dei dati personali. Lo scorso anno sono stati 2071 i data breach notificati al Garante della privacy da soggetti pubblici e privati. Un aumento del 50% sul 2020, in buona parte legato alla diffusione dei dati sanitari. Ma gli interventi hanno riguardato anche le grandi piattaforme social come Facebook e Linkedin.
«La protezione dei dati personali costituisce, sempre più, una componente centrale delle democrazie liberali, allorché garantisce che l’innovazione, l’iniziativa economica, l’attività pubblica in ogni campo non violino – con un indebito sfruttamento dei dati e contraddicendo la stessa natura dello Stato di diritto – la dignità della persona», ha sottolineato il Garante, Pasquale Stanzione, in un passo della sua relazione annuale presenta ieri al Senato.
In questa cornice l’autorità è pronta a confrontarsi con governo e parlamento nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sulla costruzione di un cloud nazionale e sulla digitalizzazione della Pa. «Va assicurato che il percorso di transizione digitale dell’azione amministrativa, in ogni campo, non avvenga rivelando dati», ha aggiunto Stanzione. Ecco perché, per esempio, sul Fisco il Garante ha chiesto maggiori garanzie per la memorizzazione dei dati dei contribuenti contenuti nelle fatture elettroniche e ha dato indicazioni per migliorare gli standard di esattezza e qualità dei dati trattati a fini fiscali.
Nel corso della sua relazione Stanzione ha toccato anche i nodi geopolitici: un terzo degli oltre trecento attacchi cyber verificatisi tra Russia, Ucraina e Bielorussia ha avuto implicazioni nell’Unione europea.
Guardando all’attività svolta nell’ultimo anno, la relazione ha messo l’accento sugli interventi a tutela dei minori, come le imposizioni per tenere fuori da Tik Tok i più giovani, e sul richiamo indirizzato a Pubblica amministrazione e imprese sulla necessità di investire in sicurezza, per difendersi dai ransomware. «Secondo le stime del World Economic Forum, nell’anno trascorso si sarebbe registrato un aumento del 151% degli attacchi ramsomware: cifra tutt’altro che marginale se si considera che ciascun incidente può determinare una perdita aziendale quantificabile addirittura, secondo il Ponemon Institute, in 4,2 milioni di dollari», ha ricordato Stanzione, «Ecco, anche, perché la protezione dati rappresenta per le aziende non già un costo ma un fattore di competitività, oltre che una risorsa reputazionale importante».
Altro tema chiave è l’uso dei dati biometrici e il riconoscimento facciale, che ha portato a multare per 20 milioni la società Clearview, mentre ammontano a 38 milioni le sanzioni imposte per arginare il fenomeno del telemarketing aggressivo. Complessivamente sono state riscosse sanzioni per 13,5 milioni e 49 le ispezioni.
Big data, intelligenza artificiale e le problematiche poste dagli algoritmi sono le grandi questioni sollevate nella relazione. Da ciò il plauso verso i due Regolamenti sui servizi digitali e sui mercati digitali presentanti dalla Commissione Ue per regolare «il potere privato delle piattaforme», riconoscendo agli utenti «una gamma di strumenti di intervento per promuovere, anche in forma proattiva, la tutela ad ampio spettro». (riproduzione riservata)
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