Mancano meno di sei mesi al 31 dicembre, ultimo giorno di “Quota 102”, la formula che consente di uscire dal mondo del lavoro e godersi la pensione, riservata a coloro che possono far valere 64 anni di età e 38 di contributi. A partire dal 2023 i requisiti richiesti per il pensionamento saranno quelli stabiliti dalla riforma Monti-Fornero: 67 anni di età con 20 anni di contributi, oppure la pensione anticipata (l’ex anzianità) dopo 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne). Requisiti, questi ultimi, validi sino a tutto il 2026.
Il punto della situazione sul sistema previdenziale è contenuto nel consueto “Rapporto annuale dell’Inps” riferito all’anno 2021, illustrato l’11 luglio 2022 presso la Camera dei deputati.
Questione di risorse. Come si legge nel rapporto Inps, nel 2021 la spesa per le pensioni è stata di 218,16 miliardi di euro, dei quali 195,4 a carico delle gestioni previdenziali e 23,2 miliardi di quelle assistenziali. Nel corso del 2023, per indicizzare le pensioni all’inflazione dell’8%, sarà necessario un esborso di ulteriori 18 miliardi di euro, portando così il totale delle pensioni a 236,16 miliardi.
Le ricette dell’Inps. Con il venir meno di Quota 102, dal 1° gennaio 2023, per la generalità dei lavoratori appartenenti al sistema ex-retributivo o misto la possibilità di uscita è di fatto limitata ai requisiti ordinari per la pensione di vecchiaia o anticipata. L’Istituto ha stimato i costi di tre proposte alternative che hanno attraversato il dibattito politico, con valori differenti nel triennio 2023-25: a) l’opzione al calcolo contributivo, per lavoratori che abbiano raggiungo 64 anni di età e almeno 35 anni di contribuzione e ottengano una pensione sopra una certa soglia, per un valore di 5,9 miliardi; b) il calcolo della pensione con una penalizzazione della componente retributiva, che tenga conto della differenza tra età di uscita e età per la pensione di vecchiaia, per un costo di 6,7 miliardi; c) l’anticipo della quota contributiva della pensione, per coloro che abbiano raggiunto 63 anni di età e almeno 20 anni di contribuzione con corresponsione dell’intero ammontare al raggiungimento dell’età di vecchiaia, con una spesa di meno di 4 miliardi. Tali impatti si esauriscono nell’arco di poco più di un decennio, quando il sistema contributivo andrà definitivamente a regime per tutti. (riproduzione riservata)
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