Le allerte che danno il mercato M&A in procinto di entrare in una fase di stagnazione sono premature: i dealmaker hanno infatti registrato il terzo più alto numero di operazioni completate in un primo semestre dell’anno, da quando la ricerca sulle operazioni di M&A di WTW è iniziata, nel 2008[1]. Secondo l’analisi del Quarterly Deal Performance Monitor di WTW, sono solo due gli anni in cui è stato superato il record di 441 operazioni (di oltre 100 milioni di dollari ciascuna) nei primi sei mesi del 2022: il 2021, quando si è verificata un’eccezionale ripresa dopo la pandemia, e il 2015.
I dati raccolti in collaborazione con l’M&A Research Centre della Business School di Londra (ex Cass Business School), rivelano che, sebbene l’attività M&A abbia subìto un rallentamento rispetto al record assoluto del 2021 – con 484 operazioni del primo semestre – i volumi di M&A rimangono sostenuti quest’anno, con il numero di transazioni che continua a superare i livelli pre-pandemia.
La performance delle operazioni, al contrario, ha fatto fatica a risalire e ha subìto l’impatto della volatilità del mercato. Nei primi sei mesi del 2022, Tra l’impennata dell’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, le tensioni geopolitiche e la pandemia in corso, i buyer hanno sottoperformato il mercato del 4,8%, rispetto alla performance delle azioni.
Nel 2022 è aumentato anche il tempo medio di chiusura di un’ operazione (tra l’annuncio e il closing): nel primo semestre 2022, infatti, il 60% delle transazioni è durato più di 70 giorni, rispetto al 54% del primo semestre 2021. A differenza dell’anno scorso, quando la competizione per gli asset era agguerrita e i buyer hanno dovuto ridurre le fasi di due diligence per rimanere competitivi nell’offerta, la volatilità del mercato nel 2022 ha alzato la posta in gioco per i buyer, invitando alla cautela e ad aumentare la due diligence.
Andrea Scaffidi, Head of Retirement di WTW, ha dichiarato: “Sebbene quest’anno ci sia stato un rallentamento, dopo il ritmo da record del 2021 grazie al boom dei mercati e alle misure per il rilancio durante la pandemia, quest’anno l’attività M&A rimane molto robusta. Chiudere le operazioni è diventato però più difficile a causa della maggiore volatilità e delle questioni macroeconomiche”.
Il numero delle grandi operazioni (oltre 10 miliardi di dollari ciascuna) è salito a 12 nella prima metà del 2022, rispetto a 10 dello stesso periodo 2021: questo significa che le aziende non hanno rinunciato a portare a termine le operazioni di questo calibro pianificate e annunciate durante il boom post-pandemia, nonostante la crisi generale dei mercati all’inizio del 2022.
Nella prima metà del 2022, tutti gli acquirenti regionali hanno sottoperformato, eccetto quelli dell’Asia-Pacifico (APAC) che hanno registrato +7,2% sull’indice regionale e 96 operazioni completate. Al contrario, gli acquirenti nordamericani hanno sottoperformato l’indice regionale del 6,1%, con 220 operazioni nei primi sei mesi del 2022; anche i dealmaker europei hanno sottoperformato con -5,9% e 102 operazioni nello stesso periodo.
Scaffidi ha aggiunto: “Il debito è ancora relativamente a buon mercato rispetto ai valori storici, e una grande quantità di capitale “sicuro” proveniente dalle società di private equity e le società SPAC che si sono consolidate nel 2021 assicura un forte interesse per le operazioni, nonostante i rischi siano evidenti. L’instabilità geopolitica, l’aumento dei tassi d’interesse e i problemi sulla supply chain creano un clima di volatilità che non aiuta le operazioni, ma le rende più complesse e più lunghe. Tutto ciò richiederà un una nuova attenzione da parte degli acquirenti su come migliorare le probabilità di successo”.
“In un momento in cui la stanchezza da cambiamento è ai massimi storici, con la pandemia giunta al suo terzo anno, una comunicazione chiara e coerente ai dipendenti e al mercato si rivelerà fondamentale per evitare situazioni di disordine più difficili, oltre che per assicurare che si concludano le operazioni e che creino valore per una crescita a lungo termine”.
[[1]] Il Quarterly Deal Performance Monitor (QDPM) è condotto da WTW dal 2008 in collaborazione con il M&A Research Centre della Bayes Business School di Londra.