La transizione “green” verso le energie rinnovabili creerà pressioni inflazionistiche durante i prossimi dieci anni. Secondo quanto riporta Reinsurance News, le previsioni, nel medio termine, il rischio aumenterà con il tasso di velocità del cambiamento.
Tuttavia, secondo un’analisi di Swiss Re, un processo di trasformazione più rapido, abbasserà il costo inflazionistico sul lungo periodo, in quanto le pressioni andrebbero a svanire e potremmo al contempo beneficiare della riduzione della cosiddetta “climateflation” (i costi provocati dal cambiamento climatico)
La Banca Centrale Europea ha recentemente pubblicato il Framework “new age of energy inflation”, identificando diverse cause profonde, tra cui la pressione sui prezzi creata dalla radicata dipendenza dai combustibili fossili e la “greenflation”, in cui i prezzi dei beni necessari per adeguare le infrastrutture e i processi produttivi più ecologici, come metalli e minerali, aumentano a causa dell’elevata domanda. Il nuovo report di Swiss Re aggiunge all’elenco un’ulteriore voce, la “fiscalflation”, a identificare l’ulteriore pressione inflazionistica legata alla spesa pubblica destinata alla transizione “green”. Un esempio? Pensiamo al prezzo di minerali come nichel, litio e rame, che vengono utilizzati nella produzione di tecnologie verdi.
Questo nuovo “commodities supercycle” è un ulteriore rischio per il rialzo dell’inflazione, perché la capacità di offerta è in ritardo rispetto alla domanda. E le stime suggeriscono che il rispetto dell’accordo di Parigi comporterebbe una quadruplicazione del fabbisogno minerario per le tecnologie energetiche pulite entro il 2040.
Swiss Re prevede che l’indice dei prezzi al consumo (CPI) principale sarà mediamente superiore di circa un punto percentuale nei prossimi 10 anni (2022-2031) negli Stati Uniti e nell’area dell’Euro rispetto al ciclo economico precedente (2010-2019).
Tuttavia, riducendo l’aumento delle catastrofi naturali indotto dai cambiamenti climatici, la transizione green potrebbe nei prossimi anni agire da freno sull’inflazione.
Il report di Swiss Re si conclude spiegando che la progressiva adozione di energia rinnovabile diventerà disinflazionistica con il miglioramento delle tecnologie e raggiungerà dimensioni tali da produrre un conseguente calo delle bollette energetiche delle famiglie, nelle economie avanzate, entro il 2030.